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martedì 27 dicembre 2011

Presento "RAMBO" il corpo speciale della POLIZIA LOCALE

Mi domando quanti sono i cittadini che sanno che alla polizia municipale non viene riconosciuta la c.d. "causa di servizio" (ultima manovra finanziaria). Insomma, se un poliziotto dello Stato incontra, fatalmente, un delinquente che lo crivella di colpi d'arma da fuoco, per lui si aprirà un procedimento per "causa di servizio"...se capita al vigile urbano, la legge italiana esclude tale procedura.
Mi domando quanti sono i cittadini che sanno che alla polizia municipale non viene riconosciuta l'indennità di P.S. che, diversamente, viene riconosciuta alle forze di polizia, sicché il mio rischio sulle strade e per il mio lavoro, è considerato in modo diverso da quello riconosciuto a carabinieri, polizia di Stato, polizia penitenziaria; ma non solo, Guardia di Finanza e Corpo Forestale dello Stato. Forse perché un poliziotto che opera nel mio paese ha dei rischi in più che i miei o quello che opera a Palermo, li ha diversi da quello dell'omologo vigile urbano?
Mi domando quanti sono i cittadini che sanno che alla polizia municipale, tutt'al più, viene assegnata un'arma corta, per difesa personale, ma che non possono utilizzare uno sfollagente (salvo che il legislatore regionale si prodighi a chiamarlo mazzetta di segnalamento o qualche altro italico psuodonimo), portare al seguito uno spry antiagressione e che comunque, per portare quell'arma, il consiglio comunale deve decidere se riconoscere o meno, tale facoltà al poliziotto locale: e, si badi, bene, solo entro i ristretti limiti del territorio comunale di appartenenza. Diversamente, chi indossa una delle uniformi delle forse di polizia ha un'arma corta come dotazione di servizio (rectius, se hai un'uniforme, presumo che hai anche le palle per portarla) che può portare su tutto il territorio nazionale, giacché se serve a difenderti e a difendere, non capisco bene perché dovrebbe cessare questa funzione quando il poliziotto varca il limite del territorio di sua competenza (come avviene per il vigile urbano). Inoltre, quelli che indossano le uniformi delle forze di polizia hanno armi di reparto (quindi, sono in dotazione all'equipaggio che compone la pattuglia) quale lo sfollagente e la mitraglietta.
Interessante è anche sapere che tutt'oggi e da diversi anni, per fare il vigile urbano ci vuole il diploma di scuola media superiore, ma per entrare nelle forze di polizia basta la terza media. Nonostante questo, ai vigili urbani non è copnsentito accedere alla banca dati del Ministero dell'Interno - come, diversamente, avviene per le forze di polizia - e quindi, conosci sempre il nome ed il cognome di chi fermi, ma non sai mai chi fermi.
Mi domando quanti sono i cittadini che sanno che è compito dello Stato (è scritto nella Costituzione, non nel libro delle chimere) esercitare la polizia dell'immigrazione, ma è la polizia municipale che si vede impegnata in prima linea contro fenomeni delinquenziali, quali la contraffazione, senza avere adeguati strumenti di collegamento ed operativi per vincere almeno qualche battaglia.
Mi domando quanti sono i cittadini che sanno che alla polizia municipale raramente viene acquistato un giubbetto antiproiettile...non dico per andare a fare sparatorie ma, più semplicemente, fare una delle attività più consuete e cioè quella di assistere il personale 118 durante un TSO (ad esempio)...ricordo che qualche tempo fa, se anziché il poliziotto dello Stato, munito di giubbetto antiproiettile, fosse intervenuto - come solitamente accade - il vigile urbano, questo sarebbe stato infiocinato dal disturbato psichico.
Mi domando quanti sono i cittadini che sanno che un equipaggio della polizia di Stato non esce in servizio, se non a bordo di un'auto munita di cellula di sicurezza (divisorio interno che separa il personale, dal trasportato che, solitamente, è un fermato/arrestato) e che, diversamente, se non ci sono almeno tre persone la pattuglia non esce; ancora, se la pattuglia è prevista in notturna, con tre unità ed uno si ammala, la pattuglia resta chiusa in commissariato perché esposta a rischi dei quali esiste comunque la c.d. "causa di servizio". Soprattutto, se sanno che una pattuglia di vigili urbani è composta da quello che capita, armati o non armati, donne, uomini, a posto determinato o indeterminato, di giorno, come di notte e, sicuramente e salvo rare occasioni, con non più di due persone a bordo.
Mi domando quanti sono i cittadini che sanno che sono ben pochi i comandi che hanno una camera di sicurezza, ma non è raro dover accompagnare in caserma una persona soggetta a controllo e che, in tale fase, è minacciata la sicurezza della persona e del personale, nonché le finanze pubbliche, perché se il tipo si fa male, poi paga la comunità, moralmente e/o economicamente, salvo rivalse sui malcapitati vigili jettati.
