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domenica 15 aprile 2012

Le mie elezioni amministrative...

Ho cercato il significato etimologico della parola "politica", scoprendo che deriva dal greco, politiké e cioè, che attiene alla città: sottinteso Tekné, arte. Arte di governare gli Stati, amministrazione della cosa pubblica.
Ho cercato pure il significato etimologico di "arte", molto più lungo e complesso del primo ma, sostanzialmente, da ricondurre al concetto di andare, mettere in moto, muoversi verso qualcosa.
Per un possibile "conflitto di interessi", mi sono riproposto di evitare di esprimere opinioni personali su quello che leggo su alcune pagine del mio Paesello: pagine, più o meno legate a candidati sindaci, giacché nel mio mestiere, io sono al servizio del Sindaco, in quanto, secondo la legge quadro della Polizia Municipale - che se ne dica - il Sindaco è il capo della Polizia Municipale.
Però non posso fare a meno di esprimere, sulla mia pagina, un'opinione molto generale su quello a cui assisto e che trovo così lontano dal concetto di politica e, sicuramente, di arte.
Così, trovo assai stantio e per niente dedicato alla messa in moto della macchina amministrativa e ad andare avanti, fare ricerca, quasi ossessiva, degli errori altrui, così da evitare di proporre i programmi propri (credibili e realizzabili, piuttosto che desiderabili).
Trovo così bigotto, l'esercizio dello stupore, stigmatizzando circostanze che sono da considerare "peccato", se i peccatori sono altri, ma facilmente giustificabili, se chi ha commesso gli stessi peccati o li commette, è lo stesso Savonarola (con tutto il rispetto per il predicatore, inascoltato) di turno.
Trovo così blasfemo parlare della politica, come di un momento di freschezza del pensiero, quando quello stesso pensiero rischia di essere essere riesumato (giammai resuscitato), da una sorta di concetto catacombale, di culto dei morti.
Trovo così da chiacchiericcio da crocicchio, godere dello sberleffo su fatti e persone, sorrise e derise, nella contestuale idea che un sorriso come una derisione, possano strappare un voto a chi si sorride e, nel contempo, strappare un altro voto a chi abbiamo confidato di aver deriso chi abbiamo precedentemente abbracciato con bacio giudaico.
Beh, tutto questo per me non è davvero arte e lo trovo così lontano dalla politica.
Così generalizzo, senza voler alzare il mio indice su alcuno, giacché spero che la gente, il popolo, quello fatto davvero da poche anime lo faccia da solo, avendone le capacità e la conoscenza. E se questo non accade, beh, vuol dire che in fondo a quel popolo sta bene che accada tutto questo ed allora, probabilmente, c'è un grave errore di concetto in chi studia l'etimo di una parola. La politica e l'arte possono essere cose molto diverse da quello che si scrive sui libri.
Sicuramente, ogni popolo ha il governo che merita ed noi avremo il Sindaco che il popolo vorrà nostro capo.
Poi, non ce ne voglia, il popolo sovrano.

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