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martedì 9 agosto 2011

DIGNITA' AUTONOME DI PROSTITUZIONE

Ci si potrebbe domandare come mai, passate le due di notte, uno si mette davanti ad un computer a scrivere.
Perché un'emozione, può consentirti di farlo.
Perché quando ti senti "parte", questo può accadere.
Perché quando comprensi che la sofferenza di uno sconosciuto, riesce a trapassare la tua estraneità, qualcosa ti spinge a provare a trasmettere la tue emozione, anche ad altri, soprattuto se amici.
Così, dopo aver assistito ai trenta artisti che compongono il "bordello" allestito al Teatro di Pietrasanta, sento il bisogno di dire a quanti ancora non hanno sfruttato una delle sue trenta prostitute o prostituti, di provare a farlo.
Dal 9 agosto fino al 14 agosto, con ingresso dalle ore 21,30 e fino alla mezzanotte, è possibile appartarsi con un attore od un'attrice, disposti a prostituirsi per noi e per donare a noi, singolarmente od anche in un'ammucchiata di gruppo, la propria arte.
Ciò ha già suscitato "le ire funeste" di alcuni Pietrasantini che sentite parole sconvenienti lanciate alla piazza, dalle finestre del Teatro, hanno richiesto che tutto lo spettacolo si svolgesse all'interno del Teatro perché, come ogni prostituta che si rispetti, questa deve vendere il proprio corpo, le proprie emozioni, la propria dignità di persona, fuori dalla vista delle persone perbene e, magari, al servizio delle persone perbene...purché tutto ciò...invisibilmente avvenga.
Ma lo spettacolo ha avuto corso e lo spettacolo prosegue, perché anche fare l'attrice o l'attore, oggi, è doversi distendere alle volontà del pubblico, provando a raccimolare qualche soldo per sopravvivere e così, esprimere la propria arte, come ragione di vita.
Questo è lo spettacolo che merita di essere visto.
Si viene invitati in Teatro, si entra in Teatro e, quasi per gioco, ci si ritrova appartati con il prostituo o la prostituta teatrale che più ci aggrada. Così, quello spettacolo che nasce sul palcoscenico, si riduce all'intimità di un camerino (per i più fortunati), o uno spogliatoio, o una soffitta, dove, non solo soffri della sofferenza dell'artista, ma ne condividi una piccola parte di mondo, sfiorando ed annusandone le emozioni. Gli sguardi sono intensi e le lacrime od i sorrisi forzati, sono così vicini, da sentirli presenti.
Così, la nobile arte del Teatro, è sbattuta da questi trenta artisti, sulla strada, per essere violentata da una bramosia, che va oltre la necessità di garantire la cultura, che anche questo esprime.
Ma scrivo, infine, perché questa vicinanza al loro sentirsi abbandonati da quello Stato, che all'art.9 della Costituzione tutela il patrimonio culturale e quindi, l'arte teatrale, si confonde al loro sentirsi abbandonati dai cittadini che non si trasformano più in spettatori.
Scrivo, quasi con una invocazione, a partecipare a questo spettacolo, perché è bello consentire a questi artisti di essere sul palcoscenico del teatro, come della loro vita; ma perché questo loro bisogno, può calare in noi, suscitando emozioni.
Quelle stesse emozioni che magari, abbiamo dimenticato nel cassetto della nostra storia di persone, perché troppo impegnati a rovistare nel cassetto delle nostre mediocrità e delle futilità.
Quindi, per chi ama il Teatro e vuol provare ad amarlo, se sconosciuto al suo cuore, violi, per una sera, il suo "perbenismo" e si lasci rapire dal bordello più famoso d'Italia.

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