Sicuramente, i cittadini non sanno che ultimamente le varie prefetture insistono affinché i sindaci impieghino il personale della polizia municipale, per dare ausilio alle forze di polizia, soprattutto in epoca notturna oppure durante le partite di campionato o quando ci possono essere tumulti e, che tutto questo, solitamente, avviene perché i vigili urbani devono fare servizio di vaibilità (così non beccano l'indennità di P.S., ma magari la medesima legnata del tifoso che non si preoccupoa troppo se il berretto dell'agente è bianco o nero) oppure - la trovata più recente - perché la polizia di Stato non può essere distratta nel rilievo dei sinistri stradali...interessante è sapere che il Ministero dell'Interno, con una propria circolare ha disposto che solo la specialità polizia stradale della polizia di Stato può rilevare i sinistri stradali e che comunque, a livello nazionale, il 70-80% degli incidenti stradali, li rileva proprio la polizia locale (municipale e provinciale) e, per quel che resta, provvede la polizia stradale o le stazioni Carabinieri. Ed ancora, trovo notevole difficoltà a credere che esista un sindaco che rinunci all'idea di propinare ai propri cittadini che la sicurezza è sotto controllo, perché i vigili urbani (quelli di cui ho detto più sopra, intendo) aiutano (rectius, sostituiscono) le carenze dello Stato a livello locale, senza garantire quello che dovrebbe garantire lo Stato, con le risorse e le competenze che ha in tema di sicurezza.
Ma mi viene da pensare anche a quei cittadini che tanta acredine riversano sui propri vigili; a coloro i quali, senza pensare che pagano le tasse affinché lo Stato (e non il comune o la provincia che adesso lo Stato vuole sopprimere) li protegga, accettano, così supinamente, di rinunciare a quei servizi che dovrebbe garantire la polizia locale (l'ambiente, il commercio, l'urbanistica, la quiete pubblica,...). Quella polizia locale che viene sempre di più impiegata in servizi che la Costituzione riserva allo Stato.
Non me lo domando, in quanto vigile urbano o con una certa vena di rivalità nei confronti di quelli che indossano una giubba diversa dalla mia: anche perché quello che è riconosciuto loro, è quello che dovrebbe essere riconosciuto a tutti coloro che indossano un'uniforme. Non è una questione di guerra dei poveri.
Piuttosto, me lo domando come cittadino, allorquando, dinanzi ad un Magistrato come Raffaele Cantone, medito sulle sue parole che citano la vigilanza urbana e chiude: "Non bisogna mai dimenticare che attraverso i comuni si controllano le licenze commerciali, gli appalti, l'edilizia, e quindi le nuove case, elemento fondamentale per le famiglie quanto il lavoro: in pratica gran parte della vita dei cittadini (cfr. I Gattopardi, pag. 151). Dunque una vigilanza urbana che faccia il proprio mestiere e lo faccia bene, sarebbe un presidio di prima sicurezza fondamentale, perché capace non solo di accertare, ma di percepire ogni intrusione delinquenziale nel contesto sociale, senza lasciare terreno fertile alla formazione delle associazioni per delinquere o di stampo mafioso o anche semplici delinquentelli (ricordo, che all'epoca delle BR, fu proprio un vigile urbano a fare il c.d. "lavoro sporco" che consentì una grossa operazione di polizia, propriamente detta, solo perché capace di vigilare sull'urbis! il suo mestiere).
Me lo domando come cittadino, perché pensare ad una polizia locale, già di per se sottodimenzionata, che a malapena riesce a coprire il suo non semplice compito primario - la sicurezza urbana, che non è ne la pubblica sicurezza, ne l'ordine pubblico - impiegata come presidio della tutela del territorio dello Stato, senza armi o, se armata, senza un'adeguata preparazione tecnica e psicologica all'uso delle armi, non mi dà sicurezza.
Forse si dovrà attendere che qualcuno si faccia male. Che un vigile urbano che non può invocare la causa di servizio e che nottetempo è stato steso da un ubriaco o crivellato da un criminale notturno, porti i cittadini - intendo, quelli che abitano i comuni, non il popolo italiano - a piangere il proprio vigile e magari, a domandarsi, se ne valeva proprio la pena.
Beh, come cittadino e cultore della Costituzione - il mio libro dei sogni - vorrei vivere in un Paese normale dove:
- chiamo un numero unico dell'emergenza e mi risponde un unico soggetto che garantisce la mia sicurezza (stiamo pagando una pesante sanzione all'Europa perché abbiamo n numeri dell'emergenza: 112, 113, 117, 118,...)
- ho un'unica forza di polizia dello Stato, anziché Carabinieri, Polizia di Stato, Polizia Penitenziaria, Corpo Forestale dello Stato, Guardia di Finanza che in modo coordinato, razionalizzando le innumerevoli forze in gioco e sapendo chi-fa-che-cosa, garantisce la mia sicurezza e quella delle persone a me più care (dal 1° gennaio pagheremo all'Europa una pesante sanzione perché non abbiamo unificato le forze di polizia)
- ho un'unica polizia locale che garantisce la sicurezza urbana, come pacifica convivenza, con attività preventive e repressive di controllo del territorio locale
- non devo più pagare sanzioni all'Europa, perché ho dei governanti che invece di pensare a come tassarmi e non darmi sicurezza, senza propinare illusioni, pensano ad organizzare al meglio la cosa pubblica, senza giocare al c.d. "scarica barili".
Beh, è una magra consolazione ma, se penso che quanto sempre di più si chiede alla polizia municipale è quello che dovrebbero già fare le forze di polizia beh, in questo stato di cose, dovrebbero istituire il RAMBO: il corpo speciale della POLIZIA LOCALE.
A quei cittadini che avranno avuto la pazienza di leggere questo sfogo, beh, consiglio di chiedersi se questo è quello che davvero vogliono per la loso sicurezza.

