Qualche giorno fa, una "minuta" ragazza di
trent'anni, in compagnia del marito, si è affacciata alla porta del mio
ufficio, affaticata e zoppicante... una battuta scontata per il
responsabile dell'Ufficio Infortunistica: "incidente, eh!"... più che
una battuta scontata, è proprio una battuta inutile, stupida, vuota: ma
ormai è andata.
La giovane, annuisce e mi fa capire che per me è una
sconosciuta, una delle tante persone che "transitano", ma che ho
conosciuto sul finire dell'estate, nel
momento in cui, una telecamere di servizio, la ritrae mentre viene
caricata da un'auto che "buca" una precedenza, se la trascina per circa
dieci metri e la scarica dall'altra parte dell'anello di rotatoria,
procurandole gravissime lesioni.
Non entro nel merito della vicenda,
giacché il fatto è al vaglio del Magistrato competente ed il mio
compito è naturalmente quello di descrivere "i fatti", lasciando da
parte le considerazioni, le congetture, le opinioni... Però, mi sento di
dire, che se non c'erano le telecamere della videosorveglianza,
probabilmente, oltre al danno, la giovane naturalista, subiva la beffa
di una colpa che non aveva: purtroppo, l'indagine classica ha i suoi
limiti, talvolta derivanti da un approccio sbagliato e, soprattutto, da
quell'omertà diffusa, che non riguarda soltanto i luoghi di mafia, ma la
nostra italianità, presente anche in terra di Versilia dove, di tanti
testimoni, nessuno era pronto a rendere testimonianza.
Ma, dicevo,
che l'infortunata, sì, era una naturalsista, e tra le tante cose che mi
ha detto, anche questa l'amareggiava: "Sa perché ero lì? Perché venivo
sul vostro litorale, in bicicletta, per fare un allenamento, giacché
sono una maratoneta. E venivo in bicicletta perché volevo contribuire a
salvaguardare il pianeta, anche con il mio "piccolo" comportamento e non
trovo giusto che qualcuno mi tolga le cose belle della mia vita".
Quali sono - perché, secondo me, una tosta così, le recupererà queste cose - le cose belle della sua vita?
Non il lusso sfrenato che ci viene propinato da certe immagini
televisive, certe serate dove tutto viene bruciato in poche ore: dai
metri di tessuti, al cibo buttato al macero degli stomachi insaziabili o
dei cassonetti, alle varie energie in gioco, alla stessa vita,
scambiata per qualche "striscia" o qualche orgia dove la sessualità,
anche quella, si fa oggetto da consumare.
Le cose belle della sua
vita erano un posto di lavoro (trattandosi di una precaria della scuola
che, a causa dell'incidente, non avrà più quel posto di lavoro), il suo
sogno di ricercatrice (un invito a Parigi, che non potrà più onorare),
le sue corse a piedi e le sue passeggiate in montagna, la sua famiglia:
quella famiglia fatta di gente del sud, che non ha più al seguito le
valige legate con lo spago, ma un'altra valigia invisibile, celata dalla
dignità della persona umana, anche quella, legata da uno spago sottile e
fragile, adesso strappato da questo incidente, il cui contenuto - la
speranza - sembra esservi sparso su quell'anello di strada, dove questa
ragazza, ha rischiato di morire l'8 settembre 2012, il giorno
dell'Armistizio.
Sembra che per questa giovane, ci sia stato un
armistizio con la morte ed in questa battaglia ha vinto la vita, sebbene
resta una vita difficile da portare avanti... ma il coraggio ha sempre
la meglio sulla ragione.
Sì, perché quella ragione, quel modo di
ragionieralizzare la nostra esistenza, valutando la vita, al netto delle
sue negatività, potrebbe portare a credere che non vale la pena di
vivere - così come, drammaticamente, accade - se non che, c'è un
coraggio ed è, paradossalmente, proprio il coraggio della ragione, che
ha portato Angela Palermo a scrivere: "...devo tradurre questa
esperienza in un'opportunità...".
E questa opportunità, si chiama, testimonianza.
Angela, vuole essere una Testimone - lei, figlia del Sud, che non ha
avuto testimoni - di un'ingiustizia che non riguarda soltanto lei, ma
molte altre persone che hanno perso la vita o hanno difficoltà a vivere
la vita che gli resta da vivere, a causa di quello che lei non vuole
chiamare "un incidente".
Questa è la sua testimonianza, ma è anche
un invito a tutti quanti ad aiutarla a testimoniare (nelle scuole, nelle
associazioni e in tutti quei luoghi in cui, la sua presenza ed il suo
martirio percepibile, possa aiutare a mutare i comportamenti),
coinvolgendola in iniziative di informazione e di formazione.
