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martedì 27 dicembre 2011

Presento "RAMBO" il corpo speciale della POLIZIA LOCALE

Mi domando quanti sono i cittadini che sanno che alla polizia municipale non viene riconosciuta la c.d. "causa di servizio" (ultima manovra finanziaria). Insomma, se un poliziotto dello Stato incontra, fatalmente, un delinquente che lo crivella di colpi d'arma da fuoco, per lui si aprirà un procedimento per "causa di servizio"...se capita al vigile urbano, la legge italiana esclude tale procedura.
Mi domando quanti sono i cittadini che sanno che alla polizia municipale non viene riconosciuta l'indennità di P.S. che, diversamente, viene riconosciuta alle forze di polizia, sicché il mio rischio sulle strade e per il mio lavoro, è considerato in modo diverso da quello riconosciuto a carabinieri, polizia di Stato, polizia penitenziaria; ma non solo, Guardia di Finanza e Corpo Forestale dello Stato. Forse perché un poliziotto che opera nel mio paese ha dei rischi in più che i miei o quello che opera a Palermo, li ha diversi da quello dell'omologo vigile urbano?
Mi domando quanti sono i cittadini che sanno che alla polizia municipale, tutt'al più, viene assegnata un'arma corta, per difesa personale, ma che non possono utilizzare uno sfollagente (salvo che il legislatore regionale si prodighi a chiamarlo mazzetta di segnalamento o qualche altro italico psuodonimo), portare al seguito uno spry antiagressione e che comunque, per portare quell'arma, il consiglio comunale deve decidere se riconoscere o meno, tale facoltà al poliziotto locale: e, si badi, bene, solo entro i ristretti limiti del territorio comunale di appartenenza. Diversamente, chi indossa una delle uniformi delle forse di polizia ha un'arma corta come dotazione di servizio (rectius, se hai un'uniforme, presumo che hai anche le palle per portarla) che può portare su tutto il territorio nazionale, giacché se serve a difenderti e a difendere, non capisco bene perché dovrebbe cessare questa funzione quando il poliziotto varca il limite del territorio di sua competenza (come avviene per il vigile urbano). Inoltre, quelli che indossano le uniformi delle forze di polizia hanno armi di reparto (quindi, sono in dotazione all'equipaggio che compone la pattuglia) quale lo sfollagente e la mitraglietta.
Interessante è anche sapere che tutt'oggi e da diversi anni, per fare il vigile urbano ci vuole il diploma di scuola media superiore, ma per entrare nelle forze di polizia basta la terza media. Nonostante questo, ai vigili urbani non è copnsentito accedere alla banca dati del Ministero dell'Interno - come, diversamente, avviene per le forze di polizia - e quindi, conosci sempre il nome ed il cognome di chi fermi, ma non sai mai chi fermi.
Mi domando quanti sono i cittadini che sanno che è compito dello Stato (è scritto nella Costituzione, non nel libro delle chimere) esercitare la polizia dell'immigrazione, ma è la polizia municipale che si vede impegnata in prima linea contro fenomeni delinquenziali, quali la contraffazione, senza avere adeguati strumenti di collegamento ed operativi per vincere almeno qualche battaglia.
Mi domando quanti sono i cittadini che sanno che alla polizia municipale raramente viene acquistato un giubbetto antiproiettile...non dico per andare a fare sparatorie ma, più semplicemente, fare una delle attività più consuete e cioè quella di assistere il personale 118 durante un TSO (ad esempio)...ricordo che qualche tempo fa, se anziché il poliziotto dello Stato, munito di giubbetto antiproiettile, fosse intervenuto - come solitamente accade - il vigile urbano, questo sarebbe stato infiocinato dal disturbato psichico.
Mi domando quanti sono i cittadini che sanno che un equipaggio della polizia di Stato non esce in servizio, se non a bordo di un'auto munita di cellula di sicurezza (divisorio interno che separa il personale, dal trasportato che, solitamente, è un fermato/arrestato) e che, diversamente, se non ci sono almeno tre persone la pattuglia non esce; ancora, se la pattuglia è prevista in notturna, con tre unità ed uno si ammala, la pattuglia resta chiusa in commissariato perché esposta a rischi dei quali esiste comunque la c.d. "causa di servizio". Soprattutto, se sanno che una pattuglia di vigili urbani è composta da quello che capita, armati o non armati, donne, uomini, a posto determinato o indeterminato, di giorno, come di notte e, sicuramente e salvo rare occasioni, con non più di due persone a bordo.
Mi domando quanti sono i cittadini che sanno che sono ben pochi i comandi che hanno una camera di sicurezza, ma non è raro dover accompagnare in caserma una persona soggetta a controllo e che, in tale fase, è minacciata la sicurezza della persona e del personale, nonché le finanze pubbliche, perché se il tipo si fa male, poi paga la comunità, moralmente e/o economicamente, salvo rivalse sui malcapitati vigili jettati.
Sicuramente, i cittadini non sanno che ultimamente le varie prefetture insistono affinché i sindaci impieghino il personale della polizia municipale, per dare ausilio alle forze di polizia, soprattutto in epoca notturna oppure durante le partite di campionato o quando ci possono essere tumulti e, che tutto questo, solitamente, avviene perché i vigili urbani devono fare servizio di vaibilità (così non beccano l'indennità di P.S., ma magari la medesima legnata del tifoso che non si preoccupoa troppo se il berretto dell'agente è bianco o nero) oppure - la trovata più recente - perché la polizia di Stato non può essere distratta nel rilievo dei sinistri stradali...interessante è sapere che il Ministero dell'Interno, con una propria circolare ha disposto che solo la specialità polizia stradale della polizia di Stato può rilevare i sinistri stradali e che comunque, a livello nazionale, il 70-80% degli incidenti stradali, li rileva proprio la polizia locale (municipale e provinciale) e, per quel che resta, provvede la polizia stradale o le stazioni Carabinieri. Ed ancora, trovo notevole difficoltà a credere che esista un sindaco che rinunci all'idea di propinare ai propri cittadini che la sicurezza è sotto controllo, perché i vigili urbani (quelli di cui ho detto più sopra, intendo) aiutano (rectius, sostituiscono) le carenze dello Stato a livello locale, senza garantire quello che dovrebbe garantire lo Stato, con le risorse e le competenze che ha in tema di sicurezza.
Ma mi viene da pensare anche a quei cittadini che tanta acredine riversano sui propri vigili; a coloro i quali, senza pensare che pagano le tasse affinché lo Stato (e non il comune o la provincia che adesso lo Stato vuole sopprimere) li protegga, accettano, così supinamente, di rinunciare a quei servizi che dovrebbe garantire la polizia locale (l'ambiente, il commercio, l'urbanistica, la quiete pubblica,...). Quella polizia locale che viene sempre di più impiegata in servizi che la Costituzione riserva allo Stato.
Non me lo domando, in quanto vigile urbano o con una certa vena di rivalità nei confronti di quelli che indossano una giubba diversa dalla mia: anche perché quello che è riconosciuto loro, è quello che dovrebbe essere riconosciuto a tutti coloro che indossano un'uniforme. Non è una questione di guerra dei poveri.
Piuttosto, me lo domando come cittadino, allorquando, dinanzi ad un Magistrato come Raffaele Cantone, medito sulle sue parole che citano la vigilanza urbana e chiude: "Non bisogna mai dimenticare che attraverso i comuni si controllano le licenze commerciali, gli appalti, l'edilizia, e quindi le nuove case, elemento fondamentale per le famiglie quanto il lavoro: in pratica gran parte della vita dei cittadini (cfr. I Gattopardi, pag. 151). Dunque una vigilanza urbana che faccia il proprio mestiere e lo faccia bene, sarebbe un presidio di prima sicurezza fondamentale, perché capace non solo di accertare, ma di percepire ogni intrusione delinquenziale nel contesto sociale, senza lasciare terreno fertile alla formazione delle associazioni per delinquere o di stampo mafioso o anche semplici delinquentelli (ricordo, che all'epoca delle BR, fu proprio un vigile urbano a fare il c.d. "lavoro sporco" che consentì una grossa operazione di polizia, propriamente detta, solo perché capace di vigilare sull'urbis! il suo mestiere).
Me lo domando come cittadino, perché pensare ad una polizia locale, già di per se sottodimenzionata, che a malapena riesce a coprire il suo non semplice compito primario - la sicurezza urbana, che non è ne la pubblica sicurezza, ne l'ordine pubblico - impiegata come presidio della tutela del territorio dello Stato, senza armi o, se armata, senza un'adeguata preparazione tecnica e psicologica all'uso delle armi, non mi dà sicurezza.
Forse si dovrà attendere che qualcuno si faccia male. Che un vigile urbano che non può invocare la causa di servizio e che nottetempo è stato steso da un ubriaco o crivellato da un criminale notturno, porti i cittadini - intendo, quelli che abitano i comuni, non il popolo italiano - a piangere il proprio vigile e magari, a domandarsi, se ne valeva proprio la pena.
Beh, come cittadino e cultore della Costituzione - il mio libro dei sogni - vorrei vivere in un Paese normale dove:
- chiamo un numero unico dell'emergenza e mi risponde un unico soggetto che garantisce la mia sicurezza (stiamo pagando una pesante sanzione all'Europa perché abbiamo n numeri dell'emergenza: 112, 113, 117, 118,...)
- ho un'unica forza di polizia dello Stato, anziché Carabinieri, Polizia di Stato, Polizia Penitenziaria, Corpo Forestale dello Stato, Guardia di Finanza che in modo coordinato, razionalizzando le innumerevoli forze in gioco e sapendo chi-fa-che-cosa, garantisce la mia sicurezza e quella delle persone a me più care (dal 1° gennaio pagheremo all'Europa una pesante sanzione perché non abbiamo unificato le forze di polizia)
- ho un'unica polizia locale che garantisce la sicurezza urbana, come pacifica convivenza, con attività preventive e repressive di controllo del territorio locale
- non devo più pagare sanzioni all'Europa, perché ho dei governanti che invece di pensare a come tassarmi e non darmi sicurezza, senza propinare illusioni, pensano ad organizzare al meglio la cosa pubblica, senza giocare al c.d. "scarica barili".
Beh, è una magra consolazione ma, se penso che quanto sempre di più si chiede alla polizia municipale è quello che dovrebbero già fare le forze di polizia beh, in questo stato di cose, dovrebbero istituire il RAMBO: il corpo speciale della POLIZIA LOCALE.
A quei cittadini che avranno avuto la pazienza di leggere questo sfogo, beh, consiglio di chiedersi se questo è quello che davvero vogliono per la loso sicurezza.

mercoledì 21 dicembre 2011

Governi & Governi...

Con l'insediamento del Governo Monti, inevitabilmente, buona parte del popolo italiano sta tornando nuovamente sul "piede di guerra".
Personalmente, credo che, inevitabilmente, quale che fosse il "Comandante" al governo della "Nave Italia", la navigazione sarebbe stata molto difficoltosa. Non a caso, buona parte dei più importanti leader di partito, hanno appoggiato il Governo Monti forse, nell'idea che il governo "lacrime e sangue" che ricorderanno gli italiani, sarà quello a guida Mario Monti, sebbene le sue scelte siano condivise dalla gran parte dei parlamentari.
Beh, a questo punto, un governo vale l'altro ed ogni governo è messo nella condizione di chiedere sacrifici... sacrifici economici, intendo.
Beh, girando tra le immagini della rete (molte delle quali, tralasciate) ed i curriculum dei vari ministri del precedente Governo e di quello attuale, non mi si negherà almeno il fatto, che di questo Governo, possiamo dire che sia composto da ministri autorevoli e credibili.
E domani? domani è un altro giorno, si vedrà.

lunedì 19 dicembre 2011

Un augurio sincero, per un vero Natale...


