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venerdì 20 settembre 2013

BERLUSCONI E' UN MALE NECESSARIO...


 
Uno degli ultimi giornalisti della Repubblica Italiana (prima dell'avvento dei vari giornalai, edicolanti e strilloni, venditori di notizie... a proposito, sarei curioso di sapere se poi l'attentatore del buon Belpietro è stato rintracciato o, piuttosto sapere se l'attentato c'è stato davvero e se non c'è stato, chi dei due aveva strillato il fattaccio), Indro Montanelli, disse del che Berlusconi era un "male necessario" ed io accettai, passivamente, quell'affermazione, rintracciandoci - sol per istinto - una grande verità.
Oggi, ripenso a quella convinta conclusione e pur convinto del fatto che Berlusconi era ed è un "male necessario", la domanda che mi pongo è: "male necessario" per il sistema o al sistema?
Beh, probabilmente, se Berlusconi fosse stato un "male necessario" PER il sistema, il sistema stesso, come un sano corpo umano, avrebbe messo in moto i propri anticorpi e, reagendo, si sarebbe fortificato, riuscendo a sconfiggere il grave virus che lo aveva infettato... ma così non sembra essere accaduto e dunque, quel corpo, già ammalato e decadente, ha peggiorato il proprio stato generale e quella necessità è divenuta, per lui, una sciagura.
Piuttosto, oggi, credo che Berlusconi non sia stato il male necessario PER il sistema, ma AL sistema: cambiando l'ordine delle parole, il significato, cambia!
Ho visto vari spezzoni dell'ultimo, patetico, show, del mitico Cavaliere che parlava al suo "esercito"; l'ho trovato così finto, tanto da farmi ricordare i pupazzetti di pongo che costruivo da bambino (ora il pingo non si trova più, dicono che è tossico e fa male ai bambini) oppure, quel pupazzetto di certi film dell'orrore dei miei anni di adolescente, guidato da un abile ventriloquo. Eppure, mentre lo guardavo, ne provavo compassione, pensando a quanto è triste constatare che un uomo della sua intelligenza, abbia bisogno di stendere un tappeto d'usura sulla sua testa calva, come si farebbe su di una vecchia autostrada priva di barriere di sicurezza... sì, compassione.
Compassione per quel "canto del cigno", di un piumaggio troppo artificioso per essere commovente come l'omonima opera.
Ma in quel momento, ho capito una cosa ben più importante della miseria umana (ben più grave di quella economica) che può aggredire un vecchio, che Montanelli aveva ragione (o sperava) solo per una parte del suo ragionamento, perché Berlusconi era sì, il "male necessario", ma necessario AL sistema.
Certo.
Necessario a tutti quelli che non hanno il coraggio di trombare una minorenne e lasciano che sia lui a farlo, durante uno dei "festini" che, chissà come mai, c'è sempre solo e soltanto lui, quasi che un uomo così famoso e pieno di amici, nel momento di darsi alle sue orgie da scoop giornalistico, si ritrova sempre solo ed unico esemplare di "maschio erectus" da condannare sulla carta patinata.
Necessario ad una rana dalla bocca larga, che non trova di meglio che spalancare la bocca per gridare allo scandalo, a difesa della sua gallina dalle uova d'oro, che l'ha resa famosa, nel momento in cui non era nessuno.
Necessario ad un comunista folgorato sulla via di Arcore, ormai troppo vecchio - anche lui - per poter mettere al collo il collarino da prete, sebbene neppure il buon Manzoni lo ingaggerebbe per interpretare un mediocre Don Abbondio.
Necessario a tanti, quindi, al sistema.
Ma non solo quelli della sua cordata, sia chiaro: necessario a tutto il sistema.
Quelli che, intimoriti dall'anticomunismo berlusconiano, si sono trasformati in quelli del centro-sinistra: più democristiani di un democristiano, con tutto il rispetto del caso, per la vecchia Democrazia Cristiana.