Chi
volesse accogliere questo appello, può rivolgersi a me, che provvedrò a
metterla in contatto, aiutandola a raggiungere, in concreto, questa
opportunità di sentirsi comunque utile.
L’8
settembre 2012 sono stata investita da un’automobile che andava a
velocità sostenuta. Ero in sella alla mia bicicletta e ricordo solo un
tonfo sordo, poi il buio e il
risveglio con dolori indescrivibili.
La
giornata si preannunciava uguale a tante altre piene di impegni. Invece
un giorno qualunque, in un posto qualunque, la tua vita cambia per
sempre. E quel giorno
così banale, si trasforma nello spartiacque tra la vita di prima e quella di dopo. Dopo l’ “incidente”.
I
miei sentimenti prevalenti in questa situazione sono assai diversi e
tra loro contraddittori. Ad un senso iniziale di rabbia si è andato
accostando un sentimento di
ingiustizia.
Poi i giorni passavano e le sofferenze, invece di diminuire,
aumentavano, così da trasformare la rabbia in sconforto e il senso di
ingiustizia in disperazione.
Ingiustizia
perché? Perché la verità è che sulle strade la prudenza non salva
dall’imprudenza altrui. Perché per moda, in tante trasmissioni
televisive, sui giornali, si
predica
il dovere di utilizzare mezzi alternativi all’automobile per “vivere
meglio”, “per vivere bio”, per “tenersi in forma”. E così, noi ci si
sente quasi dei paladini che al
posto
delle armi utilizzano sempre la bicicletta, infallibile arma verde in
difesa del nostro pianeta che non sta morendo ma che stiamo
assassinando.
Le
nostre strade sono sempre più simili a campi di battaglia dove troppi
“soldati verdi” muoiono sul campo, uccisi da automobili simili a mine
vaganti.
I
governi nazionali e l’Europa dove sono? Perché non intervengono a
sostegno di leggi che promuovano una vera rivoluzione verde? Si
dovrebbe, per esempio,
investire
di più in piste ciclabili, dotare le strade di una segnaletica stradale
più specifica e, non da ultimo, appoggiare la proposta di alcune
associazioni di introdurre il
reato diomicidio stradale e costringere le assicurazioni a pagare somme più importanti alle vittime o alle loro famiglie.
Nessuna
somma può ripagare delle sofferenze fisiche e psicologiche che un
“incidente” come il mio può provocare, ma questa indifferenza è
insopportabile. Io sono
stata
“fortunata” perché sono viva, ma per la maggior parte delle persone che
vengono travolte con quella violenza la vita siconclude sull’asfalto.
La
signora che mi ha investito non solo non ha chiamato i soccorsi, ma non
mi ha mai contattata per chiedermi come stessi. Giacevo in fin di vita
sull’asfalto e mi ha
salvata
un ciclista medico che passava per caso di là. Gli atti inqualificabili
come quello della signora che ha investito me, devono diventare
aggravanti imperdonabili in
tribunale. E invece, mentre io devo imbottirmi di morfina per alleviare dolori insopportabili, la signora è libera.
Libera
di dormire senza dolori, libera di abbracciare suo marito, libera di
alzarsi, libera di mangiare, libera di uscire, libera di lavarsi, libera
di leggere, di scrivere senza
sentire dolore, libera di respirare senza che il respiro stesso tolga il fiato.
Due
giorni dopo l’ “incidente” mi hanno contattato vari licei per proposte
di supplenze annuali, ma io non ho potuto certo firmare il contratto né
assumere servizio.
Mi
sono così ritrovata anche senza lavoro, senza il pagamento della
malattia, perché non ho un contratto. Senza il punteggio. Per un
professore precario come me
questo
vuol dire essere scavalcati in graduatoria, con tutte le conseguenze
che questo comporterà. Sono formalmente disoccupata, eppure le spese che
devo
sostenere
sono ingenti. Ho dovuto acquistare tante medicine, stampelle, busto,
pannoloni, pagare per richiedere la cartella clinica,etc. I sindacati
dicono che non c’è
niente
da fare: “Signora, è la legge. Noi non possiamo fare niente. Solo in
caso di gravidanza difficile lei può accettare una supplenza senza
assumere servizio. In caso
di
incidente stradale, lei non è tutelata dalla legge”. Piccola lezione di
paradosso all’italiana: la gravidanza è una malattia, la malattia non è
una malattia.
Mi
chiedo: questo è uno Stato di diritto? Questa è Sanità pubblica? La
verità è che la nostra Italia non è una democrazia e che è vero che solo
i ricchi possono curarsi
adeguatamente.