Credo non sia necessario cercare Dio, o credere in Dio, per credere al Natale.
Probabilmente, perché il messaggio del Natale va oltre le capacità dell'uomo di cercare Dio, di crederlo, se non, addirittura, di inventarlo.
La fede, è di per se un mistero oltre al quale non merita indagare.
Ma si può credere al Natale, perché la nascita di Gesù Cristo è comunque un fatto storico. Ma un fatto storico che nel suo stupefacente mistero rivoluzionario, ha permesso al mondo intero di porsi numerosi interrogativi; ma un fondamentale unico e semplice interrogativo che San Francesco ha saputo raccontare con il proprio presepe e la sua emblematica Sacra Famiglia.
Che cos'è l'Amore?
Io che sono nato a cinquanta metri dal mare, su quel suolo dove un tempo presidiava il mare e che gli uomini delle mie montagne hanno reso così bello, intrecciando la forza delle loro braccia, con la generosità della natura, spesso volgo gli occhi alle vette che mi proteggono le spalle, riconoscendo in un misterioso foro naturale, una sorta di origine della nostra Versilia, ma del mistero stesso dell'Amore.
Proprio dentro il Monte Forato, colloco, in questo Santo Natale, l'immagine della Sacra Famiglia, scolpita nel candido marmo delle Apuane. E lo faccio perché questo, secondo me, è il senso profondo del Natale, quindi dell'Amore: la povertà più semplice, la nudità più evidente; il niente, che non può nasconder nulla, se non mostrare e dimostrare, la miseria umana, ma anche la sconvolgente sua bellezza: la forza-debole dell'Amore capace di manifestare con un bambino, la capacità di rompere ogni logica umana fondata sull'assurdo potere, fine a se stesso.
Ringrazio Dio - io che spero di aver fede - per avermi offerto una diversa chiave di lettura di questo Natale; per aver posto dinanzi ai miei occhi, non tanto un opulento Babbo Natale, segno di una civiltà che dimentica, spesso la povertà, nel bisogno di arricchire se stessa.
Ho avuto il dono di assistere al dolore espresso da chi si è visto portar via uno degli affetti a lui più cari, tanto da portarlo oggi, come icona di giustizia, tra coloro i quali hanno il coraggio della ragione per dubitare su di un sistema di regole fallace e bisognoso di rinnovamento: prima ancora che giuridico, etico.
Ho avuto il dono di ascoltare una mamma privata ingiustamente della possibilità di inchinarsi sulla bellezza di una figlia, come la Madonna, nella Sacra Famiglia; una Madonna dei nostri tempi che non si piange addosso, ben comprendendo la sua povertà, ma quella di molti; una Madonna che ha pianto sua figlia sulla Croce del suo ingiusto sacrificio, ma che, guardando oltre quell'arido legno, ha saputo sperare e fare di quel sacrificio un motivo in più, per asciugare altre lacrime o per evitare che i volti di altre Madri vengano bagnate da lacrime di ingiusta sofferenza.
Nessuno me l'ha raccontato alla televisione - quasi come la spettacolarizzazione di un dramma moderno, che si spenge (e spegne le nostre coscienze) con un telecomando - ma io l'ho visto con i miei occhi e l'ho udito con le mie orecchie: ho visto e ho udito la miseria (umana, prima che economica) di chi ha perso un lavoro, ma con quello, non la dignità. L'ho visto continuare a sorridere (senza necessità di ridere, perché il riso non lascia spazio al pianto), continuare a fare battute e a farmi sorridere, quasi a sublimare i miei problemi, spesso comuni a quelli di molti altri, ma non sempre più gravi di altri...
Insomma, credo che questi mesi che hanno preceduto il Natale, mi hanno consentito di osservare un mondo più nudo, più povero, ma più vero, rispetto a quale mondo che sono abituato a conoscere, quasi non ne esista altro e quasi che il mio impegno di persona, non sia tanto quello di combattere la povertà, quanto, piuttosto, di fare in modo che la povertà non si possa vedere.
Viviamo tutti in un mondo - c.d. civile - dove i nostri figli li abbiamo abituati o li vogliamo abituare a scrivere letterine a Babbo Natale; dove i primi a scrivergli lettere, siamo proprio noi, i loro genitori. Lo facciamo, convinti del fatto che a forza di scrivere a Babbo Natale, questi arriverà con la sua slitta carica di doni - sempre più belli e sempre più inutili - e sarà sempre un giorno di festa; sicché il Natale, come giorno dell'Amore, sfumerà nella quotidianeità, tanto da non percepire più cos'è la festa e che cosa è il Lavoro.
Il Lavoro...
Oggi che cos'è il Lavoro, se non produzione, se non organizzazione per produrre beni di consumo, prostrandoci all'idolatria del potere economico e quindi del risparmio fine a se stesso, così da innalzare ai massimi livelli il c.d. PIL?
Eppoi?
Eppoi succede che si risparmia a tal punto che il nostro territorio non ha più manutentori, non ha più lavoratori, ma solo abili economisti che risparmiano sui servizi al territorio. Si risparmia su tutto e si risparmia anche sul Lavoro...perché un lavoratore costa.
Così accade che il nostro enorme PIL, frutto di sacrifici (dei molti, a vantaggio dei pochi), viene dilapidato in quella sciagura che si chiama "strage ferroviaria", tanto da rendere una città ridente, un cimitero per torce umane; accade che montagne d'acqua, sostituiscono montagnbe di terra friabile lasciata a se stessa, rendendo una costa marina, qualcosa di irriconoscibile, come irriconoscibile sta diventando il nostro sentimento.
Allora, credo - anzi, lo spero - che il nostro Natale torni ad essere il Natale della nostra tradizione italiana; quello fatto con i presepi di San Francesco, dove Babbo Natale non si può vedere, perché la bellezza di una Stella Cometa, lo rende invisibile, nella sua inutile opulenta, fatta di niente. La bellezza del nostro Natale è un infante, povero, tra poveri, che in questa povertà svelata, è capace di manifestare al mondo intero e a quei Re Magi che da ogni dove gli portano il benvenuto, il messaggio più vero e importante per ogni persona: l'Amore.
Questo auguro a tutte le persone che ho avuto la fortuna di conoscere, perché l'Amore è sicuramente un sentimento che Babbo Natale, per quanto grande possa essere la sua slitta, non può far costruire dai folletti, ne può acquistare presso i grandi magazzini.
L'Amore è già in ognuno di noi: si tratta solo di accendere la nostra piccola, insignificante, candela...e se questo avvenisse davvero, in un attimo, il nostro pianeta, senza che vi sia nessuno che lo sfrutti oltre ogni sua risorsa reale, oltre misura, sarebbe la Stella Cometa dell'Universo, sì che altre creature che lo abitano ne resterebbero stupefatte e desiderose di conoscerci.
Buon Natale.

mercoledì 14 dicembre 2011

Quel che resta del giorno...

Lo scorso 3 dicembre, Salvatore Borsellino, fratello del Magistrato, Paolo, è venuto a Forte dei Marmi e ci ha parlato della speranza.
Non quella che conosciamo noi, non quel desiderio recondito di raggiungere un obiettivo, desiderandolo a tal punto da essere certi di poterlo raggiungere...prima o poi...
Ci ha parlato della speranza del...poi.
Ci ha parlato di un modello di speranza che passa, necessariamente, per la solidarietà umana, giacché è l'idea che presto o tardi la giustizia trionferà e non necessariamente, quel giorno noi ci saremo: ma quel giorno avverrà questo fatto straordinario e bello!
La solidarietà umana è l'unico modo per consentire che la mia speranza non si esaurisca con la mia breve vita, ma trapassi il tempo, grazie alla freschezza delle giovani generazioni. Grazie all'impegno e all'energia di chi è giovane, la speranza viene traghettata nel percorso dell'esistenza, come l'arca di una nuova alleanza tra più generazioni, affinché certi fatti non accadano più e quindi tutto venga reso giusto.
Ieri sera, i familiari delle vittime della strage di Viareggio, tramite una mamma che ha perso sua figlia, mentre giocava a carte, nel fior fiore della sua esistenza, ha raccontato il suo dolore.
Non l'ha fatto piangendosi addosso, non ha mostrato il suo ruolo di vittima, ma la sua voglia di riscattare il sacrificio di sua figlia, che non deve restare inutile, ma deve servire affinché certi episodi non accadano più.
Queste persone, mi hanno raccontato la bellezza della dignità umana e di quanto questa dignità non abbia un prezzo o di quanto questa dignità è così bella che nessun quadro naturale può esprimerla al meglio del suo splendore.
La dignità umana, è fatta di una luce che passa per occhi piegati dal peso del dolore; si compone di smorfie del viso che, come un salice piangente, ti fanno capire che ancora soffia il vento; si muove e si piega come un giunco, senza spezzarsi alle logiche della corruzione morale che come un fiume tenta di travolgere ogni forma di vita; diffonde, nell'aria che ti circonda, l'acre profumo del limone, che disinfetta l'anima.
Eppoi...eppoi ti accorgi che questa umanità così alta e bella, si riduce a mediocrità bestiale, quando altre persone, non ancora soddisfatte di lauti guadagni fatti di consensi subdoli e di favori, svendono la propria dignità, umana e professionale, alla corruzione ed all'associazione per delinquere.
Ti rendi conto che sono quelle stesse persone che hai visto far battute ai convegni o accapigliarsi nelle teatrali contrapposizioni dialettiche di stampo professionale o, addirittura, ergersi a paladini della giustizia...
La giustizia.
Ti accorgi che i volti che hai incontrato appartengono alla persona ed al personaggio e che la dignità appartiene e può appartenere soltanto alla storia della persona...il personaggio, è soltanto in cerca d'autore.
Ti accorgi quanto era già brutto e quanto, a maggior ragione, è brutto, deforme, annichilito sulla propria miseria, il personaggio e quanto, per lui cambia la sua storia, così che dalle stalle, lo sbattono alla stalla.
Ti accorgi che lui è solo uno dei personaggi in cerca d'autore, perché questa categoria è la categoria più infima che non può vivere di vita propria, ma come un parassita necessita di trovare alimento in chi lo sostiene e lo esalta. Con personaggio, con i personaggi, non c'è speranza, ma solo miseria.
Ed allora?
Beh, allora penso di essere fortunato, per il mio "piccolo" dolore che mi aiuta a capire che sono vivo; per il mio "piccolo" dolore che è niente, rispetto al dolore di altri; ma per il "piccolo" dolore che deve comunque aiutarmi a trovare speranza.
Non quella a breve termine, dei personaggi, ma quella che è capace di trapassare il tempo, in una gemito di solidarietà umana che coinvolge tante persone.

martedì 1 novembre 2011

I PRONTUARI PER LA POLIZIA MUNICIPALE

PRONTUARIO VIOLAZIONI AL TULPS E AL CODICE PENALE
di: C. Barbera - G. De Carlo - L. De Carlo
PRONTUARIO PER IL RILIEVO DELL'INCIDENTE STRADALE
di: G. Noe
casa editrice: MAGGIOLI EDITORE RIMINI
anno: 2011
misure: cm. 19 x cm. 14 e taglio cm 3


