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mercoledì 18 aprile 2012

Falso assicurativo? la mia proposta...

Spett.le ISVAP - scrivi@isvap.it
Spett.le ANIA - fondazione@ania.it

e, p.c.

Spett.le MINISTRO DELL'INTERNO - scrivialministro@interno.it
Spett.le MINISTERO DELLA GIUSTIZIA - centrocifra.gabinetto@giustizia.it





Lo scrivente, è nella Polizia Municipale dal 1981 ed in questi trent'anni di lavoro, ha avuto la fortuna di conoscere numerosi Colleghi che, senza alcun riconoscimento economico, senza nessuna conseguente gratificazione da parte delle relative Amministrazioni, si sono specializzati - spesso, a proprie spese - per riconoscere un falso documentale, in genere e, più specificatamente, un falso assicurativo.
Questa attività comporta uno studio ed un confronto costante, che impegna ogni singolo addetto tra cui, in questi ultimi anni, l'Ufficiale scrivente che, da ammiratore, sta cercando di trasformarsi in un operatore.
Peraltro, per quanto Codesto Istituto e l'Associazione che rappresenta le Imprese di Assicurazione, palesa evidente preoccupazione per l'aggravarsi del fenomeno del c.d. "falso assicurativo" (tra l'altro, che interessa sempre più ampie fasce di utenza, compresa quella del c.d. ceto medio), molte delle imprese di assicurazione continuano ad emettere contrassegni assicurativi, privi di qualsivoglia misura di sicurezza, se non in evidente contrasto con quanto previsto dai regolamenti ISVAP. Non da meno, ad un nostro notevole sforzo per contrastare il fenomeno, non corrisponde alcun "conforto" forte delle Leggi dello Stato, tant'è che il reato di falso in scrittura privata, per essere perseguito, necessita della condizione di procedibilità della querela che, immancabilmente, le imprese di assicurazione non producono. Le stesse modifiche apportate all'art. 193 del Nuovo Codice della Strada, non sono realmente efficaci per colpire, significativamente, il falsificatore; cosicché, alla fin fine, il mancato pagamento dell'assicurazione RC Auto non comporta gravi rischi per l'utente della strada.
E' giusto quindi esprimere preoccupazione per questo fenomeno, ma mi permetto di segnalare, con tutto il rispetto del caso, che il fenomeno si può contrastare realmente solo se questa volontà è forte: sia da parte delle imprese di assicurazione, sia da parte dello Stato. Evidentemente, se a tali preoccupazioni non corrisponde la forza dell'Istituto e dell'Associazione, a far sì che le singole imprese adottino contrassegni fidefacenti e dotati di adeguate misure di sicurezza e, in caso di accertamento del falso assicurativo, si attivino per consentire la procedibilità penale, queste stesse segnalazioni perdono il loro reale significato.
Per altro verso e a mio modo di vedere, con una semplice modifica al codice penale, si potrebbe dare un senso più concreto al notevole sforzo fatto da tantissimi Colleghi delle polizie locali d'Italia ed in tal senso mi permetto di proporne il testo:

Art. 485-bis c.p. (Falso assicurativo)
Se i fatti di cui all'articolo precedente, riguardano i documenti assicurativi relativi alla responsabilità civile derivante dalla circolazione stradale, si applicano le medesime pene in esso stabilite ed il veicolo cui la documentazione si riferisce e la documentazione stessa, è sottoposto a confisca.
A richiesta di parte, il veicolo può essere ceduto in uso all'organo accertatore, al fine di poter essere utilizzato per fini istituzionali.


In tal caso, il reato resterebbe enucleato da quelli procedibili a querela, di cui all'art. 493-bis c.p. e quindi si procederebbe sempre d'ufficio, restituendo dignità professionale - e per certi veicoli, un risparmio di spesa per l'Erario - a coloro i quali, giornalmente, nel silenzio di tutti, ma nell'adempimento del dovere, si prodigano - talvolta con profondo senso di solitudine - per evitare un fenomeno che (mi sia consentito dirlo) sembra subire più una mera aggressione mediatica di facciata, che non una vera e propria azione di contrasto, a vantaggio delle imprese, dei consumatori e dello Stato.

Ringrazio per l'attenzione e cordialmente saluto.


Giovanni Fontana

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