mercoledì 21 dicembre 2011

Governi & Governi...

Con l'insediamento del Governo Monti, inevitabilmente, buona parte del popolo italiano sta tornando nuovamente sul "piede di guerra".
Personalmente, credo che, inevitabilmente, quale che fosse il "Comandante" al governo della "Nave Italia", la navigazione sarebbe stata molto difficoltosa. Non a caso, buona parte dei più importanti leader di partito, hanno appoggiato il Governo Monti forse, nell'idea che il governo "lacrime e sangue" che ricorderanno gli italiani, sarà quello a guida Mario Monti, sebbene le sue scelte siano condivise dalla gran parte dei parlamentari.
Beh, a questo punto, un governo vale l'altro ed ogni governo è messo nella condizione di chiedere sacrifici... sacrifici economici, intendo.
Beh, girando tra le immagini della rete (molte delle quali, tralasciate) ed i curriculum dei vari ministri del precedente Governo e di quello attuale, non mi si negherà almeno il fatto, che di questo Governo, possiamo dire che sia composto da ministri autorevoli e credibili.
E domani? domani è un altro giorno, si vedrà.

lunedì 19 dicembre 2011

Un augurio sincero, per un vero Natale...


Credo non sia necessario cercare Dio, o credere in Dio, per credere al Natale.
Probabilmente, perché il messaggio del Natale va oltre le capacità dell'uomo di cercare Dio, di crederlo, se non, addirittura, di inventarlo.
La fede, è di per se un mistero oltre al quale non merita indagare.
Ma si può credere al Natale, perché la nascita di Gesù Cristo è comunque un fatto storico. Ma un fatto storico che nel suo stupefacente mistero rivoluzionario, ha permesso al mondo intero di porsi numerosi interrogativi; ma un fondamentale unico e semplice interrogativo che San Francesco ha saputo raccontare con il proprio presepe e la sua emblematica Sacra Famiglia.
Che cos'è l'Amore?
Io che sono nato a cinquanta metri dal mare, su quel suolo dove un tempo presidiava il mare e che gli uomini delle mie montagne hanno reso così bello, intrecciando la forza delle loro braccia, con la generosità della natura, spesso volgo gli occhi alle vette che mi proteggono le spalle, riconoscendo in un misterioso foro naturale, una sorta di origine della nostra Versilia, ma del mistero stesso dell'Amore.
Proprio dentro il Monte Forato, colloco, in questo Santo Natale, l'immagine della Sacra Famiglia, scolpita nel candido marmo delle Apuane. E lo faccio perché questo, secondo me, è il senso profondo del Natale, quindi dell'Amore: la povertà più semplice, la nudità più evidente; il niente, che non può nasconder nulla, se non mostrare e dimostrare, la miseria umana, ma anche la sconvolgente sua bellezza: la forza-debole dell'Amore capace di manifestare con un bambino, la capacità di rompere ogni logica umana fondata sull'assurdo potere, fine a se stesso.
Ringrazio Dio - io che spero di aver fede - per avermi offerto una diversa chiave di lettura di questo Natale; per aver posto dinanzi ai miei occhi, non tanto un opulento Babbo Natale, segno di una civiltà che dimentica, spesso la povertà, nel bisogno di arricchire se stessa.
Ho avuto il dono di assistere al dolore espresso da chi si è visto portar via uno degli affetti a lui più cari, tanto da portarlo oggi, come icona di giustizia, tra coloro i quali hanno il coraggio della ragione per dubitare su di un sistema di regole fallace e bisognoso di rinnovamento: prima ancora che giuridico, etico.
Ho avuto il dono di ascoltare una mamma privata ingiustamente della possibilità di inchinarsi sulla bellezza di una figlia, come la Madonna, nella Sacra Famiglia; una Madonna dei nostri tempi che non si piange addosso, ben comprendendo la sua povertà, ma quella di molti; una Madonna che ha pianto sua figlia sulla Croce del suo ingiusto sacrificio, ma che, guardando oltre quell'arido legno, ha saputo sperare e fare di quel sacrificio un motivo in più, per asciugare altre lacrime o per evitare che i volti di altre Madri vengano bagnate da lacrime di ingiusta sofferenza.