Non è la prima volta che chi scrive ha la gradita occasione di poter accedere a queste preziose informazioni operative e che l'azione editoriale del Gruppo Maggioli, riesce a suscitare, ad ogni suo nuovo prodotto, nuove sensazioni.
Del resto, lo stesso numero di edizioni di questi prodotti ne caratterizza la qualità, che dura nel tempo. Non solo perché le leggi cambiano e dunque, v'è la necessità sistematica di "rincorrerle", con un prodotto editoriale sempre più attuale; ma certamente c'è anche lo sforzo di vestir di nuovo qualcosa che può apparir vecchio.
Così, nel prendere mano a questa ventesima edizione del trio Barbera/De Carlo, non posso dimenticare una delle prime edizioni che ebbi modo di conoscere all'inizio della mia carriera. Un prodotto più essenziale, scevro di ogni attuale orpello, ma che offriva all'operatore di strada quei primi ragguagli e se vogliam, "certezze" (se ve ne fossero in diritto), per accertare le più comuni contravvenzioni al codice penale ed alle leggi di pubblica sicurezza.
Certo, oggi, lo stesso concetto di pubblica sicurezza non è così netto come un tempo; a tale accezione si può aggiungere quella più mediatica della "sicurezza urbana" o quello più grave, dell'ordine pubblico. Del resto si vive nel tempo delle immagini e delle parole, talvolta confuse e fuor di luogo, tanto che lo stesso diritto - dal Beccaria desiderato come "certo" - sfuma in concetti ampi e così poco palpabili, tanto che un prontuario (per quanto improponibile a chi studia l'ordinamento giuridico) può divenire il salvagente di chi applica il diritto.
La stiva di questo bastimento, dunque, trasporta elementi di conoscenza e di approfondimento dell'insieme delle contravvenzioni e "reati amministrativi" al codice penale ed alle leggi di P.S., giacché risulta ormai superato lo schematismo classico del prontuario, per esservi accolto ogni utile commento operativo e fondamentale richiamo giurisprudenziale. A ciò si aggiungano gli ulteriori suggerimenti all'accertamento degli illeciti inerenti la somministrazione e vendita degli alimenti e delle bevande, alcoliche e non alcoliche; la sicurezza urbana, per l'appunto e quella alimentare; la cessione dei fabbricati, l'ospitalità degli stranieri e la relativa disciplina generale; le manifestazioni di sorte locali, il divieto di fumo e quelle attività diverse già soggette al TULPS.
Per altro verso, il prontuario per il rilievo dei sinistri stradali, al quale collabora Giorgio Padoin, sebbene contenga dei riferimenti agli illeciti inerenti il nuovo codice della strada - sicuramente non tutti, ma quelli più gravi o comunque collegati alla causazione del sinistro stradale - mantiene, nel complesso, una tipica "struttura tecnica" (se mi si passa il concetto), in quanto dedicato, per l'appunto, al rilievo del sinistro stradale.
Certamente non mancano le riflessioni su aspetti squisitamente teorici e formali, per la gestione dell'ufficio infortunistica, quali il limite della riservatezza delle notizie, in relazione al diritto di accesso; le modalità di comunicazione ed applicazione delle sanzioni accessorie; la natura dei reati e degli illeciti amministrativi; ecc. Ma, evidentemente e come già detto, tutto il prontuario è dedicato alla metodica di rilevamento del sinistro stradale ed in particolare, i c.d. rilievi tecnici, nella loro catalogazione classica di rilevazioni tecniche, rilievi fotografici e descrittivi. A ciò si aggiungano le importanti riflessioni sulle diverse competenze del Giudice di Pace e le nuove competente della P.G.; gli elementi del primo soccorso; la particolarità del sinistro con esito mortale e la casistica collegata ai sinistri stradali in genere.
Non potendo dimenticare il valore degli atti che caratterizzano e valorizzano il contenuto del fascicolo della indagine infortunistica, a corredo di questo manuale operativo sono inseriti numerosissimi documenti di polizia giudiziaria ed amministrativa, che la condizione di stress che può determinare il sinistro stradale, rischia di vanificare, nella emanazione di documenti formalmente, se non sostanzialmente idonei a descrivere fatti e situazioni rilevanti per l'esercizio dell'azione penale e/o amministrativa ovvero per la liquidazione del danno.

SICUREZZA STRADALE E DIRITTO

di: Ambrogio Moccia
casa editrice: MAGGIOLI EDITORE RIMINI
anno / edizione: I/2011
parti principali: SICUREZZA STRADALE E DIRITTO PENALE - I REATI PREVISTI DAL CODICE DELLA STRADA - CDS E CP - I REATI CONTRO LA PERSONA - LE SANZIONE AMMINISTRATIVE ACCESSORIE - L'ACCERTAMENTO DEI REATI IN MATERIA DI SICUREZZA STRADALE
pagine: 173
misure: cm. 17 x cm. 24 e taglio cm. 0,8
codice: ISBN 978-88-387-6845-5
prezzo di copertina: euro 25,00


Con la legge n. 689 del 1981, da molti ritenuta la legge quadro sulle sanzioni amministrative, ma da inquadrare, più correttamente, come legge di modifica al sistema penale, è stato introdotto nel nostro ordinamento l'ampio criterio di individuazione e di trattazione dei "reati amministrativi".
Dunque, illeciti originariamente rilevanti per l'applicazione di pene, quindi ricondotte alle più attuali e "meno" affllittive sanzioni amministrative. Non si può con ciò dimenticare, che proprio i vecchi codici della strada - compreso quello previgente del '59 - prevedevano quelle contravvenzioni che, ancor oggi, sono presenti nel gergo comune.
Il Nuovo Codice della Strada compie quasi vent'anni e a quest'età, l'esuberanza giovanile, presuppone una risposta forte dei soggetti preposti alla tutela dei beni pubblici. Quasi a dimostrare la capacità di far fronte a situazioni drammatiche del viver comune, lo Stato ha quindi introdotto dei correttivi che bene si conciliano con il concetto di sicurezza urbana e, nel caso di specie, di sicurezza stradale.
Su questo concetto di sicurezza - urbana come stradale - il nostro legislatore sta ricamando sul tessuto sociale, utilizzando filo d'acciaio. Così si prevedono punizioni esemplari che spesso risultano talmente esemplari, da confliggere, o con il dettato costituzionale, o con la stessa credibilità o effettività della norma penale che le prevede. In certo qual modo, si ha come l'impressione di voler recuperare quell'afflittività originaria che la legge 689/81 doveva mitigare, prevedendo peraltro misure più efficaci ed immediate, senza con ciò disturbare l'Autorità Giudiziaria, in quanto preposta a mediare conflitti e minacce di ben più grave portata, che non quelli inerenti la sicurezza stradale.
Ecco che quindi l'analisi di questo Magister, ci aiuta a meglio comprendere l'utilità del diritto penale, come strumento di tutela sociale, senza necessità alcuna di ridurre talune fattispecie criminali (quale la guida senza patente, piuttosto che quella in condizioni psicofisiche alterate, ecc.) a dei meri illeciti amministrativi, capaci quindi di arrecare soltanto danno all'attività della P.A.
Reati contemplati direttamente dal Nuovo Codice della Strada oppure da quest'ultimo ricercati nel codice penale, quasi a colpire fattispecie poste in bilico tra la minaccia al bene pubblico della sicurezza e il contrasto all'agire pubblico.
E questo avviene in modo semplice e chiaro, con un linguaggio scevro da eccessivi tecnicismi, che caratterizza tutta l'opera formativa e divulgativa del Moccia, sia come relatore, sia come scrittore.
Manifesta, anche nel silenzio di ogni pagina, quella simpatia partenopea e quella predisposizione borbonica al tema del diritto, rendendo questo breve compendio, una utilissima riflessione su concetti di non sempre facile lettura.

IL FALSO DOCUMENTALE ASSICURATIVO

Mercoledì 9 novembre · 15.00 - 18.00
Luogo: Viareggio Villa Borbone - viale dei Tigli

Ci avviciniamo al terzo dei cinque incontri programmati per il corrente anno. Purtroppo, il secondo di questi incontri (quello del Magistrato Moccia) è stato rinviato a data ancora da definirsi.
Prossimamente sui nostri schermi...Angelo Ambrosi ovvero l'ultimo degli Etruschi! così si dichiara lui, ma siamo già in troppi a dire di esserlo.
Sicuramente, Angelo Ambrosi è un Collega generoso che già da tempo si cimenta nella formazione sul falso documentale e che in tale ottica, unitamente a Pietro Pipoli ha dato vita e mantiene in vita il sito on-line www.soprov.it

a cui tutti i colleghi possono accedere, previo rilascio di autenticazione.
Nella giornata del 9 novembre, Angelo parlerà di una delle più attuali attività criminali, quale quella del falso documentale assicurativo. Purtroppo, è un fenomeno che riguarda una sempre più vasta fascia della popolazione e a tale pratica si affacciano non più e non solo le persone non abbienti o comunque delinquentelli o criminali incalliti, ma anche persone del ceto medio che non riescono più ad arrivare a fine mese o che non possono andare in vacanza... e così la scelta di farsi il "pacco" assicurativo sembra quello vincente.
Angelo, quindi, spiegherà le tecniche di controllo di primo livello per contrastare questo grave fenomeno, mediante le verifiche su strada: prevenire è meglio che reprimere!

mercoledì 5 ottobre 2011

SOPROV.IT DI NUOVO TRA DI NOI

Dopo un significativo periodo di restailing, il sito della polizia giudiziaria locale d'Italia torna a riprendere la sua attività.
Gli infaticabili Angelo Ambrosi e Pietro Pipoli, ieri, 4 ottobre, nella cornice caratteristica di uno storico palazzo di Pescia, hanno presentato il nuovo sito www.soprov.it.
Quello che è stato chiarito è che non si è voluto replicare qualcosa che c'è già ma, piuttosto, approfondire una tematica "di nicchia" come quella della polizia giudiziaria. Dunque, si parlerà di indagini e di reati, per quanto riconducibili alle variegate attività della polizia locale: dal commercio, all'ambiente, per passare dalla circolazione stradale e così via.
Il sito è stato formalmente rinnovato, ma sostanzialmente arricchito, anche di un settore dedicata all'autotrasporto ed è comunque in costante fase di evoluzione.
Non si chiedono danari a chi lo consulta, ma solo la voglia di partecipare alla diffusione ed allo sviluppo del sito.
Quindi, coloro i quali vogliono approfondire tematiche così complesse, hanno, oggi, la possibilità di farlo.
Basta digitare www.soprov.it e scoprire un mondo virtuale dietro al quale si celano le virtuose iniziative di Colleghi collegati!

Segnalazione sito informazione giuridica gratuita

A quanti hanno interesse a tenersi informati sulle vicende del diritto, credo che Maggioli Editore Rimini, abbia offerto un'ottima opportunità e per questo segnalo la presenza di questo sito:
http://www.leggioggi.it

giovedì 29 settembre 2011

Il nostro ecosistema socio-politico...

...questa mattina, al mio risveglio, ho ripensato al periodo in cui svolgevo controlli di polizia ambientale e ad una delle mie prime scoperte che poi, ho voluto approfondire: sulla vita del fiume.
Forte dei Marmi non ha industrie, non ha significativi fattori inquinanti (almeno palesi) e talvolta il nostro unico fossato (il Fiumetto) di attraversamento, presentava un aspetto estetico per niente gradevole: acqua torbita e, talvolta, maleodorante, con delle strane chiazze oleiformi in superficie.
Così, grazie ad i tecnici ARPA e a letture specifiche sull'argomento, imparai che la qualità dell'acqua di un corso d'acqua non è legata al suo aspetto estetico ed anzi, talvolta, un acqua troppo limpida è un'acqua dove non c'è vita, perché le forme di vita, inevitabilmente, producono scorie, ma quelle stesse scorie garantiscono la vita.
Così, non è strano che un fiume sorgivo sia limpidissimo, giacché in quel preciso istante l'acqua - uno degli elementi fondamentali della vita biologica terrestre - inizia il suo ciclo. Peraltro ed inevitabilmente e meravgigliosamente "sorella acqua" inizia a scorrere portando con se la sua storia e quindi, portando in se quei microorganismi che consentono all'ecosistema acquatico di trasformarsi, sino a popolarsi di macroorganismi. Non a caso, in questo lungo percorso dall'alpe alla foce (ed in Versilia basta alzar lo sguardo per ammirare questo cammino), il fiume ha bisogno del suo riposo, dei suoi gomiti e dei suoi ristagni, senza i quali la fugacità della corsa al mare, travolgerebbe la pazienza della vita.
Così, da questa riflessione banale, sono arrivato a pensare che deve pur esserci un ecosistema socio-politico la cui acqua sorgiva è stata la nostra Costituzione.
Dalla Costituzione ad oggi sono accadute molte cose e forse, le stesse cose che sono accadute prima, non sono comunque gravi come le attuali.
Perché se in quel mondo antico dei nostri padri, nonni e bisnonni, ci sono state le monarchie e quindi, le dittature, questo non ha riguardato soltanto l'Italia e la Germania, ma anche altre porzioni di questo mondo e ad un nazifascismo devastante ed in espansione, corrispondeva comunque, un comunismo in annichilimento, che nella sua intimità sociale, aveva comunque prodotto morte e terrore.
Direi che quell'epoca è stata un'epoca buia e buia per tutti, ma dove la libertà di pensiero e di espressione, corrispondeva, talvolta, con la libertà di accettar di morire, in nome di quelle scelte di dignità umana.
Oggi, si può parlare liberamente, associarsi, ecc.
Eppure, c'è la consapevolezza che esiste in carica un governo non accettato dal popolo, ma che resta afferrato ad uno scranno tremante ma saldo al potere costituito e non eletto.
E quel ch'è più grave è che a questo punto siamo arrivati non perché un uomo ha avuto i superpoteri di superman, ma perché il popolo è rimasto indifferente.
Ecco perché l'idea del fiume e di quell'ecosistema che non c'è.
Un fiume che corre verso il mare, sempre più forte, con l'unica idea di giungere al mare.
Ma un fiume dove ogni forma di vita ha perso il suo ruolo di incontro, di confronto e di scontro.
Dunque,credo che oggi non c'è un problema del governo, ma un problema dei governati e di coloro che comunque hanno fatto sponda al governo, rinunciando alla loro funzione di opposizione allo scorrere delle acqua, trasformandosi, da gomiti necessari, ad alvei troppo diritti per svolgere la nobile funzione di creare momenti di stagnazione dell'ecosistema.
Oggi non c'è più un ecosistema vero.
E forse, l'unico modo di conmsentire al fiume Italia di vivere - anziché sopravvivere - è unirsi in un ecosistema dove non ci sono "altri" che costruiscono, ma tutti, secondo le proprie capacità di ecosistema socio-politico.

lunedì 26 settembre 2011

Lampade IR da "poco" prezzo...

