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domenica 29 aprile 2012

Dall'agenda rossa di Paolo Borsellino

Per qualche giorno...tregua. Saranno felici quelli che mi dicono che scrivo troppo; quelli che mi dicono che devo essere più coinciso; quelli che, mi dicono che devo stare attento: tutti, naturalmente, lo dicono scherzando ed io sorrido. Trovo quindi molto calzante questo ennesimo pensiero del Giudice Paolo Borsellino, col quale auguro la buonanotte a tutto Codesto popolo virtuale.
Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri.

sabato 28 aprile 2012

Dall'Agenda rossa di Paolo Borsellino

Le ultime parole di Agnese (sua moglie) furono: "Paolo, con quella borsa in mano mi sembri proprio uguale al tuo amico Giovanni". Paolo non si voltò e salì in macchina. Sapeva che andava a morire. ...credo che il coraggio di un uomo, è dato, necessariamente, anche dal coraggio della sua donna...

L'importanza del voto locale

Se fosse davvero questa la funzione del "diario" di FB o di un blog, come questo, riporto di seguito una mia riflessione sull'importanza delle elezioni locali, anche con quell'idea di confronto ideologico - per me sempre importante e costruttivo - che può offendere ed irritare soltanto chi non è avvezzo ad alcuna forma di confronto, trovandolo, con ciò, assai distante dalla mia persona. Superando la fondamentale importanze dell'ironia, condivido, in parte, il pensiero di Daniele Cardini, nel senso che la politica locale, alla fin fine, è su scala ridotta, quella nazionale. Peraltro, pensando alla politica nazionale, perdiamo anche l'idea e la sostanza della democrazia rappresentativa, immaginata dal Costituente, tanto sono distanti e sconosciuti coloro che dicono di rappresentarci; mancano le coerenze ideologiche di base e quindi, l'organizzazione partitica prevista dalla Costituzione. In quanto sconosciuti al popolo, i c.d. "onorevoli" (e tale definizione la dovrebbe dire lunga sulle loro qualità) sono distanti al popolo e come tali, soggetti a facili generalizzazioni: inevitabilmente, se ho a che fare con un vigile urbano educato o sgarbato, il risultato di quella esperienza farà della categoria che viene rappresentata, una buona o una cattiva istituzione, giacché l'istituzione è di per se, impersonale: ma impersonale non dovrebbe essere la politica, in quanto rappresentativa. Il rischio delle facili generalizzazioni è il qualunquismo e l'allontanamento patologico dalla politica, che è l'unico modo di costruire un Paese. Qui il mio distinguo. Perché se è vero quello che sta accadendo a livello nazionale - che a mio modo di vedere non succede a caso, ma è il frutto di una speculazione dei poteri occulti, proprio su questa generalizzazione del popolo, la c.d. antipolitica (me lo taglio per fa dispetto alla moglie!) - a livello locale, questo non regge. E tale circostanza non consente ancora a quelli che io definisco i "poteri occulti" di arraffare il tutto. A livello locale i nostri amministratori (anche in questo caso, la definizione la dovrebbe dire lunga sulle loro funzioni) sono conosciuti dai loro elettori e sono tanto più conosciuti, quanto più piccoli sono i numeri di coloro i quali vogliono essere rappresentati, secondo una vera e propria democrazia rappresentativa che può sfociare anche in una auspicabile democrazia partecipativa, dove sono i condomini ad amministrare il condominio comunale e al Sindaco resta solo il compito di dare esecuzione (amministrare, appunto) il bene pubblico, secondo la loro volontà. Certamente, l'Italia (in buona compagnia) sta passando un momento difficile che, inevitabilmente, influenza le scelte locali e, soprattutto, la nostra condizione di tartassati fa sì che questo nostro disagio, questa nostra antipolitica diffusa, riverbera anche nella pesatura di chi, localmente, sebbene amministratore è pur sempre un politico...così vengono fuori le facili generalizzazioni locali: chi glielo fa fare di fare il Sindaco? così raccatta un popo' di quattrini oppure fa il bello bello, ecc. Personalmente, a distanza di pochi giorni dalle prossime elezioni, credo che vada tutto il rispetto a coloro i quali si sono messi in gioco, anche perché senza chi amministra, non c'è condominio. Come ci insegnavano i vecchi, chi non fa non falla e chi ha in mano il Paese commette sicuramente degli errori, o, più chiaramente, scontenta coloro i quali vedono nella sua azione un errore, ma ne accontenterà altri. In fondo, quante volte critichiamo i nostri onorevoli e come popolo, lamentiamo il fatto di avere una legge elettorale che li rende così distanti? Le elezioni comunali, sono il più alto momento - forse l'ultimo che rimane - di espressione del potere del popolo e se rinunciamo anche a questo, è davvero fallita, in radice, la democrazia. Credo quindi che andremo bene o male, nella misura in cui non avremo tanto dei buoni candidati, ma un buon popolo che sappia eleggere, tra tutti coloro che si sono messi in gioco, quello che, più di altri, ha le carte in regola per amministrare. Che ci piaccia o no, questi sono i nomi, ma se vogliamo bene al nostro Paese (lo dico da nativo e non da residente, ahimé!), secondo me, dobbiamo soppesare queste persone: la loro storia, i loro valori, lasciando alle c.d. correnti (solitamente, al mare, le correnti portano solo dentro una buca) il compito di influenzare la politica nazionale. Forse, proprio partendo dal basso, credendo nell'idea di poter costituire una nuova democrazia partecipativa, è possibile ricondizionare la politica nazionale, come accadeva un tempo: amministrare un comune, per amministrare una Regione, se non fare la politica (alta) nazionale. Per chi non mi conosce, chiedo scusa della lungagnata, ma per chi mi conosce... mi conosce, appunto. Un buon lavoro a tutti i candidati, nell'interesse della nostra Forte dei Marmi.

