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mercoledì 4 aprile 2012

Le teorie del Lombroso...

...possono essere, oggi, così distanti dal nostro modo di constatare - piuttosto che concepire - la nostra società contemporanea?
Siamo nel 1897, quando viene pubblicata "La funzione sociale del delitto" dove si propone un'interpretazione della società e del delitto, riferita non più soltanto al criminale atavico, ma a settori della vita pubblica e politica, dove nuovi reati "nuovi rami di truffa o di intrigo politico, o di peculato" crescono "quanto più la civiltà si va avanzando".
Lombroso osa sfidare il senso comune proponendo una visione della realtà del delitto che investe anche uomini di governo, parlamentari, che agiscono attraverso la menzogna, la truffa, il segno del vizio, dell'amoralità, della delinquenza (spesso legalizzata con leggi e norme fatte da loro stessi).
Letta per sintesi, questa analisi sembra svelare la realtà odierna, a fronte del nostro modo di illuderci che la società del nuovo secolo abbia subito un evidente decadimento, inarrestabile.
Piuttosto, sono sempre più convinto della ciclicità dei bisogni morali - del resto, tutti i fenomeni naturali sono caratterizzati da ciclicità "lunari" - e quindi, di periodi di forte sconforto che comportano nuovi impegni ed il risveglio di una nuova cultura che va ad affermarsi, con rinnovati valori, sulla consuetudine stantia che determina immobilismo e crisi.
I precedenti secoli sono stati caratterizzati da guerre che, ciclicamente, o determinavano espanzionismo colonialistico (con l'assurda idea di esportare, imponendole, le credenze dei colonizzatori) o determinavano sacche di ribellione interne, tali da dar vita a rivoluzioni (che in termini astronomici, non a caso, sono una sorta di ritorno al precedente) e nuovi ideali.
Sicuramente, oggi, la nostra società italiana vive uno dei periodi più squallidi che la riguarda (che non vuol dire che non sia già successo), sicuramente alimentato dalla malsana idea che sono le leggi a poter riportare ordine e, quanto più le leggi sono dure, tanto più l'ordine è garantito (l'unica garanzia che offrono leggi dure ed inamovibili è la privazione della libertà personale); gli stranieri, in quanto estranei, sono il male comune su cui si riversa la rabbia dei ben pensanti. Insomma, creare un nemico da aggredire, unisce attorno ai capi, indipendentemente che il nemico esista realmente: quello che si chiama logica di potere.
Personalmente, credo che l'unica soluzione che può esistere è la buona cultura e cioè, l'esercizio delle leggi morali, del buon sentire, del buon senso, del ben-essere.
Le leggi, a mio modo di vedere, sono la descrizione della miglior società descrivibile: talmente condivisibile ed auspicabile, che se ne fa una cornice di comportamenti che sono richiesti a coloro i quali, come minoranza, ne vogliono restare fuori, determinando il caos. Peraltro, la regolamentazione dei conflitti non può mai essere esasperata al punto da imporre la regola, per quanto giusta, sacrificando in toto, la libertà personale: inevitabilmente, quella regola sarebbe soltanto subita e non, accettata.
La politica è l'unica agenzia sociale che può condizionare la scelta culturale di un popolo, tramite lo strumento della carismaticità del leader e della rappresentatività. Purtroppo, l'attuale condizione dei partiti, ha determinato una eccessiva frammentarietà di rappresentanza, al fine di creare leader - spesso di loro stessi o di una piccola coalizione - che usufruiscono, spartendosi, oligarchicamente, il rendimento dell'attività politica, senza alcun scopo se non quello di portare acqua al proprio mulino.
Ciò che determina l'allontanamento dalla politica della gente (soprattutto dei giovani) e la perdita di rispettabilità delle istituzioni: il rischio, in questi casi, è la guerra civile o l'occupazione di un dittatore sostanziale.
Se ne può uscire?
Credo di sì, ma molto dipende dalla volontà dei cittadini e dalla loro capacità di organizzarsi, riconoscendosi in leader che li sappiano rappresentare al meglio, senza rappresentare loro stessi.
Chissà se le teorie del Lombroso siano poi così sbagliate... c'è da domadarselo.

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