Come risaputo, i documenti hanno misure di sicurezza visibili a determinate frequenze della luce.
Solitamente, siamo abituati a vedere gli effetti della luce UV (ultravioletto) su banconote, ma anche su documenti di ogni tipo: difficilmente i documenti non reagiscono alla luce UV.
Più raramente, siamo abituati a vedere gli effetti della luce IR (infrarosso) anche perché, diversamente dalla luce UV, l'infrarosso non è comunque visibile, se non tramite sistemi di lenti speciali.
Oggi, un emettitore di luce UV si trova abbastanza facilmente e con prezzi contenuti. E se non si trova? Si va su internet ed è presto fatto e con circa 10-20 € è possibile trovare una buona lampada di wood.
Per l'infrarosso è stato un po' un problema: parlo per me.
Ma non mi sono lasciato andare alla "delusione d'amore" (per la ricerca del falso) ed avendo trovato un collega di Genova, che - come me, della provincia di Lucca, ama risparmiare - mi ha suggerito di andare, ancora, su internet e cercare "web-cam IR"...parola magica e con 10-20 € è possibile utilizzare un attrezzo da "manovale" ma utile a riconoscere il falso.
E' ovvio, sono solo indizi, ma utili indizi per quanti non si accontentano di vedere le cose alla luce del giorno!

domenica 18 settembre 2011

La generosità di certi Colleghi!

Fa piacere conoscere Colleghi, che senti tali, sol per il fatto di dimostrare, con il loro impegno, che molto hanno e desiderano condividere.
Per questo segnalo ben volentieri il blog di Antonio Borsotti, un giovane Collega de l'Unione Bassa Romagna, che si è impegnato per offrire importanti considerazioni sulle leggi di P.S. ed il codice delle assicurazioni:

http://www.webalice.it/smypmop11/PoliziaMunicipale/appunti_professionali.htm

venerdì 26 agosto 2011

App per android

Ho trovato interessanti per il nostro lavoro alcuni app da scaricare gratuitamente e da mettere sul telefono e ve le segnalo:

- Merci Pericolose, è un motore di ricerca che fornisce i codici onu e kemler delle sostanze pericolose con le relative caratteristiche. Hai visto mai che non ci si trovi dinanzi a sostanze strane ed indecifrabili?

- Smart Measure Pro è un telemetro trigonometrico non precisissimo ma che ci può aiutare a triangolare dei veicoli incidentati, quando c'è fretta o comunque, quando non c'è il metro.

- Inclinometro è una livella a bolla, molto precisa, che consente di indicare la pendenza di una strada.

- Compass è una bussola in piena regola che può aiutare a fare delle localizzazioni

- Flashligh è una torcia led, multifunzione, che consente non solo di emettere luce bianca ma anche combinazioni di colori.

mercoledì 10 agosto 2011

Quel che scrive la CGIL della riforma della PL

Protocollo n. 494/U-FP 2011

Roma, 27 luglio 2011


Alle Strutture Regionali, Territoriali e

Di Area Metropolitana FP CGIL

Oggetto: Testo unificato di riforma nazionale delle Polizie Locali.

Incontro con relatori Barbolini e Saia.


Care compagne, cari compagni,

Nella giornata di ieri si è tenuto presso l’Aula del Senato, sita in Via S. Chiara, 5 – Roma, un incontro con i relatori della Legge di Riforma della Polizia Locale, Senatore Barbolini e Senatore Saia.

I due relatori hanno esposto lo stato di avanzamento in Prima Commissione Affari Costituzionali del Testo di Legge per la Riforma della Polizia Locale, specificando l’iter dei numerosi emendamenti presentati dalla maggioranza di governo.

In particolare si sono soffermati sugli emendamenti che tendono ad utilizzare la Legge di riforma quale strumento per riconoscere ai sindaci la potestà di emanare ordinanze in via ordinaria sui temi attinenti la vivibilità e la sicurezza a seguito della loro disciplina nell’ambito dei regolamenti dell’Ente.

Nel complesso la FP Cgil, pur considerando positivamente il tentativo di mantenere ai sindaci competenze in ordine alla sicurezza nelle città, ha espresso forte preoccupazione per il possibile svuotamento della Riforma dai temi della Polizia Locale.

Difatti è ormai certo che, in linea con i provvedimenti finanziari recentemente emanati dal Governo, non sarà garantita copertura finanziaria e quindi sarà eliminato dal Testo qualsiasi articolo o comma che comporti impegno di spesa.

In questo modo scompare la possibilità di ottenere l’equiparazione previdenziale, assistenziale e infortunistica con le Forze della Polizia ad ordinamento statale nonché qualsiasi ipotesi di rivisitazione dell’indennità di vigilanza.

Vengono rese meno pregnanti, inoltre, tutte le voci che impegnano Regioni e Comuni sul versante delle dotazioni e della formazione.

Purtroppo le nostre preoccupazioni espresse nella riunione tenutasi oltre un anno fa con l’ANCI si stanno pericolosamente materializzando.

La FP Cgil non è interessata all’approvazione di una legge qualsiasi, crediamo che gli appartenenti ai corpi di Polizia Locale, abbiano diritto ad una Legge di riforma vera, capace di garantire un assetto giuridico coerente con l’impegno quotidianamente fornito sul fronte della legalità.

Una legge che garantisca diritti, chiarezza di compiti e funzioni e pari dignità, nel rispetto della peculiarità delle rispettive funzioni, con le Forze di Polizia ad ordinamento statale.

Aspettiamo gli ulteriori passaggi per fornire un giudizio definitivo che sarà oggetto di discussione nel prossimo Coordinamento Nazionale della Polizia Locale.

Fraterni saluti.

Coordinatore Nazionale AA.LL.
Luigino Baldini

Coordinatore Nazionale Polizia Locale
Gennaro Martinelli

P.S.: mi è stato detto che forse ci consentiranno di andare armati su tutto il territorio regionale di appartenenza...quasi come le guardie giurate al quale è riconosciuto il porto d'arma nazionale.
Non è chi mi interessa avere il bazooka...tanto per dire.

martedì 9 agosto 2011

DIGNITA' AUTONOME DI PROSTITUZIONE

Ci si potrebbe domandare come mai, passate le due di notte, uno si mette davanti ad un computer a scrivere.
Perché un'emozione, può consentirti di farlo.
Perché quando ti senti "parte", questo può accadere.
Perché quando comprensi che la sofferenza di uno sconosciuto, riesce a trapassare la tua estraneità, qualcosa ti spinge a provare a trasmettere la tue emozione, anche ad altri, soprattuto se amici.
Così, dopo aver assistito ai trenta artisti che compongono il "bordello" allestito al Teatro di Pietrasanta, sento il bisogno di dire a quanti ancora non hanno sfruttato una delle sue trenta prostitute o prostituti, di provare a farlo.
Dal 9 agosto fino al 14 agosto, con ingresso dalle ore 21,30 e fino alla mezzanotte, è possibile appartarsi con un attore od un'attrice, disposti a prostituirsi per noi e per donare a noi, singolarmente od anche in un'ammucchiata di gruppo, la propria arte.
Ciò ha già suscitato "le ire funeste" di alcuni Pietrasantini che sentite parole sconvenienti lanciate alla piazza, dalle finestre del Teatro, hanno richiesto che tutto lo spettacolo si svolgesse all'interno del Teatro perché, come ogni prostituta che si rispetti, questa deve vendere il proprio corpo, le proprie emozioni, la propria dignità di persona, fuori dalla vista delle persone perbene e, magari, al servizio delle persone perbene...purché tutto ciò...invisibilmente avvenga.
Ma lo spettacolo ha avuto corso e lo spettacolo prosegue, perché anche fare l'attrice o l'attore, oggi, è doversi distendere alle volontà del pubblico, provando a raccimolare qualche soldo per sopravvivere e così, esprimere la propria arte, come ragione di vita.
Questo è lo spettacolo che merita di essere visto.
Si viene invitati in Teatro, si entra in Teatro e, quasi per gioco, ci si ritrova appartati con il prostituo o la prostituta teatrale che più ci aggrada. Così, quello spettacolo che nasce sul palcoscenico, si riduce all'intimità di un camerino (per i più fortunati), o uno spogliatoio, o una soffitta, dove, non solo soffri della sofferenza dell'artista, ma ne condividi una piccola parte di mondo, sfiorando ed annusandone le emozioni. Gli sguardi sono intensi e le lacrime od i sorrisi forzati, sono così vicini, da sentirli presenti.
Così, la nobile arte del Teatro, è sbattuta da questi trenta artisti, sulla strada, per essere violentata da una bramosia, che va oltre la necessità di garantire la cultura, che anche questo esprime.
Ma scrivo, infine, perché questa vicinanza al loro sentirsi abbandonati da quello Stato, che all'art.9 della Costituzione tutela il patrimonio culturale e quindi, l'arte teatrale, si confonde al loro sentirsi abbandonati dai cittadini che non si trasformano più in spettatori.
Scrivo, quasi con una invocazione, a partecipare a questo spettacolo, perché è bello consentire a questi artisti di essere sul palcoscenico del teatro, come della loro vita; ma perché questo loro bisogno, può calare in noi, suscitando emozioni.
Quelle stesse emozioni che magari, abbiamo dimenticato nel cassetto della nostra storia di persone, perché troppo impegnati a rovistare nel cassetto delle nostre mediocrità e delle futilità.
Quindi, per chi ama il Teatro e vuol provare ad amarlo, se sconosciuto al suo cuore, violi, per una sera, il suo "perbenismo" e si lasci rapire dal bordello più famoso d'Italia.