venerdì 27 aprile 2012

Dall'agenda rossa di Paolo Borsellino

La paura è normale che ci sia, l'importante è che sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, sennò diventa un ostacolo che ti impedisce di andare avanti. Paolo Borsellino

giovedì 26 aprile 2012

Paolo Borsellino e l'agenda rossa

La lotta alla mafia deve essere un movimento culturale e morale che coinvolga tutti, specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, della indifferenza, della contiguità, quindi complicità. Paolo Borsellino. Buonanotte...

mercoledì 25 aprile 2012

Paolo Borsellino e l'agenda rossa

Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla. Perchè il vero amore consiste nell'amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare. Paolo Borsellino Buonanotte...

25 Aprile...festa di Liberazione

E' giusto celebrare, perché con la celebrazione del ricordo si dovrebbe avamporre il monito, affinché ciò che accaduto, mai più accada. Eppure, la sottile, ma tenace linea che divide il bianco dal nero, continua ad imporsi nel nostro tempo: nell'attimo prima della celebrazione all'attimo dopo la conclusione della stessa. Così, spesso, le lacrime versate per i morti, sembrano scomparire o farsi meno copiose, dinanzi alle lacrime che siamo disposti a versare per i nuovi morti. Restano, così, sulle persone e sulle loro fragilità - apparente forza degli eserciti - la solitudine di chi resta, per sempre, solo. ...non dimentichiamo, per non dimenticare!

martedì 24 aprile 2012

Paolo Borsellino e l'agenda rossa...

Davanti alle difficoltà non bisogna arrendersi. Al contrario devono stimolarci a fare sempre di più e meglio, a superare gli ostacoli per raggiungere i risultati che ci siamo prefissati. Paolo Borsellino.

lunedì 23 aprile 2012

Dall'agenda rossa di Paolo Borsellino...