Quelli del nuovo centro, che provano a stare nel mezzo, come un equilibrista sul nastro disegnato in mezzo ad una strada nel deserto.
Quelli del centro-destra, grazie ai quali le lapidi di Predappio vorrebbero tornare a Salò, per scomparire, definitivamente, nel lago del Vate.
Certo, necessario al sistema.
Non si può togliere al Silvio nazionale il primato di avere studiato ottime strategie mediatiche, per ammaliare gli elettori con facili promesse da venditore da fiera: milioni di posti di lavoro, cancellazione delle tasse, cacciata dei clandestini,... Soprattutto, l'aver creato lo slogan dell'anticomunismo che tanto successo ha avuto, soprattutto tra le fila degli operai che un tempo manifestavano con il pugno chiuso.
E pensare, che i comunisti italiani, così come gli altri appartenenti ai partiti storici dell'Italia del dopo guerra, sono quelli che hanno liberato l'Italia dal fascismo, tanto che l'apologia di fascismo e non di comunismo, era un reato; tanto che si era soliti parlare di antifascisti e non di anticomunisti.
E pensare che fu proprio il comunista e Ministro Guardasigilli Togliatti, a condonare ottimi gerarchi fascisti, consentendo così al Movimento Sociale Italiano di partecipare alla vita istituzionale della Repubblica Italiana. Non perché era buono e giusto, ma perché anche certi suoi compagni, pur non calzando il fez e pur non indossando la camicia nera, avrebbero dovuto subire le stesse pene di certi gerarchi.
Insomma, qualcuno o qualcosa, in Italia, è sempre servito AL sistema.
Beh, non ho voluto parlare di Berlusconi, perché è un po' come il sale: ovunque lo metti, lo puoi mettere.
Perché Berlusconi non ha creato nulla, in fondo ma, diversamente, ha saputo riconoscere nel sistema, qualcosa che era già presente, prima della sua "scesa in campo": il berlusconismo.
Sì, perché non mi si venga a dire che il berlusconismo è figlio di Berlusconi. Diciamo che il buon Silvio l'ha sdoganato, così come ha sdoganato i fascisti, consentendo a Fini di coprirsi il capo come un ebreo e quindi diventare buono.
Siamo così... italiani brava gente.
Buoni, così buoni che più buoni non si può.
Mi guardo attorno, senza la necessità di andare a Roma, ma restando nel mio "piccolo piccolo" e osservo tanti "buoni" amministratori pubblici che mi danno molto spesso ragione, che mi danno una pacca sulla spalla e per sentire qualche politico che s'incazza o alza la voce, devo aspettare di ascoltare o leggere qualche ultrasettantenne che crede ancora nella politica della prima Repubblica: la vituperata prima Repubblica.
Non so, io sono cresciuto in un'altra epoca, forse e gli esempi che avevo dinanzi, erano altri e non erano così "buoni" come quelli puliti e laccati dei giorni nostri.
Neppure i democristiani erano così buoni: magari da mangiare (da bambini), ma quando diventavano grandi, restavano indigesti, sempre se riuscivi a catturarli... ma era davvero difficile.
Ascoltavo mio nonno che mi raccontava la sua guerra di trincea e lo vedevo sfilare, orgoglioso, alle feste nazionali, dove erano loro - gli ex combattenti - i protagonisti e non chi gli girava attorno; osservavo mio babbo che piangeva, quando mi raccontava la vita del campo di concentramento inglese, i cui custodi non erano certamente più teneri dei vituperati tedeschi e, sempre mio babbo, mi parlava di diritti dei lavoratori, di lotte per migliorare la NOSTRA e non la sua condizione sociale.
Respiravo, insomma, un tempo in cui chi aveva vissuto prima di me era credibile perché quello per cui lottava, lo lottava in prima persona; perché il suo linguaggio era chiaro ed inequivocabile; il suo sì era un sì ed il suo no era un no.