Nessuno me l'ha raccontato alla televisione - quasi come la spettacolarizzazione di un dramma moderno, che si spenge (e spegne le nostre coscienze) con un telecomando - ma io l'ho visto con i miei occhi e l'ho udito con le mie orecchie: ho visto e ho udito la miseria (umana, prima che economica) di chi ha perso un lavoro, ma con quello, non la dignità. L'ho visto continuare a sorridere (senza necessità di ridere, perché il riso non lascia spazio al pianto), continuare a fare battute e a farmi sorridere, quasi a sublimare i miei problemi, spesso comuni a quelli di molti altri, ma non sempre più gravi di altri...
Insomma, credo che questi mesi che hanno preceduto il Natale, mi hanno consentito di osservare un mondo più nudo, più povero, ma più vero, rispetto a quale mondo che sono abituato a conoscere, quasi non ne esista altro e quasi che il mio impegno di persona, non sia tanto quello di combattere la povertà, quanto, piuttosto, di fare in modo che la povertà non si possa vedere.
Viviamo tutti in un mondo - c.d. civile - dove i nostri figli li abbiamo abituati o li vogliamo abituare a scrivere letterine a Babbo Natale; dove i primi a scrivergli lettere, siamo proprio noi, i loro genitori. Lo facciamo, convinti del fatto che a forza di scrivere a Babbo Natale, questi arriverà con la sua slitta carica di doni - sempre più belli e sempre più inutili - e sarà sempre un giorno di festa; sicché il Natale, come giorno dell'Amore, sfumerà nella quotidianeità, tanto da non percepire più cos'è la festa e che cosa è il Lavoro.
Il Lavoro...
Oggi che cos'è il Lavoro, se non produzione, se non organizzazione per produrre beni di consumo, prostrandoci all'idolatria del potere economico e quindi del risparmio fine a se stesso, così da innalzare ai massimi livelli il c.d. PIL?
Eppoi?
Eppoi succede che si risparmia a tal punto che il nostro territorio non ha più manutentori, non ha più lavoratori, ma solo abili economisti che risparmiano sui servizi al territorio. Si risparmia su tutto e si risparmia anche sul Lavoro...perché un lavoratore costa.
Così accade che il nostro enorme PIL, frutto di sacrifici (dei molti, a vantaggio dei pochi), viene dilapidato in quella sciagura che si chiama "strage ferroviaria", tanto da rendere una città ridente, un cimitero per torce umane; accade che montagne d'acqua, sostituiscono montagnbe di terra friabile lasciata a se stessa, rendendo una costa marina, qualcosa di irriconoscibile, come irriconoscibile sta diventando il nostro sentimento.
Allora, credo - anzi, lo spero - che il nostro Natale torni ad essere il Natale della nostra tradizione italiana; quello fatto con i presepi di San Francesco, dove Babbo Natale non si può vedere, perché la bellezza di una Stella Cometa, lo rende invisibile, nella sua inutile opulenta, fatta di niente. La bellezza del nostro Natale è un infante, povero, tra poveri, che in questa povertà svelata, è capace di manifestare al mondo intero e a quei Re Magi che da ogni dove gli portano il benvenuto, il messaggio più vero e importante per ogni persona: l'Amore.
Questo auguro a tutte le persone che ho avuto la fortuna di conoscere, perché l'Amore è sicuramente un sentimento che Babbo Natale, per quanto grande possa essere la sua slitta, non può far costruire dai folletti, ne può acquistare presso i grandi magazzini.
L'Amore è già in ognuno di noi: si tratta solo di accendere la nostra piccola, insignificante, candela...e se questo avvenisse davvero, in un attimo, il nostro pianeta, senza che vi sia nessuno che lo sfrutti oltre ogni sua risorsa reale, oltre misura, sarebbe la Stella Cometa dell'Universo, sì che altre creature che lo abitano ne resterebbero stupefatte e desiderose di conoscerci.
Buon Natale.

mercoledì 14 dicembre 2011

Quel che resta del giorno...