Ho iniziato a leggere, a piccole parole - così come si sorseggia un vino d'annata - "Paolo Borsellino e l'agenda rossa", a cura della redazione di 19luglio1992.com Prima di quella data, c'è l'uomo ed è bello poterlo scoprire dalle sue parole che aiutano a credere in ciò che non si vede e dunque, aver fede: fede nella Giustizia. L'agenda rossa, come si sforza di chiarire Salvatore Borsellino, non identifica l'idea di suo fratello Paolo, ma solo lo scrigno nel quale il metodico Magistrato raccontava se stesso. Rossa, perchè rossa era l'agenda che il quell'anno regalava l'Arma dei Carabinieri; rossa, chissà, perché quell'anno il sangue del Giudice Borsellino non l'avrebbe potuta macchiare più di tanto; rossa, perché il rosso è il colore della passione e per morire per la Giustizia, per la Giustizia in questo Paese, ci vuole tanta passione e coraggio: la dimensione del coraggio è scritta sulla lapide esposta lungo la nostra via Spinetti, un nostro giovane partigiano. Ma ancora oggi, c'è chi tenta di rievocare il "pericolo dei rossi" e così, quasi identificare quell'idea di Giustizia - così trasversale e così non ancorabile ad un'ideologia, perché idea pura, in se stessa - ad un movimento politico. Niente di tutto questo. Neppure un movimento di opinione. Un moto dell'anima, direi che tutti unisce, in quell'unico biosgno collettivo di rendere le cose, tutte le cose e tutte le azioni: cosa Giusta! Così, su questo diario, ogni sera e salvo imprevisti, traccerò una frase di Paolo Borsellino su cui meditare durante una notte che porti consiglio...buonanotte. "Se la gioventù negherà il consenso anche l'onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo" Paolo Borsellino

Download ingranditori di immagini

E' possibile che l'abbia già fatto, ma se non l'ho fatto, sono lieto di segnalare ai Colleghi cui piace intrufolarsi nei "misteri" dei documenti, questi due programmi gratuiti (per un lucchese è tanta roba) che possono essere scaricati dalla rete. Con questi programmi è possibile ingrandire le immagini, perdendo, il meno possibile di definizione...provare per credere. http://smillaenlarger.it.malavida.com/ http://www.filestube.com/e804e7cbf2ff140803e9/details.html

mercoledì 18 aprile 2012

Falso assicurativo? la mia proposta...

Spett.le ISVAP - scrivi@isvap.it
Spett.le ANIA - fondazione@ania.it

e, p.c.

Spett.le MINISTRO DELL'INTERNO - scrivialministro@interno.it
Spett.le MINISTERO DELLA GIUSTIZIA - centrocifra.gabinetto@giustizia.it





Lo scrivente, è nella Polizia Municipale dal 1981 ed in questi trent'anni di lavoro, ha avuto la fortuna di conoscere numerosi Colleghi che, senza alcun riconoscimento economico, senza nessuna conseguente gratificazione da parte delle relative Amministrazioni, si sono specializzati - spesso, a proprie spese - per riconoscere un falso documentale, in genere e, più specificatamente, un falso assicurativo.
Questa attività comporta uno studio ed un confronto costante, che impegna ogni singolo addetto tra cui, in questi ultimi anni, l'Ufficiale scrivente che, da ammiratore, sta cercando di trasformarsi in un operatore.
Peraltro, per quanto Codesto Istituto e l'Associazione che rappresenta le Imprese di Assicurazione, palesa evidente preoccupazione per l'aggravarsi del fenomeno del c.d. "falso assicurativo" (tra l'altro, che interessa sempre più ampie fasce di utenza, compresa quella del c.d. ceto medio), molte delle imprese di assicurazione continuano ad emettere contrassegni assicurativi, privi di qualsivoglia misura di sicurezza, se non in evidente contrasto con quanto previsto dai regolamenti ISVAP. Non da meno, ad un nostro notevole sforzo per contrastare il fenomeno, non corrisponde alcun "conforto" forte delle Leggi dello Stato, tant'è che il reato di falso in scrittura privata, per essere perseguito, necessita della condizione di procedibilità della querela che, immancabilmente, le imprese di assicurazione non producono. Le stesse modifiche apportate all'art. 193 del Nuovo Codice della Strada, non sono realmente efficaci per colpire, significativamente, il falsificatore; cosicché, alla fin fine, il mancato pagamento dell'assicurazione RC Auto non comporta gravi rischi per l'utente della strada.
E' giusto quindi esprimere preoccupazione per questo fenomeno, ma mi permetto di segnalare, con tutto il rispetto del caso, che il fenomeno si può contrastare realmente solo se questa volontà è forte: sia da parte delle imprese di assicurazione, sia da parte dello Stato. Evidentemente, se a tali preoccupazioni non corrisponde la forza dell'Istituto e dell'Associazione, a far sì che le singole imprese adottino contrassegni fidefacenti e dotati di adeguate misure di sicurezza e, in caso di accertamento del falso assicurativo, si attivino per consentire la procedibilità penale, queste stesse segnalazioni perdono il loro reale significato.
Per altro verso e a mio modo di vedere, con una semplice modifica al codice penale, si potrebbe dare un senso più concreto al notevole sforzo fatto da tantissimi Colleghi delle polizie locali d'Italia ed in tal senso mi permetto di proporne il testo:

Art. 485-bis c.p. (Falso assicurativo)
Se i fatti di cui all'articolo precedente, riguardano i documenti assicurativi relativi alla responsabilità civile derivante dalla circolazione stradale, si applicano le medesime pene in esso stabilite ed il veicolo cui la documentazione si riferisce e la documentazione stessa, è sottoposto a confisca.
A richiesta di parte, il veicolo può essere ceduto in uso all'organo accertatore, al fine di poter essere utilizzato per fini istituzionali.


In tal caso, il reato resterebbe enucleato da quelli procedibili a querela, di cui all'art. 493-bis c.p. e quindi si procederebbe sempre d'ufficio, restituendo dignità professionale - e per certi veicoli, un risparmio di spesa per l'Erario - a coloro i quali, giornalmente, nel silenzio di tutti, ma nell'adempimento del dovere, si prodigano - talvolta con profondo senso di solitudine - per evitare un fenomeno che (mi sia consentito dirlo) sembra subire più una mera aggressione mediatica di facciata, che non una vera e propria azione di contrasto, a vantaggio delle imprese, dei consumatori e dello Stato.

Ringrazio per l'attenzione e cordialmente saluto.


Giovanni Fontana

La forza del consumatore...

Dopo l'installazione del digitale terrestre ho deciso che la spesa che sostenevo per Sky non aveva più senso ma, evidentemente, le ragioni commerciali di Sky erano ben diverse dalle mie. Così ho iniziato a ricevere una serie di lettere con le quali mi si chiedeva di pagare cifre assurde e, nel contempo, mi si telefonava a casa con proposte particolarmente vantaggiose, tanto da farmi credere che non c'era alcun nesso logico tra una lettera ed una telefonata e quindi, che del cliente, secondo la mia opinione, a Sky gli interessava ben poco. Così, grazie ad Altroconsumo, oggi, ho ricevuto l'ultima comunicazione di Sky, con la quale, testualmente mi scrivono: "...in seguito a quanto segnalato e al solo fine di risolvere bonariamente la vicenda, la nostra società ha deciso in via eccezionale di ritenere valida la chiusura dell'abbonamento...".
Beh, sempre secondo la mia opinione, credo che non solo a Sky gli interessi ben poco dei propri clienti, ma, probabilmente, pensano che i consumatori sono soltanto vacche da mungere: risolvere bonariamente la vicenda? ha deciso in via eccezionale?
Ma per chi ci stanno prendendo? questi imperi societari, pensano davvero che i consumatori non abbiano alcuna dignità e capacità per far valere i propri diritti? entrano nelle nostre case, tramite la posta o il telefono e con forme sempre più invadenti delle nostre lebertà; tentano di condizionare, in ogni modo (penso a quelle lettere intimidatorie con cui alcune altre società ingiungono pagamenti, minacciano di adire le vie legali, ecc.) le nostre scelte ed i nostri stili di vita.
Credo che questi episodi e la capacità di un'Associazione come Altroconsumo e simili, far chinare la testa ai "colossi" dinanzi alla capacità di aggregazione del popolo dei consumatori, ci deve rendere sempre più pronti a sentirci forti della nostra "debolezza".
E' un piccolo esempio, che ci deve spronare - tuti e nessuno escluso - a far valere i nostri DIRITTI perché se li vogliamo esercitare in concreto, questo dipende da noi, globalmente intesi e non individualmente intimoriti.

domenica 15 aprile 2012

Le mie elezioni amministrative...

