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lunedì 25 marzo 2013

Buona Pasqua 2013...

Oggi è il primo giorno della settimana di Pasqua e, come ogni anno - da quanche anno a questa parte - provo ad esprimere un pensiero, una riflessione, che sia anche un augurio per la festività che sta per essere celebrata o vissuta... Essenzialmente, è un modo di essere vicino alle persone con le quali condivido un percorso di vita e dunque, niente di più se non un pensiero, un punto di vista, senza alcuna presunzione di verità.
Proprio ieri, un caro amico, mi diceva che era preoccupato per quello che sta accadendo in Italia... e beh, come non esserlo?
Però, credo anche che sono tanti anni che in Italia o in Europa non c'è una guerra mentre, attorno a noi, le guerre ci sono e sono combattute, spesso, con le armi che gli Stati non belligeranti e portatori di democrazia o fautori degli "eserciti di pace", offrono per migliorare il loro PIL.
Dunque, sembra che la guerra sia una necessità e la guerra, è, una necessità.
La ciclicità dei fatti della vita ci porta a desiderare nuove idee, nuove forme di progresso ed in questo, c'è tutto il bisogno di sovvertire o di rottamare il vecchio, quasi che quello che abbiamo usato sia solo un rifiuto da buttare... l'ecologia ci ha aiutato a cambiare la cultura sulla gestione dei rifiuti, insegnandoci che nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. Così, un rifiuto, prima di essere un rifiuto è, essenzialmente, un bene da riciclare, da riutilizzare... un bene, insomma.
Credo che in Italia o, per meglio dire, entro i confini esterni italiani siano accadute tre cose importanti, su cui riflettere, che, più che un senso religioso - se non alla fine del discorso - hanno un profondo senso culturale.
Abbiamo avuto tre grandi uomini delle istituzioni, tre "grandi vecchi" e mi riferisco al Presidente Giorgio Napolitano, a Papa Benedetto e a Papa Francesco.
Con tutte le critiche che possiamo aver mosso al nostro Presidente della Repubblica, ha saputo tenere fermo il suo profilo istituzionale, mantenendo quell'equilibrio necessario ad evitare possibili deviazioni di percorso istituzionale e, nonostante tutto, dalla sua altezza degli ottantotto anni, ha molte cose da insegnare a tanti di noi, più o meno giovani, che sappiamo lanciare facili invettive e critiche, ma molto meno, idee per costruire il futuro del Paese.
Papa Benedetto non è stato certamento il mio modello ideale di rappresentante della Chiesa di Cristo, ma alla conclusione del suo mandato, ha saputo dimostrare un'umiltà sostanziale che il suo aspetto non aveva saputo mostrare, durante iol suo pontificato. Sì, perché spesso, le persone osservano l'eseriorità ed una croce d'oro o una scarpina rossa, fa credere di chi la indossa chissà che cosa: magari, tutto quello è solo un simbolo che ingabbia l'uomo che ne è contenuto o che la deve portare, nella logica delle forme canoniche, che tolgono all'uomo, la libertà espressiva.
Papa Francesco, diversamente, è il mio modello di Papa, perché accogliendo un messaggio di umiltà, l'ha fatto proprio non solo nella sostanza, ma anche nella forma, esprimendo parole semplici e perfino banali che peraltro, quando vengono espresse dalla finestra del Vaticano, sono un devastante messaggio di pace al mondo.
Una guerra senza armi, ma una guerra interiore che deve demolire le nostre troppe certezze che abbiamo acquisito negli anni del benessere, come il lavoro, la salute, la vita. L'idea di doverci ammalare o che si possa morire o che la mancanza del lavoro ci possa rendere incapaci di essere persone, questa è la nostra più grave preoccupazione e quando tutto questo è minacciato, ci porta a gridare e ad organizzarci per distruggere tutto quello che resta e che diventa il male, il peccato originale.
Credo che questa Pasqua, nel suo significato religioso e culturale, ci deve aiutare a far riflettere sull'idea del passaggio e, nella necessità di rintracciare il Mosé della nostra esistenza, di donne e uomini liberi, riuscire a liberarci dai vincoli delle troppe costrizioni e certezze che ci siamo costruiti, che ci rende schiavi d'Egitto. Con questa idea, provare a passare nel mezzo delle acque agitate delle nostre preoccupazioni, vincendo la paura che ci rende schiavi delle nostre passioni e, come uomini liberi, provare a credere che con l'impegno di tutti e di ciascuno in particolare, è possibile raggiungere la nostra terra promessa.
Se poi tutto questo lo facciamo, come credenti, beh, credo che tutto questo possa essere facilitato dalla nostra fede, non tanto di cattolici, ma di credenti in un creatore che ci ama. Dedico, in particolare, a coloro che credono, un antico metodo di preghiera della Chiesa, che non è mero indottrinamento giacché altro non è che un modo di leggere la Bibbia, in modo coordinato e cioè, la liturgia delle ore. Un'antica preghiera che la tecnologia ha reso accessibile via web e che credo possa essere un buon "regalo di Pasqua", non solo per il credente, ma anche per chi ama riflettere sul pensiero dell'uomo che qui è raccolto, in secolo di storia e di manoscritti - comuni alle tre grandi religioni - che compongono il Libro dei Libri.
Buona Pasqua!
http://www.liturgiadelleore.it/