Lo scorso 3 dicembre, Salvatore Borsellino, fratello del Magistrato, Paolo, è venuto a Forte dei Marmi e ci ha parlato della speranza.
Non quella che conosciamo noi, non quel desiderio recondito di raggiungere un obiettivo, desiderandolo a tal punto da essere certi di poterlo raggiungere...prima o poi...
Ci ha parlato della speranza del...poi.
Ci ha parlato di un modello di speranza che passa, necessariamente, per la solidarietà umana, giacché è l'idea che presto o tardi la giustizia trionferà e non necessariamente, quel giorno noi ci saremo: ma quel giorno avverrà questo fatto straordinario e bello!
La solidarietà umana è l'unico modo per consentire che la mia speranza non si esaurisca con la mia breve vita, ma trapassi il tempo, grazie alla freschezza delle giovani generazioni. Grazie all'impegno e all'energia di chi è giovane, la speranza viene traghettata nel percorso dell'esistenza, come l'arca di una nuova alleanza tra più generazioni, affinché certi fatti non accadano più e quindi tutto venga reso giusto.
Ieri sera, i familiari delle vittime della strage di Viareggio, tramite una mamma che ha perso sua figlia, mentre giocava a carte, nel fior fiore della sua esistenza, ha raccontato il suo dolore.
Non l'ha fatto piangendosi addosso, non ha mostrato il suo ruolo di vittima, ma la sua voglia di riscattare il sacrificio di sua figlia, che non deve restare inutile, ma deve servire affinché certi episodi non accadano più.
Queste persone, mi hanno raccontato la bellezza della dignità umana e di quanto questa dignità non abbia un prezzo o di quanto questa dignità è così bella che nessun quadro naturale può esprimerla al meglio del suo splendore.
La dignità umana, è fatta di una luce che passa per occhi piegati dal peso del dolore; si compone di smorfie del viso che, come un salice piangente, ti fanno capire che ancora soffia il vento; si muove e si piega come un giunco, senza spezzarsi alle logiche della corruzione morale che come un fiume tenta di travolgere ogni forma di vita; diffonde, nell'aria che ti circonda, l'acre profumo del limone, che disinfetta l'anima.
Eppoi...eppoi ti accorgi che questa umanità così alta e bella, si riduce a mediocrità bestiale, quando altre persone, non ancora soddisfatte di lauti guadagni fatti di consensi subdoli e di favori, svendono la propria dignità, umana e professionale, alla corruzione ed all'associazione per delinquere.
Ti rendi conto che sono quelle stesse persone che hai visto far battute ai convegni o accapigliarsi nelle teatrali contrapposizioni dialettiche di stampo professionale o, addirittura, ergersi a paladini della giustizia...
La giustizia.
Ti accorgi che i volti che hai incontrato appartengono alla persona ed al personaggio e che la dignità appartiene e può appartenere soltanto alla storia della persona...il personaggio, è soltanto in cerca d'autore.
Ti accorgi quanto era già brutto e quanto, a maggior ragione, è brutto, deforme, annichilito sulla propria miseria, il personaggio e quanto, per lui cambia la sua storia, così che dalle stalle, lo sbattono alla stalla.
Ti accorgi che lui è solo uno dei personaggi in cerca d'autore, perché questa categoria è la categoria più infima che non può vivere di vita propria, ma come un parassita necessita di trovare alimento in chi lo sostiene e lo esalta. Con personaggio, con i personaggi, non c'è speranza, ma solo miseria.
Ed allora?
Beh, allora penso di essere fortunato, per il mio "piccolo" dolore che mi aiuta a capire che sono vivo; per il mio "piccolo" dolore che è niente, rispetto al dolore di altri; ma per il "piccolo" dolore che deve comunque aiutarmi a trovare speranza.
Non quella a breve termine, dei personaggi, ma quella che è capace di trapassare il tempo, in una gemito di solidarietà umana che coinvolge tante persone.