Ho cercato il significato etimologico della parola "politica", scoprendo che deriva dal greco, politiké e cioè, che attiene alla città: sottinteso Tekné, arte. Arte di governare gli Stati, amministrazione della cosa pubblica.
Ho cercato pure il significato etimologico di "arte", molto più lungo e complesso del primo ma, sostanzialmente, da ricondurre al concetto di andare, mettere in moto, muoversi verso qualcosa.
Per un possibile "conflitto di interessi", mi sono riproposto di evitare di esprimere opinioni personali su quello che leggo su alcune pagine del mio Paesello: pagine, più o meno legate a candidati sindaci, giacché nel mio mestiere, io sono al servizio del Sindaco, in quanto, secondo la legge quadro della Polizia Municipale - che se ne dica - il Sindaco è il capo della Polizia Municipale.
Però non posso fare a meno di esprimere, sulla mia pagina, un'opinione molto generale su quello a cui assisto e che trovo così lontano dal concetto di politica e, sicuramente, di arte.
Così, trovo assai stantio e per niente dedicato alla messa in moto della macchina amministrativa e ad andare avanti, fare ricerca, quasi ossessiva, degli errori altrui, così da evitare di proporre i programmi propri (credibili e realizzabili, piuttosto che desiderabili).
Trovo così bigotto, l'esercizio dello stupore, stigmatizzando circostanze che sono da considerare "peccato", se i peccatori sono altri, ma facilmente giustificabili, se chi ha commesso gli stessi peccati o li commette, è lo stesso Savonarola (con tutto il rispetto per il predicatore, inascoltato) di turno.
Trovo così blasfemo parlare della politica, come di un momento di freschezza del pensiero, quando quello stesso pensiero rischia di essere essere riesumato (giammai resuscitato), da una sorta di concetto catacombale, di culto dei morti.
Trovo così da chiacchiericcio da crocicchio, godere dello sberleffo su fatti e persone, sorrise e derise, nella contestuale idea che un sorriso come una derisione, possano strappare un voto a chi si sorride e, nel contempo, strappare un altro voto a chi abbiamo confidato di aver deriso chi abbiamo precedentemente abbracciato con bacio giudaico.
Beh, tutto questo per me non è davvero arte e lo trovo così lontano dalla politica.
Così generalizzo, senza voler alzare il mio indice su alcuno, giacché spero che la gente, il popolo, quello fatto davvero da poche anime lo faccia da solo, avendone le capacità e la conoscenza. E se questo non accade, beh, vuol dire che in fondo a quel popolo sta bene che accada tutto questo ed allora, probabilmente, c'è un grave errore di concetto in chi studia l'etimo di una parola. La politica e l'arte possono essere cose molto diverse da quello che si scrive sui libri.
Sicuramente, ogni popolo ha il governo che merita ed noi avremo il Sindaco che il popolo vorrà nostro capo.
Poi, non ce ne voglia, il popolo sovrano.

venerdì 13 aprile 2012

In ricordo di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

Sabato 21 Aprile 2012, il presidio di Libera Versilia in collaborazione con l'Ass. Libertà e Giustizia e Fiba Cisl territoriale, hanno organizzato un evento in occasione del ventennale dalla morte di Falcone e Borsellino, c/o Le Scuderie Medicee a Seravezza.
La giornata rientra nel progetto “Sapere per Saper Essere”
Per l'occasione L'Associazione Libera intende invitare le scuole all'evento.
Alla giornata parteciperà anche un rappresentante della Carovana anti Mafie di passaggio in Toscana dal 12 al 23 aprile
Verrà messo ha disposizione un pullman dei F.lli Verona offerto dalla Fiba Cisl Territoriale per il trasporto degli alunni.

martedì 10 aprile 2012

Un pericoloso anarchico...