giovedì 4 agosto 2011

Falsi: vu'cumpra'ferisce 4 vigili su spiaggia della Versilia

Quello del titolo di questo post, è il titolo di un'ANSA-Toscana che così prosegue:
"(ANSA) - VIAREGGIO, 3 AGO - Un venditore ambulante marocchino di 33 anni, Abdezalim Farhat, in attesa del permesso di soggiorno, e domiciliato a Cascina, ha ferito quattro agenti della polizia municipale durante un controllo sulla spiaggia di Tonfano, nel comune di Pietrasanta. Il marocchino ha cominciato aggredendo due agenti che gli avevano contestato la vendita di prodotti contraffatti: prima ha strattonato una vigilessa, poi ha colpito il collega intervenuto in sua difesa. Insieme a un ex carabiniere hanno cercato di fermarlo; poi sono arrivati altri due agenti, anche questi aggrediti e feriti. (ANSA)".
A margine di tutto questo, una riflessione mi sorge spontanea: 4 vigili, coprono il servizio di due pattuglie per il rilevamento dei sinistri stradali, oppure il controllo di uno scarico abusivo, o magari possono essere impiegati per realizzare dei posti di controllo con etilometro o controllo della velocità e tanti altri servizi di vera e propria utilità sociale. Adesso, due pattuglie non ci sono più per alcuni giorni e domani il marocchino tornerà a fare il suo "mestiere". Probabilmente, ci sarà anche chi si prodigherà a criticare la polizia municipale e a comprendere le ragioni del "povero marocchino"; oppure chiederà un pugno ancora più duro per pestare l'acqua che sta sotto il tavolo dove andrebbe vibrato.
Più semplicemente, da pubblico ufficiale che è comunque preposto a dare esecuzione agli ordini della P.A. (in quanto espressione e conformi alla volontà popolare), leggo la mia, la nostra Costituzione e continuo a riflettere giacché a fronte di quanto previsto dall'art. 117, comma secondo, lett. b) ed h) della Costituzione (competenza esclusiva dello Stato in materia di immigrazione O.P. e sicurezza), non vedo perché la Polizia Municipale e non le forze di Polizia, è sistematicamente preposta a contrastare fenomeni di clandestinità abusiva e reati di falso, a discapito degli specifici servizi di polizia amministrativa locale che, sempre l'art. 117 della Costituzione riconosce all'Ente Locale.
Insomma, mi sembra di far parte di un "esercito" che sta combattendo - subendo vittime - su di un fronte nazionale, per quanto, in termini di risorse, è organizzato per combattere sul fronte locale e che tutto ciò, inevitabilmente, va proprio ad indebolire quei settori interni della sicurezza urbana, quali il degrado urbano ed ambientale, l'inquinamento (nelle sue varie forme), la sicurezza della circolazione stradale, ilò controllo dei pp.ee. ed esercizi commerciali.
Quindi, come Cittadino, mi viene difficile pensare di vivere in un Paese normale, dove non è necessario fare grandi cose per far funzionare le cose ma, semplicemente, dove vale la regola del "chi fa che cosa".
Ci stiamo avvicinando al numero unico e non so come mai, ma ho come l'impressione che con questo numero, o la polizia municipale tornerà a fare la guardia del comune oppure (più probabilmente), mentre i detentori del numero unico decideranno chi fa che cosa, proprio la polizia municipale farà il proprio ed anche quello di altri.

sabato 30 luglio 2011

Io, il mio lavorto e la politica

Su di una pagina di FB, mi è stato contestato il fatto di fare politica, a discapito dello scopo della pagina stessa, ch'è quella di scherzare, tra "amici"... beh, in fondo, non mi sembra che parlare dell'attuale modo di fare politica, sia poi una cosa così seria: anzi, direi che se non fossero vere, molte delle cose che scrivo, sarebbero persino inimmaginabili... in un Paese Normale. Ma giustamente, se non altro nel rispetto di chi ha fatto quella pagina è giusto che mi taccia e mi limiti ad esprimere delle idee sul mio blog, affinché chi le vuol leggere, non si senta "leso" nella sua libertà di "cazzeggiare".
Però, quando quella stessa persona si è meravigliata del fatto che un ufficiale della polizia municipale, faccia politica, in genere, beh, questo mi ha dato un po' fastidio, se non altro perché quando esercito il mio diritto di Cittadino della Repubblica, anziché di pubblico funzionario, credo di non dover rispondere a nessuno, se non osservare la Costituzione nella quale credo profondamente e che all'art. 21 recita: "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione".
Del resto, nell'esercizio della mia funzione di "pubblico impiegato", questa stessa Costituzione prevede all'art. 98 che i pubblici impiegati siano al servizio esclusivo della Nazione e che possono essere stabilite limitazioni al diritto di iscrizione a partiti politici per i magistrati, i militari di carriera in servizio attivo, i funzionari ed agenti di polizia.
Ebbene, io non sono iscritto ad alcun partito politico, non tanto perché esista una legge, in concreto, che mi vieta tale esercizio ma, piuttosto, perché l'attuale panorama politico non mi offre motivazione alcuna per iscrivermi ad un qualsivoglia partito politico che riesca a rappresentare il mio pensiero. Certo, ho la mia origine ideologica ma, probabilmente, questo mio manifestare il mio libero pensiero e dunque, un pensiero molto trasversale sul mio personalissimo concetto di politica - quale scienza che pensa al futuro del Paese e quindi, formata da scienziati che studiano e risolvono i problemi del Paese, anziché i propri - non riguarda un partito specifico ma, per l'appunto, un modo di concepire la politica e di criticare quella attuale: tanto di chi governa, quanto di chi si oppone.
Per altro verso, quando, nel mio primo atto di pubblico dipendente ho giurato Fedeltà alla Repubblica, ho giurato fedeltà alla Res-Publica e quindi alla cosa di tutti, giurando, tra l'altro, di difendere il mio Paese ed i suoi valori - primo fra tutti quello solidaristico dell'Unità Nazionale - da chiunque intendesse aggredirla.
Quando,anziché tacere, esprimo il mio dissenso verso chi tenta di dividere il Paese, violando questo Patto di Solidarietà Nazionale, inventandosi un proprio inno territoriale (dimentico del valore socio-culturale-politico, di quello stesso inno); una propria bandiera territoriale; un proprio becero modo di rappresentare l'istituzione nazionale; un'organizzazione politico-governatico-amministrativa del territorio. Quando, insomma, fomentando il dissenso locale, lo si illude di rappresentarlo, contestando l'esercizio di un potere centrale del quale si fa parte a pieno titolo e del quale ci si nutre, la cui principale preoccupazione non è quella di salvaguardare l'interesse della Res-Publica, ma neppure della Res-Locale ma, esclusivamente, la Rer-Personale.
Beh, in tutto questo, anche in tutto questo, credo di adempiere ad un mio preciso dovere di pubblico funzionario e di libero cittadino tra cittadini liberi: raccontare dei fatti.
Fatti che non sono tratti da giornali di "altro regime" ma dall'ANSA o da AGI, relativamente ai quali, ciascuno, io compreso, è libero di giungere ai propri convincimenti.
Il giorno in cui un popolo non avesse l'opportunità di confrontarsi col pensiero, anche di un solo cittadino dissidente, quel popolo non sarebbe completamente libero.
E quel giorno in cui ogni cittadino non avesse la facoltà di decidere sull'assurdo pretesto che altri cittadini od un solo cittadino può decidere per lui, sarebbe venuta meno la più elementare particella di libertà ovvero, la partecipazione.
Questa è la mia idea di politica e per questo, come cittadino, prima, e come pubblico dipendente, poi, non credo di offendere nessuno ad esprimere ciò che provo e se a qualcuno tutto ciò può dar fastidio è sufficiente cancellarmi...
...più semplice di così!
Comunque, sia chiaro: dal 1981 ad oggi, il mio servizio è stato offerto ai cittadini del mio comune, con equidistanza da qualsiasi area politica di governo, se non nel rispetto delle regole che quella stessa amministrazione ha desiderato, come proprio obiettivo politico sul territorio locale.

martedì 5 luglio 2011

...eravamo quattro amici al bar...

Bella la canzone di Gino Paoli, dove quattro amici al bar, si incontrano, per cambiare il mondo.
Proprio ieri sera riflettevo sull'odierno modo di amministrare la cosa pubblica: a Roma, come in ogni comune di quest'Italia che esprime delle volontà ed ottiene risposte governative od amministrative completamente diverse.
Così il Governo non molla, ma neppure mollano i governucoli locali dove hanno preso forza i c.d. movimenti che si definiscono apolitici e che, strada facendo, si rintuzzano di politici non eletti, per mantenere ferme le maggioranze, come quella del "Re Travicello" di Giuseppe Giusti.
Da giovane, passavo per le strade disadorne del mio Paese, ma profumate dell'odore della gente e percepivo la voglia di appartenenza e di futuro che conquistava le masse che, a loro volta, si identificavano in un partito, dove si parlava di ideali, di futuro,... Poi quella stessa gente si ritrovava al bar, per giocare a carte e, magari, per tornare a parlare di politica. Ma la politica si faceva nelle sedi dei partiti e quel progetto approdava in consiglio comunale dove l'eletto si esprimeva a nome del suo partito e quindi, di un gruppo significativo di elettori che decidevano il futuro del Paese, tramite il proprio rappresentante.
Poi le cose sono cambiate ed i partiti sono stati demoliti in radice, come se il male dell'Italia e dei suoi più di ottomila comuni, fossero i partiti.
Si è persino nominata una strada a questo sistema da abbattere: tangentopoli.
La strada adesso è semplicemente sterrata ma chissà, forse è ben più larga di quella della prima Repubblica e su quella strada corrono, forse, più automobili di un tempo, che però, non sono ben identificabili, perché caratterizzate da carrozzerie che cambiano colore in funzione del tempo.
Adesso le strade del mio Paese sono più pulite, ma non si sente più il profumo della gente, ma un profumo di pulito sintetico, come quei saponi di adesso che non ti lasciano il piacevole ricordo del bucato appena fatto, ma ti aggrediscono la gola.
Adesso la gente è presa dai suoi affari e non ha tempo di perdersi a sudare dentro la stanza di un partito.
Ci si incontra come quattro amici al bar e, in odore di elezioni, se decide tutto il bello ed il cattivo tempo per quel futuro troppo prossimo da affrontare con un programma estemporaneo, dedicato più alla ricerca di consensi che non ad un progetto credibile.
E' l'epoca dei movimenti, fatti da gente pura (almeno così si definisce) che non si confonde con il sistema dei partiti, ma ascolta tutti, quasi che l'idea della storia, dove ci si schiera e quindi, in ragione della propria idea primigenia, ci si impegna, sia scomoda. Forse perché quando ci si schiera, si inventa un nemico a cui opporsi o comunque si offrono pretesti per essere opposti.
Invece, se non ci si schiera ma, come un'odiosa ameba ci si spande senza avere oppositori, ci rende fagocitatori di consenso e dei consenzienti... questione di tempo.
Paradossalmente, a me piace la politica.
Ma il mio modello politico è forse un modello troppo scientifico (non per darmi delle arie, intendiamoci), che si basa su criteri logici, su teoremi da dimostrare e da applicare in concreto, senza che la legge del consenso possa strada facendo, cassare un programma che un grande gruppo di elettori aveva approvato.
Un modello troppo netto, che non consentirebbe agli anguilloni dei movimenti di muoversi agilmente in ambienti troppo ristretti, col rischio di perdersi per strada.
Andreotti ha detto che il potere logora chi non ce l'ha ed è vero.
Perché chi ha il potere - nel senso che il potere è dentro di se, senza la necessità che altri glielo riconosca - non vive del consenso altrui, ma propone il proprio programma, la propria idea di futuro, così come l'artista, propone la propria scultura, il proprio dipinto, il proprio canto, la propria lirica, senza la necessità di conformare tutto questo al prevalente gusto estetico del momento.
Questo fa di uno sclultore, di un pittore, di un cantante, di uno scrittore, l'ARTISTA.
In questo sta la differenza tra chi fa politica nei partiti e tra la gente ed i quattro amici al bar che si trovano in odore di elezioni: i primi sono artisti, perché pensano al futuro secondo la loro intuizione condivisibile; i secondi, si conformano ad una mediocre idea di futuro che spesso neppure condividono o non capiscono, ma supinamente accettano per sentirsi "potenti" per poi, strada facendo, restare soli.
Quel che mi spiace, francamente, non è per il fatto che rimangono soli, ma per il fatto che il Paese, in virtù di questa logica perversa dove tutto cambia perché niente cambi, rende il Paese solo.

lunedì 20 giugno 2011

La storia si canta...