Poi, col tempo, tutto s'è edulcorato ed ho perso quel senso di appartenenza e sfumando, sono svanite le diversità che arricchiscono... le bandiere rosse, non erano sporche, ma erano ritinteggiate di sfumature di grigi e così anche le altre bandiere, cosicché era sempre più difficile capire qual'era stata e, soprattutto,quale poteva essere la tua bandiera.
Forse, non fischiava neppure più il vento, ne urlava la bufera, ma tutto si acquietava e si è acquietato.
Così che, oggi, vedi le miserie (non solo di Berlusconi ma) dei tanti berluschini, italiani che lui ha soltanto sdoganato, ma che erano già presenti, prima che lui scendesse in campo e divenisse il "male necessario".
I berluschini sono quei personaggi che difficilmente prendono una posizione; perché prendere una posizione netta, significa perdere consenso ed i berluschini sono dei ragionieri, per cui non conta quanto un programma politico esiste davvero e non è una bufala, ma quanti voti porta, giacché è la somma che fa il totale. I berluschini curano il loro look, perché la gente guarda al look e non è facile capire se sotto la giacca si nascondono ali da angelo o coda da diavolo: conta quanto sei piacione e quanto un'emozione ti strappa un voto ed il voto è la questione di un attimo, non certo la meditazione di giorni. I berluschini creano i loro harem, hanno le loro escort, che ti accompagnano nelle loro orgie, non sempre fatte di sesso ma, sicuramente, di leccaculo o di altri genitali per cui, se non sei dei loro, non hai diritto a godere, ma solo ad essere fottuto. I berluschini hanno molti denari da spendere, giacché non sono mai i propri e, tutt'al più, se sbagliano qualche conto, perdono i denari della comunità che rappresentano e riescono persino a far credere che la colpa non è loro, ma sono solo vittime (non solo) dei comunisti.
I berluschini sono davvero tanti e ogni giorno ne spunta uno nuovo e quando spunta non ci credi e fai fatica a crederci: ma è così.
Mi hanno detto che a Roma c'è un circolo privato esclusivo dove si entra soltanto previo attento esame e dove, per entrarvi, si deve pagare 30.000 euro e poi 4.000 euro all'anno per restarci. Non mi ha stupito che questo circolo possa esistere o che certi personaggi della politica nazionale possano esserci. Ma mi ha stupito che fra questi, ci sono i compagni del centro-sinistra o dei sindacalisti e questo mi fa veramente schifo. Perché posso capire che ci sia un industriale e perché no, Berlusconi (che poi non compariva nella lista di quei nomi), che spendono del loro, ma, mi domando, con quale coraggio, un sindacalista, può spendere una cifra del genere quando, chi dovrebbe rappresentare non arriva a fine mese? e, ancora, ma perché un compagno del centro-sinistra (probabilmente un non comunista) ha bisogno di essere nominato dal "grande fratello" per far parte della "famigghia"?
Perché è sicuramente un modo di essere "in"... diversamente di è "out"...
Mentre corro verso i miei 52 anni, lasciano i 51 compiuti, ho come dentro di me un senso di disagio, quasi a credere che una generazione di "combattenti" stanno cantando il loro "canto del cigno" con piumaggi originali o con capelli brizzolati o calvi.
Ma forse sono le grida più pure.
Ben diverse da quelle degli strilloni che vendono le notizie e lo fanno cercando di mediare le volontà del loro berluschino, di centro-sinistra, di centro o di centro-destra, di Roma e della periferia locale.
Ho come l'impressione che questi nostri giovani non abbiano niente davanti a se e o si costruiscono la loro storia, o questa storia li affosserà nelle loro poche certezze.
Quanto a Berlusconi, mah, chissà quale sarà la sua fine.
Certo. Ce ne sarà una anche per lui e come già avvenuto per altri, quando non sarà più un "male necessario", ma solo un "male", il sistema che se ne è servito saprà come eliminarlo, senza la necessità che il popolo italiano debba decidere.
In fondo, il popolo italiano, ha mai deciso qualcosa?