Oggi è il primo giorno della settimana di
Pasqua e, come ogni anno - da quanche anno a questa parte - provo ad
esprimere un pensiero, una riflessione, che sia anche un augurio per la
festività che sta per essere celebrata o vissuta... Essenzialmente, è un
modo di essere vicino alle persone con le quali condivido un percorso
di vita e dunque, niente di più se non un pensiero, un punto di vista,
senza alcuna presunzione di verità.
Proprio ieri, un caro amico, mi diceva che era preoccupato per quello che sta accadendo in Italia... e beh, come non esserlo?
Però, credo anche che sono tanti anni che in Italia o in Europa non c'è
una guerra mentre, attorno a noi, le guerre ci sono e sono combattute,
spesso, con le armi che gli Stati non belligeranti e portatori di
democrazia o fautori degli "eserciti di pace", offrono per migliorare il
loro PIL.
Dunque, sembra che la guerra sia una necessità e la guerra, è, una necessità.
La ciclicità dei fatti della vita ci porta a desiderare nuove idee,
nuove forme di progresso ed in questo, c'è tutto il bisogno di
sovvertire o di rottamare il vecchio, quasi che quello che abbiamo usato
sia solo un rifiuto da buttare... l'ecologia ci ha aiutato a cambiare
la cultura sulla gestione dei rifiuti, insegnandoci che nulla si crea,
nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. Così, un rifiuto, prima di
essere un rifiuto è, essenzialmente, un bene da riciclare, da
riutilizzare... un bene, insomma.
Credo che in Italia o, per meglio
dire, entro i confini esterni italiani siano accadute tre cose
importanti, su cui riflettere, che, più che un senso religioso - se non
alla fine del discorso - hanno un profondo senso culturale.
Abbiamo
avuto tre grandi uomini delle istituzioni, tre "grandi vecchi" e mi
riferisco al Presidente Giorgio Napolitano, a Papa Benedetto e a Papa
Francesco.
Con tutte le critiche che possiamo aver mosso al nostro
Presidente della Repubblica, ha saputo tenere fermo il suo profilo
istituzionale, mantenendo quell'equilibrio necessario ad evitare
possibili deviazioni di percorso istituzionale e, nonostante tutto,
dalla sua altezza degli ottantotto anni, ha molte cose da insegnare a
tanti di noi, più o meno giovani, che sappiamo lanciare facili invettive
e critiche, ma molto meno, idee per costruire il futuro del Paese.
Papa Benedetto non è stato certamento il mio modello ideale di
rappresentante della Chiesa di Cristo, ma alla conclusione del suo
mandato, ha saputo dimostrare un'umiltà sostanziale che il suo aspetto
non aveva saputo mostrare, durante iol suo pontificato. Sì, perché
spesso, le persone osservano l'eseriorità ed una croce d'oro o una
scarpina rossa, fa credere di chi la indossa chissà che cosa: magari,
tutto quello è solo un simbolo che ingabbia l'uomo che ne è contenuto o
che la deve portare, nella logica delle forme canoniche, che tolgono
all'uomo, la libertà espressiva.
Papa Francesco, diversamente, è il
mio modello di Papa, perché accogliendo un messaggio di umiltà, l'ha
fatto proprio non solo nella sostanza, ma anche nella forma, esprimendo
parole semplici e perfino banali che peraltro, quando vengono espresse
dalla finestra del Vaticano, sono un devastante messaggio di pace al
mondo.
Una guerra senza armi, ma una guerra interiore che deve
demolire le nostre troppe certezze che abbiamo acquisito negli anni del
benessere, come il lavoro, la salute, la vita. L'idea di doverci
ammalare o che si possa morire o che la mancanza del lavoro ci possa
rendere incapaci di essere persone, questa è la nostra più grave
preoccupazione e quando tutto questo è minacciato, ci porta a gridare e
ad organizzarci per distruggere tutto quello che resta e che diventa il
male, il peccato originale.
Credo che questa Pasqua, nel suo
significato religioso e culturale, ci deve aiutare a far riflettere
sull'idea del passaggio e, nella necessità di rintracciare il Mosé della
nostra esistenza, di donne e uomini liberi, riuscire a liberarci dai
vincoli delle troppe costrizioni e certezze che ci siamo costruiti, che
ci rende schiavi d'Egitto. Con questa idea, provare a passare nel mezzo
delle acque agitate delle nostre preoccupazioni, vincendo la paura che
ci rende schiavi delle nostre passioni e, come uomini liberi, provare a
credere che con l'impegno di tutti e di ciascuno in particolare, è
possibile raggiungere la nostra terra promessa.
Se poi tutto questo
lo facciamo, come credenti, beh, credo che tutto questo possa essere
facilitato dalla nostra fede, non tanto di cattolici, ma di credenti in
un creatore che ci ama. Dedico, in particolare, a coloro che credono, un
antico metodo di preghiera della Chiesa, che non è mero indottrinamento
giacché altro non è che un modo di leggere la Bibbia, in modo
coordinato e cioè, la liturgia delle ore. Un'antica preghiera che la
tecnologia ha reso accessibile via web e che credo possa essere un buon
"regalo di Pasqua", non solo per il credente, ma anche per chi ama
riflettere sul pensiero dell'uomo che qui è raccolto, in secolo di
storia e di manoscritti - comuni alle tre grandi religioni - che
compongono il Libro dei Libri.
Buona Pasqua!
http://www.liturgiadelleore.it/
lunedì 25 marzo 2013
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