Sono cresciuto in un'epoca in cui, solo parlare di anarchia, faceva di te un individuo di cui diffidare: un potenziale "bombarolo", insomma. Mio padre non era un anarchico ma, quando mi parlava di anarchia e degli anarchici, lo faceva con un profondo rispetto, descrivendomeli come quegli idealisti secondo i quali la loro libertà finiva, laddove iniziava quella degli altri ed io mi domandavo, perché fossero così "pericolosi".
Ero ragazzino e sentivo parlare di Sacco e Vanzetti, giudicati non perché anarchici ma, in quanto ritenuti anarchici, pericolosi e degni di essere condannati a morte. Anche allora mi domandavo perché fossero così "pericolosi".
Pericolosi, forse, non tanto perché contrari allo Stato, ma liberi da ogni forma di Stato e di "crazia", compresa quella del "demos": dunque, senza crazia, senza potere, nessun esercizio di potere e quindi, nessun detentore di potere.
Dunque, mi viene da pensare che il vero pericolo che può portare in se l'anarchia (che per me resta un'utopia e la più bella utopia, tra gli impossibili modi di concepire il mondo) è che per un anarchico non c'è un potente, un governante, quale che sia la sua bandiera, la sua ideologia, il suo raccogliere le masse, come i polli nel pollaio.
Per un anarchico, non potrebbe mai accadere che un popolo venga tassato per portare buona parte di quelle tasse al governante, perché non può aver senso, per un anarchico, che un uomo libero, debbe avere un altro uomo che possa guidarlo verso un percorso che non è neppure il suo, quanto, piuttosto, quello di una massa di individui che formano un popolo e, guarda caso, seguono le indicazioni del governante di turno.
L'anarchia è pericolosa, non in se, ma perché capace di esprimere un'idea di libertà che fa venir meno tutta la necessità dei partiti e della relativa partitocrazia, che nioente a che ha vedere con gli interessi della comunità che dovrebbero rappresentare.
Un bambino è profondamente anarchico, eppure la sua libertà lo rende capoace di vivere, convivere e sopravvivere, senza bisogno di regole prefissate. Un vecchio, perde l'esigenza di sentirsi legato a delle regole, perché la saggezza degli anni, gli dimostra che spesso, queste stesse regole, sono scritte per altro, rispetto a quello che sembrano dover tutelare.
Certo, l'anarchia è un'utopia ed io non sono un anarchico: non perché non lo sono intimamente, ma perché non lo posso, essere socialmente parlando.
E' impensabile che un popolo, stanziato su di un territorio, non si doti di regole e di un governante: tanto più grande è quel popolo, tanto più necessario è il governo delle leggi.
Ma l'anarchia, in quanto utopia e quindi idea irraggiungibile ma perseguibile, aiuta a pensare che l'uomo è destinato non tanto ad essere governato, quanto, piuttosto, ad essere reso libero e ad essere libero.
Dunque, questa non è la nostra dimensione ideale, ma solo un'opportunità ch ci offre la storia, per diventare uomini liberi.
E fintanto che ci sarà un governante, noi non saremo mai liberi, ma tenderemo alla libertà.
L'anarchia, aiuta a farci riflettere non tanto sull'idea di sovvertire il regime - ogni regime (ch'è poi quello che fa paura al governante, ad ogni governante) - quanto, piuttosto, della non necessità del regime e quindi, della futilità del governante che va cacciato, una volta che non fa il suo dovere; che va cacciato quando da troppi anni sta al governo; che va cacciato secondo una logica di ricambio generazionale che consenta al potere di non essere stantio.
L'anarchia, probabilmente, ci induce a ritenere che quanto più ricambio di potere è possibile, tanto più è facile rendere vivace il sistema di governo, senza la necessità che il governante di appiccichi allo scranno, come i8l vecchio Re al trono.
Per questo l'anarchia è pericolosa e chi prova a parlare di anarchia è visto di traverso, soprattutto da coloro i quali amano così tanto il potere: per fare i santi in paradiso o avere santi in paradiso.
Per questo, quanti più anni albergano all'interno della mia casa, tanto di più mi sento così anarchico, da sopportare sempre di meno coloro ai quali piace il potere fine a se stesso, anziché considerare il potere una funzione, per migliorare la condizione del bene pubblico.
Probabilmente, se in questo Paese ci fosse un po' più di utopia anarchica ed un po' meno di partitocrazia concreta, ci sarebbe molta più solidarietà ed i cittadini non si riunirebbero in "pollai mediatici" quali quelli della odierna Lega, dove ladroni patentati da più di vent'anni al governo, si permettono ancora di insultare il resto d'Italia, del mio Paese e della mia Gente, all'epiteto: Roma Ladrona.
Costoro, potrebbero soltanto vergognarsi e temere, non le leggi dello Stato - che non possono colpire, esemplarmente, chi solo le immagina e che così facendo morirebbero in se stesse - ma le leggi del Popolo che, anziché guidato dal bisogno di avere un capo in cui immedesimarsi, sarebbe un popolo incazzato, proprio a causa di quel "capo" che lo ha ridotto in miseria e continua a trattarlo come popolo idiota.
Sono le leggi dello Stato, invece, ad aver temuto persone come Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti e molti altri che, come loro, hanno rispettato la funzione pubblica, senza mai cadere nella tentazione di lasciarsi corrompere dal potere che può essere soltanto privato.