...ascoltare, osservare, riflettere, piangere: se l'idea di essere invincibili e figli di una terra inaccessibile ad ogni altro uomo, che non sia "figlio" di quella terra, non ha prosciugato ogni nostro sentimento.



http://www.youtube.com/v/tT7frz7KFgo&fs=1&source=uds&autoplay=1




Noi, figli di una guerra che non abbiamo combattuto, non perdiamo di vista, che in ragione dell'odio verso gli ebrei, verso un "nemico necessario", è stato unito un "popolo di eletti" per combattere la più grave guerra mondiale che non ha devastato soltanto i territori nazionali, ma i territori della persona umana.

Dopo quella guerra, i nostri Padri Costituenti, hanno scritto nella storia del futuro di questo Paese:



Tutti i cittadini hanno PARI DIGNITA' SOCIALE e SONO EGUALI davanti alla legge, SENZA DISTINZIONE di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni sociali, di condizioni personali e sociali.



I nostri Padri Costituenti sapevano, ricordandocelo nel loro testamento politico, la NOSTRA COSTITUZIONE, che...



...limitando DI FATTO la libertà e la uguaglianza dei cittadini è impedito il pieno sviluppo della PERSONA UMANA e l'effettiva partecipazione di tutti i LAVORATORI all'organizzazione politica, economica e sociale del PAESE.



Chi attenta a questi diritti fondamentali, chi immagina diverse dignità socio-economiche, in ragione della diversa appartenenza ad un territorio nazionale; chi sostiene la diseguaglianza dei cittadini, in ragione della diversa condizione del soggiorno, della razza, della lingua, della religione, della opinione politica, della condizione sociale, personale e sociale: questi, attenta alla nostra Costituzione.

Chi si organizza per limitare, di fatto - ancorché formalmente aderente alla nostra Costituzione - la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impedisce il pieno sviluppo della persona umana (non della persona giuridica o dell'azienda, che ne sono soltanto il prodotto e quindi, solo una delle diverse forme di sostentamento della persona) e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori (da non intendere soltanto gli operai - come qualcuno, artifiziosamente, vorrebbe far intendere, denigrando con ciò, il valore storico-socio-culturale di quelli che ieri veniva definito il comunismo italiano (che oggi non fa più leva-fobica) ed oggi sinistra italiana (che in realtà si compone di variegate anime della storia d'Italia) - ma chiunque offre la propria forza-lavoro, la propria mente-lavoro, la propria economia-lavoro, la propria politica-lavoro...) all'organizzazione politica, economica e sociale dell'Italia.

Questi viola gravemente la memoria storico-culturale e politica italiana e attenta gravemente al valore costituzionale della Nazione.

Mai dimentichiamo che la Costituzione è stata scritta col sangue dei vincitori, ma anche con quello dei vinti e chi ha scritto la Costituzione l'ha fatto, sulla propria esperienza e la propria sofferenza, per evitare che simili blasfemie storiche non si ripetessero più in quell'Italia risorgimentale, che passando per la meteora devastante nazi-fascista, ha confermato, nei propri intenti, di aderire - nella forma e nella sostanza - alla carta fondamentale dei diritti dell'UOMO, giacché per la nostra Costituzione, ciò che conta non sono gli Stati federali (che, semmai, sono solo un mezzo), ma la PERSONA UMANA. E quando gli Stati federali dovessero diventare un mezzo per dividere il POPOLO ITALIANO e quindi la PERSONA UMANA, questo significherebbe, nei fatti, che c'è un'idea federale sbagliata, sol perché divide.

domenica 19 giugno 2011

In padania dicono “Fora dai bal”...io, Toscano, dico "Fori da coglioni"

Sono indignato e lo manifesto con l'unico strumento che mi consente di farlo, perché come cittadino, non sopporto che un nugolo di Ministri della REPUBBLICA ITALIANA, si vestano di verde (il colore dei ramarri della mia terra, di presistorica memoria strutturale), cantano il "Va Pensiero" del risorgimento ITALIANO che ha portato all'UNITA' NAZIONALE, col solo scopo di ritrovare consenso in una minoranza di cittadini che vogliono distinguersi da ROMA CAPITALE.

Sono indignato, perché per capire che cosa sta accadendo in Italia e che cosa sta minacciando l'Italia, non posso avvalermi dei servizi della televisione di Stato - tutta organizzata per gli epuramenti interni, in spregio del telespettatori che pagano il canone - ma devo "ringraziare" una televisione privata come LA7.

Nella mia vita, mai mi sono fidato di chi si è dimostrato amico di qualcun altro, fino a rendersi disponibile alla mia amicizia, rinnegando la precedente.

Oggi ho ascoltato ed osservato gli atteggiamenti del Sig. Umberto Bossi, in mise da leghista, che dopo aver sbeffeggiato il suo più diretto alleato ed amico di un tempo, l'ha umiliato sino al punto da ricordargli di essersela fatta sotto. Non contento di questo, come un moderno NERONE - certamente, non un nobile celtico che si illude di incarnare - ha ricordato al suo grande amico Sig. Silvio Berlusconi, che la partita sta per essere chiusa. E col pollice verso in basso, è rimasto ad ascoltare la folla ingentilita dalle sue promesse, prima fra tutte, quella di trasferire alcuni ministeri in padania.

Quella padania al cui interno sono nati e si sono sviluppati i moti risorgimentali che hanno portato all'UNITA' d'ITALIA: certamente non a dividerla.

Oggi si vuole dividere l'Italia e si vuole fare alla Ponzio Pilato, lavandosi le mani delle proprie responsabilità e scaricando tutto su Silvio Berlusconi e il PDL: ma la Lega dov'era mentre niente si faceva per il Paese e tutto si faceva per consentire al Bunga-Bunga della politica di sgoderecciare alla faccia del popolo italiano.

Nerone, Ponzio Pilato, le orge oligarchiche... il ricordo di Roma, di un'antica Roma, che quelli del nord non solo hanno occupato, ma hanno rievocato in azioni e gesti eclatanti, che nessun politico di Roma è mai riuscito a rievocare.

Mi indigno, non solo per certi personaggi che criticano la "Roma ladrona", ma ne hanno succhiato il latte della lupa eppoi anche il sangue, sino a sentire il sapore meno dolce e più aspro della periferisa di quel corpo ormai scarno: quello padano.

Mi indigno, non solo per questi personaggi che inventano Pontida e varie emozioni sociali, per garantirsi consenso.

Ma mi meraviglio, soprattutto, di questo popolo, che non ha la capacità, o forse la voglia, di aver capito di aver sbagliato e di sbagliare, dinanzi a promesse non supportabili nei fatti concreti; mi meraviglio, quando, ancora, questo popolo, continua a fidarsi di un personaggio che si è dichiarato amico di Giulio Cesare - come un buon figlio degenere della Roma Imperiale che non c'è più, se non nell'atavica memoria di chi ha ben altri scopi, sicuramente meno nobili che quelli del valore della fedeltà - ma pronto a pugnalarlo alle spalle, come il suo migliore e più fedele figlio: Marco Giunio Bruto.

Io non so se il "popolo del nord Italia", coincide davvero con la fantomatica padania o anche questa è soltanto una finzione mediatico-istituzionale ma, sicuramente, certi atteggiamenti - che nulla hanno di istituzionale - non vanno sottovalutati e possono portare alla divisione interna, se non allo scontro o alla secessione.

Io che credo nel valore della democrazia, se fossi al posto di Giulio Cesare, prima di morire sotto l'ultima coltellata alle spalle al grido disperato di "Et tu Brute", chiederei al popolo italiano e se vogliamo, a quello del "popolo del nord italia", se vogliono restare in Italia o se vogliono stare in padania o in qualsiasi altra terra verde ramarro.

Si fosse Toscano, com'i' sono e fui, direi, semplicemente: "Fori da coglioni".

Fuori dall'Italia, probabilmente, sarebbero anche fuori dall'Europa e quindi extracomuinitari, felici di confrontarsi con le loro idee che nessuno gli potrebbe contestare, con le loro fabbriche, i loro sghei, le loro xnenofobie, le loro omofobie, le loto totofobie, il loro essere omologhi e tutti vestiti di verde ramarro, per combattere le "streghe" che incarnano gli stranieri, così come in un mondo ed un'epoca che non c'è più.

E noi si resterebbe quell'Italia che i padri dell'Italia Unita e del Risorgimento, avevano desiderato, anche durante le cinque giornate di Milano e forse, almeno per noi, per noi orgogliosi di essere italiani - così diversi, ma così uguali e quindi, persone - quei milanesi di altri secoli, potrebbero credere di non aver combattuto invano.

venerdì 10 giugno 2011

Segnalazione volumi professionali

Nuovo Codice della Strada, di Antonello Delvino, Giuseppe Napolitano e Fabio Piccioni
Prontuario di Polizia Ambientale, di Gaetano Noé
I controlli sui rifiuti e il SISTRI, di Antonella Manzione

Ricordo la commozione con cui, uno degli (apparenti innoqui) pilastri portanti della Polizia Municipale d'Italia, citò Edmondo De Amicis, dal suo famoso libro "Cuore": "L'educazione d'un popolo si giudica dal contegno ch'egli tien per la strada"... parlo del Comandante Cataldo Lo Iacono a cui, sicuramente io, ma, probabilmente, gli insigni Autori che immeritatamente mi permetto di segnalare, hanno fatto o fanno riferimento.
Lo faccio pensando, per l'appunto alla strada, perché è sulla strada che si svolge gran parte della nostra vita, non solo come professionisti della sicurezza, ma anche (e direi, soprattutto) come cittadini. La strada che non viene usata soltanto per circolare, ma per trasportare, per lavorare ed anche per spargere, cospargere e spostare rifiuti.
Eppure, questo bisogno di rispetto per la strada che già il De Amicis stigmatizzò a metà '800, ancor oggi non è del tutto compreso e, talvolta "deriso", decadendo in quei comportamenti irrispettosi delle più elementari regole di convivenza che dovrebbero trovare, nel regime della Legge, una civile consuetudine di vita. Ma questo non è.
Così a noi, controllori (convinti?) di uno dei beni pubblici più importanti e più aggredito, ci è dato, ma ci è offerto il non semplice compito di far della Legge, uno strumento per concretizzare l'idea che il nostro popolo possa essere davvero educato alla civiltà.
Certamente, il Nuovo Codice della Strada, che non ha fatto in tempo a diventare vecchio, tante sono state le sue modifiche, appare uno dei testi giuridici di più vivace energia intellettuale, giacché il gioco e l'organizzazione delle parole, non sempre rende palese il suo significato, così che in molti si esercitano ad interpretarlo, non sempre con facili risultati. In questo caso, a quella coppia che ha dato vita all'opera commentata ed annotata, che reca lo stesso nome, si aggiunge un nuovo autore, che nulla ha a che fare con i c.d. "addetti ai lavori" ma che, avvocato, sembra simpatizzare per la nostra categoria che molti bistrattano. Ma si arricchisce e si migliora questo volume, con il regolamento d'appendice e con la segnaletica a colori e le circolari che si aggiungono nell'allegato CD, ai testi di legge, in forma elettronica.
Gaetano Noé, diversamente, propone un volumetto dalle dimensioni ridotte, ben diverso dal tomo dedicato all'analisi della circolazione stradale di cui si è detto, ma comunque utile, se non altro perché concepito come strumento che ci aiuta a capire "Come Agire" e, non a caso, inserito nell'omonima collana editoriale. Evidentemente, non si parla soltanto della strada, in quanto la strada è lo strumento per spostare i rifiuti o magari, per depositarli e, perché no, per ricoprirli! Certamente, oggi, si vive di rifiuti. Non solo per il grande affare che ci gira attorno, ma perché tutti, bene o male, abbandoniamo qualcosa e, bene o male, siamo consumatori e quindi smaltitori come pochi al mondo. Ma quel vezzo comune a molti italiani, per cui quello ch'è concesso a me, deve essere necessariamente vietato all'altro, vale anche per quanti, a vario titolo, decidono di scaricare il proprio rifiuto per strada, di depositarlo fuori dagli orari previsti, di buttarlo dove capita...
Un modo di trattare l'ambiente come un oggetto, come il nostro oggetto che, per quanto delicato, è anche l'oggetto più bistrattato. Non sono pochi gli argomenti condensati in questo manualetto, sol se si pensa alla difesa del suolo, ma anche delle acque; alla gestione dei rifiuti, ai veicoli fuori uso ed alle discariche; all'autorizzazione integrata ambientale, come all'incenerimento dei rifiuti; ai rifiuti radioattivi, come ai c.d. RAEE; all'inquinamento atmosferico, all'edilizie e l'urbanistica ed ai beni culturali e ambientali; all'amianto ed alle pile ed accumulatori; l'inquinamento acustico, la caccia, la pesca marittima, l'inquinamento marino e portuale, il T.U.L.S. e, non ultimo, l'inquinamento elettromagnetico.
E sul tema specifico dei rifiuti - propriamente detti - sicuramente ho l'onore di poter segnalare lo strumento legale vergato dal Com.te Antonella Manzione. Una guida pratica recante il prontuario delle violazioni, il formulario e la giurisprudenza (annessa, in formato elettronico, all'allegato CD), aggiornata al d.M. 52/2011 (regolamento SISTRI), con una sezione speciale sui veicoli abbandonati. Un testo essenziale, scevro da qualsiasi orpello linguistico, frutto di uno studio, ma di quella sensibilità e direi quell'esperienza sul campo (e sulla pelle: la propria), che ancora una volta, sicuramente, consentirà alla sua Autrice, di far del suo libro il suo successo: l'ennesimo successo.
Sicuramente, questi tre volumi editi da Maggioli Editore, possono trovare spazio utile nella biblioteca professionale degli operatori del diritto, ma di tutti quei cittadini che per diletto, studio o professione, vogliono meglio comprendere la strada e le sue regole, nonché il modo con cui l'ordinamento può alzar quell'argine di legalità necessario a contrastare una delle più gravi aggressioni al patrimonio ambientale.

