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sabato 28 aprile 2012

L'importanza del voto locale

Se fosse davvero questa la funzione del "diario" di FB o di un blog, come questo, riporto di seguito una mia riflessione sull'importanza delle elezioni locali, anche con quell'idea di confronto ideologico - per me sempre importante e costruttivo - che può offendere ed irritare soltanto chi non è avvezzo ad alcuna forma di confronto, trovandolo, con ciò, assai distante dalla mia persona. Superando la fondamentale importanze dell'ironia, condivido, in parte, il pensiero di Daniele Cardini, nel senso che la politica locale, alla fin fine, è su scala ridotta, quella nazionale. Peraltro, pensando alla politica nazionale, perdiamo anche l'idea e la sostanza della democrazia rappresentativa, immaginata dal Costituente, tanto sono distanti e sconosciuti coloro che dicono di rappresentarci; mancano le coerenze ideologiche di base e quindi, l'organizzazione partitica prevista dalla Costituzione. In quanto sconosciuti al popolo, i c.d. "onorevoli" (e tale definizione la dovrebbe dire lunga sulle loro qualità) sono distanti al popolo e come tali, soggetti a facili generalizzazioni: inevitabilmente, se ho a che fare con un vigile urbano educato o sgarbato, il risultato di quella esperienza farà della categoria che viene rappresentata, una buona o una cattiva istituzione, giacché l'istituzione è di per se, impersonale: ma impersonale non dovrebbe essere la politica, in quanto rappresentativa. Il rischio delle facili generalizzazioni è il qualunquismo e l'allontanamento patologico dalla politica, che è l'unico modo di costruire un Paese. Qui il mio distinguo. Perché se è vero quello che sta accadendo a livello nazionale - che a mio modo di vedere non succede a caso, ma è il frutto di una speculazione dei poteri occulti, proprio su questa generalizzazione del popolo, la c.d. antipolitica (me lo taglio per fa dispetto alla moglie!) - a livello locale, questo non regge. E tale circostanza non consente ancora a quelli che io definisco i "poteri occulti" di arraffare il tutto. A livello locale i nostri amministratori (anche in questo caso, la definizione la dovrebbe dire lunga sulle loro funzioni) sono conosciuti dai loro elettori e sono tanto più conosciuti, quanto più piccoli sono i numeri di coloro i quali vogliono essere rappresentati, secondo una vera e propria democrazia rappresentativa che può sfociare anche in una auspicabile democrazia partecipativa, dove sono i condomini ad amministrare il condominio comunale e al Sindaco resta solo il compito di dare esecuzione (amministrare, appunto) il bene pubblico, secondo la loro volontà. Certamente, l'Italia (in buona compagnia) sta passando un momento difficile che, inevitabilmente, influenza le scelte locali e, soprattutto, la nostra condizione di tartassati fa sì che questo nostro disagio, questa nostra antipolitica diffusa, riverbera anche nella pesatura di chi, localmente, sebbene amministratore è pur sempre un politico...così vengono fuori le facili generalizzazioni locali: chi glielo fa fare di fare il Sindaco? così raccatta un popo' di quattrini oppure fa il bello bello, ecc. Personalmente, a distanza di pochi giorni dalle prossime elezioni, credo che vada tutto il rispetto a coloro i quali si sono messi in gioco, anche perché senza chi amministra, non c'è condominio. Come ci insegnavano i vecchi, chi non fa non falla e chi ha in mano il Paese commette sicuramente degli errori, o, più chiaramente, scontenta coloro i quali vedono nella sua azione un errore, ma ne accontenterà altri. In fondo, quante volte critichiamo i nostri onorevoli e come popolo, lamentiamo il fatto di avere una legge elettorale che li rende così distanti? Le elezioni comunali, sono il più alto momento - forse l'ultimo che rimane - di espressione del potere del popolo e se rinunciamo anche a questo, è davvero fallita, in radice, la democrazia. Credo quindi che andremo bene o male, nella misura in cui non avremo tanto dei buoni candidati, ma un buon popolo che sappia eleggere, tra tutti coloro che si sono messi in gioco, quello che, più di altri, ha le carte in regola per amministrare. Che ci piaccia o no, questi sono i nomi, ma se vogliamo bene al nostro Paese (lo dico da nativo e non da residente, ahimé!), secondo me, dobbiamo soppesare queste persone: la loro storia, i loro valori, lasciando alle c.d. correnti (solitamente, al mare, le correnti portano solo dentro una buca) il compito di influenzare la politica nazionale. Forse, proprio partendo dal basso, credendo nell'idea di poter costituire una nuova democrazia partecipativa, è possibile ricondizionare la politica nazionale, come accadeva un tempo: amministrare un comune, per amministrare una Regione, se non fare la politica (alta) nazionale. Per chi non mi conosce, chiedo scusa della lungagnata, ma per chi mi conosce... mi conosce, appunto. Un buon lavoro a tutti i candidati, nell'interesse della nostra Forte dei Marmi.

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