Il resto dei malati deve chiedere aiuto alle famiglie, se può, o
semplicemente arrendersi alla triste realtà: non curarsi.
Io
non so perché Dio abbia deciso di salvare me e non qualcun altro.
Confesso di vivere questa mia condizione con un certo senso di colpa nei
confronti di chi, invece,
giace morto su chissà quale lembo di asfalto. Mentre ero in ospedale è morto un ragazzo in un “incidente”. Mi sentivo in colpa.
Io
guarirò. Ci vorrà tanto tempo ma guarirò. Ma non sarò più la stessa
persona. Il mio corpo è stato martoriato e il mio spirito ferito. Penso
spesso a quando, fra
qualche mese, uscirò di nuovo. Dove troverò la forza di non avere paura?
Io
non riesco a spiegare quello che provo. E’ troppo complesso. Ho visto
la morte e ho avuto paura. Tante altre volte l’ho invocata perché i
dolori fisici sono
insopportabili.
Sono
tante le cose che mi mancano in queste lunghe giornate tutte
dolorosamente uguali: studiare in biblioteca, entrare in classe,
correre. E non so se potrò mai più
tornare
ad assaporare la fatica della corsa a causa delle condizioni della mia
gamba destra. Ho riportato una frattura bimalleolare. L’osso ha bucato
la pelle. A causa di
ciò
hanno dovuto inserirmi viti e ferri all’interno della gamba. Ho
cicatrici orrende sia sul lato esterno della gamba che sul lato interno.
E’ stato un intervento di quelli
complessi,
a detta dei medici. Ma non devo lamentarmi perché l’altra frattura,
quella vertebrale, poteva portarmi conseguenze ancora peggiori: la
paralisi. La
vertebra
guarirà con l’aiuto di un busto molto costrittivo che sarà il mio
compagno per tanti, troppi mesi. Senza di quello non posso nemmeno
alzarmi a mezzo busto
e
quando lo indosso provo dolore e faccio fatica a respirare. Ho
riportato anche una fratturina alla mano destra, varie contusioni ed
escoriazioni, una ustione. Mi
sanguinavano vari organi interni e ho avuto anche un ematoma a livello celebrale. Il viso, però, mi è stato preservato.
A detta di tutti devo essere contenta.
Contenta?!
Io
non sono affatto contenta. Ho salva la vita ma non ho più la mia vita. E
non l’avrò più. Tuttavia, per una sorta di economia mentale, devo
tradurre questa
esperienza
in un’opportunità. E poiché i sensi di colpa non sono utili se
rimangono tali, devo fare qualcosa per le persone che, come me, sono
rimaste vittime di
tentato omicidio stradale colposo. Iniziamo a non chiamarlo più “incidente”.
E’
per questo che mi sono permessa di scrivere pubblicamente di me.
Altrimenti non l’avrei mai fatto. Chiedo perdono per quest’atto che
spero non sia male
interpretato.
Volutamente mi sono soffermata su particolari un po’ crudi. Credo che
leggere la storia di una persona a noi vicina ci faccia riflettere
maggiormente.
Siamo talmente bombardati dalla cronaca, tanto da non farci più caso.
Permettetemi
un’ultima riflessione. Non le medicine, non la consolazione di avere la
vita salva, non il pensiero della guarigione aiutano tanto quanto
l’affetto delle
persone che ti vogliono bene e che ti incoraggiano a nonmollare.
Se
voglio tramutare questa terribile esperienza in un’opportunità, devo
partire da qui. Dall’incredibile solidarietà che mi èstata dimostrata e
dall’affetto che mi è stato
donato senza averlo mai meritato.
Per
questo mi commuovo e vi dico grazie dal più profondo del mio cuore,
invitandovi, umilmente, ad approfittare dei tanti miracoli che la vita
ogni giorno ci concede
di vivere.
Angela G. Palermo
martedì 15 gennaio 2013
martedì 8 gennaio 2013
Segnalazione sito
Segnalo l'interessantissima pagina http://posizionetelai.it/ che non contempla soltanto la ricerca del talaio (compresa la relativa app gratuita e senza pubblicità). Il riferimento viene inserito di lato, nella sezione polizia stradale.
lunedì 7 gennaio 2013
Segnalazione sito
Tra gli strumenti del blog, ho inserito un nuovo sito http://www.sunearthtools.com/ dove, tra l'altro, è possibile determinare la posizione del sole in una determinata ora della giornata.
L'ho trovato utile per valutare l'eventuale possibile abbagliamento del sole in un incidente stradale.
L'ho trovato utile per valutare l'eventuale possibile abbagliamento del sole in un incidente stradale.
Iscriviti a:
Post (Atom)