venerdì 3 giugno 2011

Omicidio stradale



Vi invito tutti a firmare la petizione per il reato di "Omicidio stradale".

Oggi, se si ammazza una persona o anche più persone alla guida di un'autovettura, si viene puniti per omicidio colposo. Si viene puniti per omicidio colposo, anche se si è ubriachi o fatti di droga (poi, stranamente, lo strafatto non muore mai ed in compenso fa fuori un'intera famiglia, come già successo). Qualcuno dice che se si ammazza uno alla guida di un'autovettura si commette il delitto perfetto: al più ti condannano per omicidio colposo.

Sì, perché se stendi qualcuno sull'asfalto mentre sei alla guida di un veicolo, è facile dimostrare che non c'era alcuna volontà di farlo: magari un po' di leggerezza e con tanta leggerezza si manda un innocente al creatore.

Eppure, ciascuno di noi, le persone a noi più care, possono essere stese sull'asfalto da un disgraziato che non ha nulla da perdere se non qualche scrupolo morale...se ha una morale a cui tenere.

Se vogliamo, come cittadini, possiamo evitare che qualcuno minacci la nostra vita, con il suo veicolo, così come minaccerebbe la nostra vita, con una mitragliatrice che non sa usare o che usa con estrema negligenza.

Lo possiamo minacciare, avvertendolo che quando si ammazza qualcuno, si ammazza e basta e non c'è colpa che tenga per sgravare la sua pena.

Invito tutti a sottoscrivere la proposta di legge per introdurre il reato di omicidio stradale, affinché chi ammazza qualcuno alla guida del proprio veicolo, sappiua che commette un omicidio!

http://ilblogdiasaps.blogspot.com/2011/06/wwwomicidiostradaleit-si-parte.html

domenica 29 maggio 2011

SICUREZZA: MARONI, "RIFORMA DELLA POLIZIA MUNICIPALE"


Ancora una volta ci prendono per...la giacca.
Non è la prima volta che i sindaci, i ministri ed i politici, in genere, prendono a pretesto il nuovo ruolo della polizia municipale per risolvere i problemi della sicurezza nelle città. Addirittura il candidato sindaco Lettieri ritiene di risolvere il problema criminalità che non ha risolto lo Stato, con l'intervento dei vigili partenopei (magari essendo locali, conoscono meglio la questione, chissà...); e la candidata sindaco Moratti vuol dare più potere alla polizia municipale per garantire sicurezza a Milano.
In questo clima c'è da chiedersi che cosa ci sta a fare la polizia dello Stato (carabinieri, polizia di Stato, guardia di finanza, corpo forestale dello Stato, polizia penitenziaria) e come faranno i "sindaci braveheart" ha trovare nelle casse municipali prosciugate dalle scelte del Governo, quei fondi che lo Stato non trova per garantire alle forze di polizia su citate, di fare il proprio mestiere. C'è da domandarsi come può fare la polizia municipale - che non può accedere alle banche dati SDI, che non può fare fotosegnalamenti, che non ha la disponibilità dei camere di sicurezza ecc. - a risolvere certi problemi che lo Stato, per quanto si sia impegnato a farlo (almeno negli intenti) non ha risolto.
Dal comunicato AGI sembrerebbe che il Ministro Maroni abbia pensato di armare la polizia locale con le stesse armi che ha la polizia di Stato, quasi a pensare che l'accattonaggio e la prostituzione o altri reati afferenti la sicurezza urbana si possano contrastare a colpi di "tonfa" o con una raffica di M12, anziché con le buone leggi e con l'impiego di più personale e di personale maggiormente qualificato.
E se così fosse, c'è da domandarsi come mai per entrare in una delle cinque forze di polizia c'è da fare un percorso di formazione di diversi mesi (che comprende anche il maneggio delle armi, le tecniche di polizia, ecc.) e per entrare in polizia municipale è sufficiente un concorso pubblico e per avere in dotazione un'arma, una delibera del consiglio comunale ed un breve corso presso un poligono di tiro.
Ma se così fosse e dunque si diventasse - per magia e contro l'indirizzo costituzionale - la sesta forza di polizia (ad incrementare l'attuale concorrenza, in vista di un 2012 dove ogni diversità dovrebbe sparire), ci sarebbe da pensare perché la polizia municipale dovrebbe avere il riconoscimento economico percentualmente calibrato su quello riconosciuto alle forze di polizia.
E se tutto si volesse cambiato, affinché nulla cambi, secondo la logica del gattopardo? Beh, non sarebbe la prima volta, in fondo ed in questo non si potrebbe accusare un ministro leghista di fare ne più ne meno, quello che hanno fatto gli altri ministri che lo hanno preceduto.
Non ce la prendiamo troppo, colleghi delle municipali: una volta tanto dobbiamo essere orgogliosi di essere importanti, molto importanti... quando siamo in clima elettorale...poi si dimenticano subito delle promesse fatte? beh, eroei per un giorno è meglio che niente.

(AGI) - Parma, 24 mag. - Riforma della polizia municipale, accattonaggio e prostituzione. Sono questi i primi problemi che verranno affrontati e risolti secondo il ministro dell'Interno Roberto Maroni, intervenuto oggi a Parma al meeting con alcuni dei sindaci firmatari della Carta di Parma. Il ministro ha puntato l'attenzione all'impegno di ridare il potere ai primi cittadini, ma questo passa attraverso 3 temi specifici.
Riguardo la polizia municipale, Maroni ha affermato: "prendero' le proposte che ci sono in Parlamento e le mettero' nel provvedimento legislativo. Anche sulle armi della polizia municipali: che devono avere le stesse pecularieta' di quelle delle altre forze di polizia". Riguardo l'accattonaggio, il ministro ha spiegato che si tratta di "un tema molto delicato: le questioni di sicurezza, infatti interferiscono, infatti, con le politiche sociali. Cercheremo una soluzione che non scontenti nessuno"

domenica 22 maggio 2011

La "superPM", l'ultimo baluardo della sicurezza urbana...

...mentre la Consulta solleva significative perplessità su "pacchi" sicurezza, la campagna elettorale si accende di nuova luce per la polizia locale d'Italia.
In città importanti, come Milano e Napoli, i relativi candidati sindaci spendono molte parole sul futuro della loro polizia municipale...come del resto in molte altre campagne elettorali, sindaci di variopinti colori politici, giocano il loro ruolo di garanti della sicurezza urbana sui corpi e/o servizi di polizia municipale spesso, poi, disattendendo quei progetti o le aspettative delle donne e degli uomini della Polizia Municipale.
Insomma, ci si sta preparando per una sorta di corpo speciale dei vigili urbani - come sembra essere stato definito dal candidato sindaco di Napoli, Lettieri - un superPM a cui sarebbe assegnato il compito di riportare legalità nella bella città partenopea.
Beh, come dire, dove ha fallito lo Stato, vincerà il comune!
Come addetto ai lavori, queste "grida manzoniane" mi lasciano smarrito, a fronte di un contratto di lavoro che nulla dice e nulla prevede per una polizia locale che è e resta tutt'oggi e sostanzialmente, formata da (volenterosi, oltre ogni limite) "impiegati in divisa". Sì, perché quando poi il poliziotto locale chiede che gli sia riconosciuto economicamente ciò che questi è, quando chiede che sia parificato, nella sostanza, alle altre forze di polizia, manca certamente la volontà di corrispondere le indennità dovute o gli strumenti necessari per contrastare, non dico i criminali, ma i comuni teppistelli (da ultimo, una circolare del Ministero dell'Interno ci vieta l'uso dello sfollagente, l'uso degli spry ed in compenso ci riconosce l'uso delle armi da sparo per difesa personale, quando siamo in servizio e comunque, soltanto se questa è la volontà della civica amministrazione).
Ma come cittadino mi domando come può un comune pensare di risolvere un problema che lo Stato non è riuscito a risolvere: o davvero ci sono delle capacità degli amministratori locali che li vedono sprecati sul loro territorio o lo Stato a fallito. Ma come cittadino, mi domando a che serve creare, di fatto, una nuova forza di polizia, tra le molte, privando il contesto locale di un corpo che dovendo tutelare la sicurezza urbana e non la sicurezza pubblica, dovrebbe concentrarsi su quell'area grigia che sempre più è priva di controlli, giacché i "Sindaci Giuliani" sono impegnati a distogliere dai controlli di polizia stradale, ambientale, edilizia, urbana, rurale, annonaria i propri addetti ai corpi e/o servizi della polizia municipale.
Che dire?
Speriamo che io me la cavo, perché non mi pare che ci sia una vera volontà politica- nazionale, come locale - che pensa alla sicurezza dell'Urbis con la propria polizia destinata a tutelare l'Urbis e non a far concorrenza alla Polizia dello Stato.

mercoledì 11 maggio 2011

Quelli che si lavano troppo...

...ci sono persone che si lavano troppo. Che hanno proprio l'ossessione della pulizia.
Ovunque credono ci sia bisogno di pulizia, perché ovunque credono si insinui il male.
Secondo alcuni, la necessità di pulire tutto, è scatenata proprio dal bisogno interiore di sentirsi puliti: in quanto sporchi dentro.
Insomma, come in ogni psicosi, ogni eccesso è sinonimo di un disagio profondo interiore.
Chissà quante delle persone che si sentono pultite, forse, come direbbe Gesù di Nazreth, sono solanto "sepolcri imbincati".
Un saluto a tutti, in una brevissima occasione di poter accedere su FB... sono a farmi una bella sudata in montagna, qui non c'è ADSL, ma c'è la possibilità di farsi una bella doccia, come fanno le persone semplici, magari che votano a sinistra.
Lascio alle persone che credono di esser pulite, la possibilità di mantenersi tali, se ne sono capaci.