"Non dimenticarti giammai, Dante, ogni qualvolta nella vita sarai felice, di non essere egoista: dividi sempre le tue gioie con quelli più infelici, più poveri e più deboli di te e non essere mai sordo verso coloro che domandano soccorso. Aiuta i perseguitati e le vittime perché essi saranno i tuoi migliori amici, essi sono i compagni che lottano e cadono, come tuo padre e Bartolomeo lottarono e oggi cadono per aver reclamati felicità e libertà per tutte le povere cenciose folle del lavoro.

Dante mio, essi potranno ben crocifiggere i nostri corpi come già fanno da sette anni: ma essi non potranno mai distruggere le nostre Idee che rimarranno ancora più belle per le future generazioni a venire.
"

mercoledì 4 aprile 2012

Le teorie del Lombroso...

...possono essere, oggi, così distanti dal nostro modo di constatare - piuttosto che concepire - la nostra società contemporanea?
Siamo nel 1897, quando viene pubblicata "La funzione sociale del delitto" dove si propone un'interpretazione della società e del delitto, riferita non più soltanto al criminale atavico, ma a settori della vita pubblica e politica, dove nuovi reati "nuovi rami di truffa o di intrigo politico, o di peculato" crescono "quanto più la civiltà si va avanzando".
Lombroso osa sfidare il senso comune proponendo una visione della realtà del delitto che investe anche uomini di governo, parlamentari, che agiscono attraverso la menzogna, la truffa, il segno del vizio, dell'amoralità, della delinquenza (spesso legalizzata con leggi e norme fatte da loro stessi).
Letta per sintesi, questa analisi sembra svelare la realtà odierna, a fronte del nostro modo di illuderci che la società del nuovo secolo abbia subito un evidente decadimento, inarrestabile.
Piuttosto, sono sempre più convinto della ciclicità dei bisogni morali - del resto, tutti i fenomeni naturali sono caratterizzati da ciclicità "lunari" - e quindi, di periodi di forte sconforto che comportano nuovi impegni ed il risveglio di una nuova cultura che va ad affermarsi, con rinnovati valori, sulla consuetudine stantia che determina immobilismo e crisi.
I precedenti secoli sono stati caratterizzati da guerre che, ciclicamente, o determinavano espanzionismo colonialistico (con l'assurda idea di esportare, imponendole, le credenze dei colonizzatori) o determinavano sacche di ribellione interne, tali da dar vita a rivoluzioni (che in termini astronomici, non a caso, sono una sorta di ritorno al precedente) e nuovi ideali.
Sicuramente, oggi, la nostra società italiana vive uno dei periodi più squallidi che la riguarda (che non vuol dire che non sia già successo), sicuramente alimentato dalla malsana idea che sono le leggi a poter riportare ordine e, quanto più le leggi sono dure, tanto più l'ordine è garantito (l'unica garanzia che offrono leggi dure ed inamovibili è la privazione della libertà personale); gli stranieri, in quanto estranei, sono il male comune su cui si riversa la rabbia dei ben pensanti. Insomma, creare un nemico da aggredire, unisce attorno ai capi, indipendentemente che il nemico esista realmente: quello che si chiama logica di potere.
Personalmente, credo che l'unica soluzione che può esistere è la buona cultura e cioè, l'esercizio delle leggi morali, del buon sentire, del buon senso, del ben-essere.
Le leggi, a mio modo di vedere, sono la descrizione della miglior società descrivibile: talmente condivisibile ed auspicabile, che se ne fa una cornice di comportamenti che sono richiesti a coloro i quali, come minoranza, ne vogliono restare fuori, determinando il caos. Peraltro, la regolamentazione dei conflitti non può mai essere esasperata al punto da imporre la regola, per quanto giusta, sacrificando in toto, la libertà personale: inevitabilmente, quella regola sarebbe soltanto subita e non, accettata.
La politica è l'unica agenzia sociale che può condizionare la scelta culturale di un popolo, tramite lo strumento della carismaticità del leader e della rappresentatività. Purtroppo, l'attuale condizione dei partiti, ha determinato una eccessiva frammentarietà di rappresentanza, al fine di creare leader - spesso di loro stessi o di una piccola coalizione - che usufruiscono, spartendosi, oligarchicamente, il rendimento dell'attività politica, senza alcun scopo se non quello di portare acqua al proprio mulino.
Ciò che determina l'allontanamento dalla politica della gente (soprattutto dei giovani) e la perdita di rispettabilità delle istituzioni: il rischio, in questi casi, è la guerra civile o l'occupazione di un dittatore sostanziale.
Se ne può uscire?
Credo di sì, ma molto dipende dalla volontà dei cittadini e dalla loro capacità di organizzarsi, riconoscendosi in leader che li sappiano rappresentare al meglio, senza rappresentare loro stessi.
Chissà se le teorie del Lombroso siano poi così sbagliate... c'è da domadarselo.