P.S.: il maiale, è risaputo, è l'animale che più di tutti ha biosgno di fare il bagno... la natura offre sempre dei buoni spunti di riflessione.

giovedì 28 aprile 2011

Presentazione volume

REATI AMBIENTALI ED INDAGINI DI POLIZIA GIUDIZIARIA

di: LUCA RAMACCI
casa editrice: MAGGIOLI EDITORE RIMINI
anno / edizione: 2010 - X
parti principali: CODICE DI PROCEDURA PENALE E P.G. - ATTIVITA' DELLA P.G. - P.G. E TUTELA AMBIENTALE - APPENDICE
pagine: 382
misure: cm. 16,80 x cm. 24,00 e taglio cm 1,80
codice: ISBN 978-88-387-6585-5
prezzo di copertina: euro 42,00


Presentazione dell’opera

A distanza di circa vent'anni dalla prima edizione dell'opera, ancora oggi, non poche volte si è soliti confondere il Codice dell'Ambiente (oggetto dell'odierno studio) col c.d. "decreto Ronchi", tanto da ritenere che il vigente d. Lgs. 156/2006 abbia semplicemente innovato il previdente d. Lgs. 22/1997. E' maggiormente noto, che tanto il decreto Ronchi, quanto la legge Merli ed altri simili testi legislativi di tutela ambientale, sono di fatto confluiti nel Codice dell'Ambiente. Codice, questo, oggetto di aspre critiche iniziali, aggravate da quelle successive all'emanazione dei c.d. "correttivi", sempre più idonei a "tutelare i soli interessi del mondo imprenditoriale", così come sottolineato nella prefazione dell'Autore.
Già questo la dice lunga sul modo di concepire la legislazione ambientale da parte di questo autorevole Magistrato di prima linea ed ideatore del sito Lexambiente che, nel concepire questo manuale operativo, ha inteso offrire al lettore quei necessari approfondimenti sulla struttura del processo penale, con particolare riferimento alla p.g. e sulla complessa normativa di tutela ambientale, ampliato, quindi, con le nuove disposizioni a tutela degli animali, tenendo conto delle nuove tecnologie e delle più recenti esperienze investigative.
In chiusura del volume è presente un utilissimo indice analitico, nonché il formulario di p.g. e l'elenco delle leggi a tutela del'acqua, animali, aree protette, aria, beni ambientali e culturali, cave e torbiere, energia, inquinamento elettromagnetico, rifiuti, rumore, sostanze e merci pericolose: tutto raccolto nel CD annesso al volume.

mercoledì 27 aprile 2011

Presentazione volume

MANUALE PRATICO DEL CONTENZIOSO IN MATERIA DI CODICE DELLA STRADA

di: STEFANO MAINI
casa editrice: MAGGIOLI EDITORE RIMINI
anno / edizione: 2011
parti principali: RICORSO AL PREFETTO - RICORSO AL GDP
pagine: 453
misure: cm. 16,80 x cm. 24,00 e taglio cm 2,20
codice: ISBN
prezzo di copertina: euro 42,00


Diverse e particolari sono le qualità di questo vademecum per le opposizioni e i ricorsi, che poterle sintetizzare in uno scritto come questo, sarebbe davvero difficile, se non impossibile.
Probabilmente, sarebbe più semplice richiamare - per chi già la conosce - la personalità del Maini che in questo, come negli altri precedenti "manuali pratici" è stato capace, non solo di descrivere il sistema del contenzioso afferente le violazioni al nuovo codice della strada, ma, con significativo dono di sintesi, offrire a chiunque ne abbia interesse (non solo pratico-professionale, ma direi, pure, culturale) la possibilità di accedere con agilità a questo complesso "sistema processuale".
Infatti, è del tutto evidente che tanto il ricorso al Prefetto (sviscerato in 8 capitoli principali), e, a maggior ragione, l'opposizione al Giudice di Pace (nei più complessi 23 capitoli principali), cui viene dedicata gran parte dell'opera (senza nulla togliere all'unico capitolo che fa cenno all'appello e ricorso per Cassazione), sono disciplinati da una serie di regole che, quando non siano rispettate, possono vanificare la più corretta attività di accertamento preliminare. Regole "processuali" che tengono conte del decorso del tempo, della istruttoria e di quanto altro, rispetto a fatti di rilevanza giuridica, non possono essere sottovalutate da quanti hanno interesse, non solo a dare inizio alla contestazione di un illecito amministrativo (che talvolta riverbera pure nel processo penale), ma a portarlo a termine, vedendo "soccombere" chi, non poche volte, con quella violazione dimostra, sol per questo, una personalità civilmente "deviata". Il tema della sicurezza della circolazione stradale, infatti, non è tema secondario ad altri, giacché la strada è uno dei luoghi più frequentati e dove, nel modo più palese, si esprimono le personalità di tutti, da correlare ai relativi comportamenti di guida.
Per altro verso e senza con ciò voler creare un fronte di inespugnabile "attacco" all'utenza stradale, che in tal senso, potrebbe determinare l'abuso, il manuale del Maini è sicuramente rivolto proprio a questi utenti, sia per farli difendere dagli inevitabili errori dei pubblici ufficiali - pur sempre donne e uomini erranti - sia per portare luce su di una materia che non poche volte viene oscurata dalle "sirene mediatiche" che altro interesse non hanno, se non quello di aumentare audience.
Anche sul piano strutturale dell'opera, ogni singola parte, capitolo e paragrafo, mantengono quel rigore pratico che caratterizza lo scritto di questo studioso del diritto: vengono quindi evidenziati in grassetto tutti quei termini, articoli di legge o frasi che all'occhio del lettore possono apparire più interessanti e di immediato rilievo, allorquando vi sia l'esigenza di calarsi in tutta fretta, in un più ampio e generale commento; non mancano le evidenziazioni ed i rimandi ad altri parti del testo cui doversi necessariamente riferire e, a conclusione di ogni commento, i richiami per sintesi, alla prassi amministrativa (comunque scaricabile, integralmente, dall'annesso CD) e la citazione, per esteso, delle relative massime .
Con significativa sensibilità professionale dell'Autore, chiude l'opera la bibliografia essenziale, un nutrito indice analitico degli argomenti trattati e cronologico degli atti amministrativi (dal 1988 a quella più recente del gennaio 2011 in materia di segnalamento delle postazioni per il controllo della velocità), nonché l'elenco dei ricorsi e delle istanze scaricabili dall'annesso CD e modificabili in ragione delle esigenze dell'utilizzatore finale.

martedì 26 aprile 2011

Presentazione volume

OPPOSIZIONI E RICORSI IN MATERIA DI VIOLAZIONI AL CODICE DELLA STRADA

di: G. CARMAGNINI - V. ESPERTO
casa editrice: MAGGIOLI EDITORE RIMINI
anno / edizione: 2011 - IV
parti principali: RICORSO AL PREFETTO E OPPOSIZIONE AL GIUDICE DI PACE - MOTIVI DI RICORSO E RISPOSTE - MODULISTICA
pagine: 872
misure: cm. 16,80 x cm. 24,00 e taglio cm 4,00
codice: ISBN 978-88-387-5995-2
prezzo di copertina: euro 80,00


Quattro edizioni di questo volume, hanno sicuramente dimostrato le notevoli capacità tecnico-giuridiche di Giuseppe Carmagnini e Vitantonio Esperto che, in quasi mille pagine di volume, hanno saputo realizzare un'opera giuridica tra le più interessanti per la polizia municipale, sempre più impegnata nel campo del controllo della circolazione stradale, tanto da potersi definire, a mio modo di vedere, polizia stradale locale.
Questa edizione risente, ovviamente, delle modificazioni introdotte dalla Legge 120/2010, con particolare riferimento alla gestione del contenzioso. Ciò ha determinato una vera e propria innovazione dei capitoli introduttivi, nonché la completa revisione della casistica pratica.
Il taglio, resta quello di sempre, scevro da ogni eccessivo "orpello giuridico" e, piuttosto, volto a fornire un metodo molto pratico per gestire in contenzioso, non solo a livello teorico, ma anche pratico, potendo ricorrere all'utilizzazione di "maschere" salvate sottoforma di file.
Infatti, a fronte di una parte introduttiva e teorica, tramite la quale è possibile approfondire le questioni inerenti i ricorsi e le opposizioni propriamente detti, la parte successiva è tutta organizzata a trattare i vari motivi di ricorso e le relative risposte tra cui le eccezioni e le richieste preliminari, i vari vizi, le cause di esclusione della responsabilità, le disposizioni previste dai vari Titoli del Nuovo Codice della Strada.
Il tutto, come già detto, replicato nell'allegato CD (che contiene inoltre, massime e prassi ministeriali, anche pubblicate su vigilare sulla strada), per poter essere utilizzato con il c.d. Drag & Drop.
Insomma, un'opera da "portar sotto braccio" per quella sua utilità pratica che non si esaurisce, certamente, all'interno dell'Ufficio Contenzioso.

domenica 24 aprile 2011

24 e 25 aprile 2011

Questa Pasqua e questo 25 aprile 2011, sono intimamente uniti dallo stacco di pochi minuti di un orologio.
Nel cessare una ricorrenza religiosa, che ricorda il passaggio del Mar Rosso e la fuga degli Ebrei dalla sopraffazione Egiziana e quindi, la conquista della Terra Promessa, inizia la giornata di una ricorrenza civile, che ricorda il passaggio dalla dittatura alla libertà e quindi, la conquista del territorio italiano da parte dei propri figli, senza che alcuno potesse ergersi a fruitore di spazi di libertà, giacché la libertà venne riconosciuta come il fondamentale diritto inviolabile di tutti.

Dunque, due momenti così apparentemente distanti, ma così intimamente vicini: perché non c'è fede, senza libertà di credere, ma non c'è diritto di cittadinanza senza la libertà di esercitarlo.

In questo preciso momento, scattano i primi secondi del 25 apirle civile ed il mio ricordo va ai combattenti sui vari fronti italiani: da quelli propriamente militari, a quelli civilmente organizzati della resistenza partigiana.

Penso a di quanto sangue si è nutrita e si nutre questa mia libertà individuale e collettiva e pensando a questo, penso che ciascuno di noi, poggiando i piedi sul suolo di questa nostra terra italiana, forse, calpesta, incautamente, il sangue versato in nome di un ideale che per noi, oggi, è un diritto acquisito.

Ma un diritto che può essere facilmente perduto, nel momento in cui si commettesse l'errore di credere che questo diritto non può più disperdersi.

Allora, talvolta temo che siamo troppo distratti e così facilmente capaci di calpestare i cadaveri di quei soldati e di quei partigiani - ma di quei bambini, di quelle donne, di quei vecchi - che il nazifascismo ha umiliato e trucidato senza alcun ritegno, nel momento stesso in cui decanta il nostro impegno civile e si arriva a trattare senza alcun rispetto questo suolo italiano.

Quel suolo sul quale c'è chi oggi vuole imporre confini interni, prima ancora che esterni, quasi a ritenere, assurdamente, che possano esistere popoli proprietari di un territorio, violando ogni legge naturale che riconosce all'animale di vivere del territorio del quale si nutre. C'è ancora, oggi, chi ritiene che esistano superiorità di razza o di linguaggio, tanto da ergersi a detentore di una cultura basata sulla tradizione, che non ammette alcun confronto con altre culture, concependo con ciò l'annichilimento della cultura e di ogni cultura, quando questa sia divisa e suddivisa. C'è ancora, oggi, che crede di poter utilizzare lo Stato come luogo di esercizio del potere fine a se stesso e non anche come funzione pubblica posta al servizio dei cittadini.

Questo per me, significa, calpestare i martiri della libertà ovvero coloro i quali hanno dato la propria vita, e non parole o promesse, per garantire la vita-libera della generazioni a venire.

Tra breve ci saranno nuove elezioni amministrative, nuove promesse, nuove liste anonime (quasi a far esercizio di vergogna rispetto a quei partiti che sono l'asse portante del nostro sistema statuale che regge e può reggere, nella misura in cui esista, concretamente, il vero confronto pluralista) e auspicherei che questi candidati pensassero meno a far bella mostra di sé, pensassero meno a fare i conti sui numeri anziché sui valori, pensassero a farsi indietro, se necessario, per dare un futuro all'Italia Unita, Libera e Repubblicana: così come tanti martiri della libertà fecero un passo avanti per esporre il proprio corpo al fuoco nemico ottenendo, non la loro libertà, ma dei figli di questa Italia.

Dico grazie a questi Patrioti e spero che chi si appresta a dare un senso a quel sacrificio di valore inestimabile, nel momento stesso in cui sarà eletto ad amministrare i beni pubblici del Paese, ricordi il 25 apirle, non come un evento della storia italiana, ma come la storia italiana.