lunedì 2 aprile 2012

Suite Banche Dati di WVD


Oggi, non sono pochi coloro i quali si cimentano nel realizzare dei contenitori di informazioni inerenti l'attività di polizia. Ce ne sono di tutti i tipi e sicuramente tutti utili a far meglio conoscere un certo ambito professionale e cioè quello del controllo della persona e dei veicoli sul quale questa si sposta.
Beh, a ben vedere, da che mondo è mondo, non appena l'uomo ha compreso di potersi spostare, utilizzando il territorio per sopravvivere e per migliorarsi, l'uomo è divenuto un migrante: l'essenza di questa migrazione era ed è costituita proprio dall'uomo e dal suo mezzo di trasporto.
Dunque, è facile concludere che un buon controllo di polizia deve necessariamente riguardare l'uomo (al fine di identificarlo, inequivocabilmente, verificandone le peculiarità) ed il suo mezzo di trasporto.
Questo, sicuramente e prima di ogni altro, l'ha capito Raffaele Chianca.
Mi devo considerare vecchio per ricordarmi e per ricordare che ho sentito parlare di lui, come di un personaggio misterioso, nei miei primi anni di servizio in polizia locale... ma lui era "distante" perché appartenente alla Polizia di Stato.
Poi l'ho conosciuto come una persona molto più vicina di altri miei colleghi, che, diversamente, vogliono sentirsi distanti. Anzi, Raffaele mi ha chiamato fin da subito "Collega", tanto da farmi sentire davvero collegato al suo modo di concepire il controllo del territorio come un valore comune da condividere fra i molti.
Così, quel contenitore di nozioni ed azioni conosciuto come World's Vehicle Documents, si è via via ampliato e migliorato, grazie ad una regia professionale più unica che rara, caratterizzata, forse, dall'idea che la possibilità di migliorare il prodotto poteva essere assicurata dall'impegno in prima persona.
Beh, credo non sia scorretto dire che Raffaele Chianca ha un figlio il cui acronimo è WVD, tanto è l'amore professionale che è stato dedicato a questo prodotto.
Un prodotto che non si è ancora esaurito e che, anzi ed al suo interno, continua a produrre nuovi prodotti dello stesso genere.
Così, abbiamo oggi la novità della Suite Banche Dati

ovvero uno strumento efficace e gratuito per combattere i crimini legati al falso documentale e al furto e riciclaggio dei veicoli.
Evidentemente, da soli si muore... per questo Raffaele Chianca, consapevole delle proprie, non comuni, capacità, ha ben chiara la necessità di coinvolgere chiunque voglia collaborare ad arricchire queste banche dati, giacché assieme si vince!
Così, queste banche dati, non sono il prodotto dell'orgoglio professionale, che si chiude e si manifesta in un atto di gelosia, ma sia apre alla collaborazione di quanti vogliono condividere il frutto della conoscenza.
Insomma, ecco che quella creatura che sembrava così distante ed irraggiungibile è oggi pronta per essere condivisa e migliorata con l'impegno di tutti e di ciascuno in particolare.