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lunedì 19 dicembre 2011

Un augurio sincero, per un vero Natale...


Credo non sia necessario cercare Dio, o credere in Dio, per credere al Natale.
Probabilmente, perché il messaggio del Natale va oltre le capacità dell'uomo di cercare Dio, di crederlo, se non, addirittura, di inventarlo.
La fede, è di per se un mistero oltre al quale non merita indagare.
Ma si può credere al Natale, perché la nascita di Gesù Cristo è comunque un fatto storico. Ma un fatto storico che nel suo stupefacente mistero rivoluzionario, ha permesso al mondo intero di porsi numerosi interrogativi; ma un fondamentale unico e semplice interrogativo che San Francesco ha saputo raccontare con il proprio presepe e la sua emblematica Sacra Famiglia.
Che cos'è l'Amore?
Io che sono nato a cinquanta metri dal mare, su quel suolo dove un tempo presidiava il mare e che gli uomini delle mie montagne hanno reso così bello, intrecciando la forza delle loro braccia, con la generosità della natura, spesso volgo gli occhi alle vette che mi proteggono le spalle, riconoscendo in un misterioso foro naturale, una sorta di origine della nostra Versilia, ma del mistero stesso dell'Amore.
Proprio dentro il Monte Forato, colloco, in questo Santo Natale, l'immagine della Sacra Famiglia, scolpita nel candido marmo delle Apuane. E lo faccio perché questo, secondo me, è il senso profondo del Natale, quindi dell'Amore: la povertà più semplice, la nudità più evidente; il niente, che non può nasconder nulla, se non mostrare e dimostrare, la miseria umana, ma anche la sconvolgente sua bellezza: la forza-debole dell'Amore capace di manifestare con un bambino, la capacità di rompere ogni logica umana fondata sull'assurdo potere, fine a se stesso.
Ringrazio Dio - io che spero di aver fede - per avermi offerto una diversa chiave di lettura di questo Natale; per aver posto dinanzi ai miei occhi, non tanto un opulento Babbo Natale, segno di una civiltà che dimentica, spesso la povertà, nel bisogno di arricchire se stessa.
Ho avuto il dono di assistere al dolore espresso da chi si è visto portar via uno degli affetti a lui più cari, tanto da portarlo oggi, come icona di giustizia, tra coloro i quali hanno il coraggio della ragione per dubitare su di un sistema di regole fallace e bisognoso di rinnovamento: prima ancora che giuridico, etico.
Ho avuto il dono di ascoltare una mamma privata ingiustamente della possibilità di inchinarsi sulla bellezza di una figlia, come la Madonna, nella Sacra Famiglia; una Madonna dei nostri tempi che non si piange addosso, ben comprendendo la sua povertà, ma quella di molti; una Madonna che ha pianto sua figlia sulla Croce del suo ingiusto sacrificio, ma che, guardando oltre quell'arido legno, ha saputo sperare e fare di quel sacrificio un motivo in più, per asciugare altre lacrime o per evitare che i volti di altre Madri vengano bagnate da lacrime di ingiusta sofferenza.
Nessuno me l'ha raccontato alla televisione - quasi come la spettacolarizzazione di un dramma moderno, che si spenge (e spegne le nostre coscienze) con un telecomando - ma io l'ho visto con i miei occhi e l'ho udito con le mie orecchie: ho visto e ho udito la miseria (umana, prima che economica) di chi ha perso un lavoro, ma con quello, non la dignità. L'ho visto continuare a sorridere (senza necessità di ridere, perché il riso non lascia spazio al pianto), continuare a fare battute e a farmi sorridere, quasi a sublimare i miei problemi, spesso comuni a quelli di molti altri, ma non sempre più gravi di altri...
Insomma, credo che questi mesi che hanno preceduto il Natale, mi hanno consentito di osservare un mondo più nudo, più povero, ma più vero, rispetto a quale mondo che sono abituato a conoscere, quasi non ne esista altro e quasi che il mio impegno di persona, non sia tanto quello di combattere la povertà, quanto, piuttosto, di fare in modo che la povertà non si possa vedere.
Viviamo tutti in un mondo - c.d. civile - dove i nostri figli li abbiamo abituati o li vogliamo abituare a scrivere letterine a Babbo Natale; dove i primi a scrivergli lettere, siamo proprio noi, i loro genitori. Lo facciamo, convinti del fatto che a forza di scrivere a Babbo Natale, questi arriverà con la sua slitta carica di doni - sempre più belli e sempre più inutili - e sarà sempre un giorno di festa; sicché il Natale, come giorno dell'Amore, sfumerà nella quotidianeità, tanto da non percepire più cos'è la festa e che cosa è il Lavoro.
Il Lavoro...
Oggi che cos'è il Lavoro, se non produzione, se non organizzazione per produrre beni di consumo, prostrandoci all'idolatria del potere economico e quindi del risparmio fine a se stesso, così da innalzare ai massimi livelli il c.d. PIL?
Eppoi?
Eppoi succede che si risparmia a tal punto che il nostro territorio non ha più manutentori, non ha più lavoratori, ma solo abili economisti che risparmiano sui servizi al territorio. Si risparmia su tutto e si risparmia anche sul Lavoro...perché un lavoratore costa.
Così accade che il nostro enorme PIL, frutto di sacrifici (dei molti, a vantaggio dei pochi), viene dilapidato in quella sciagura che si chiama "strage ferroviaria", tanto da rendere una città ridente, un cimitero per torce umane; accade che montagne d'acqua, sostituiscono montagnbe di terra friabile lasciata a se stessa, rendendo una costa marina, qualcosa di irriconoscibile, come irriconoscibile sta diventando il nostro sentimento.
Allora, credo - anzi, lo spero - che il nostro Natale torni ad essere il Natale della nostra tradizione italiana; quello fatto con i presepi di San Francesco, dove Babbo Natale non si può vedere, perché la bellezza di una Stella Cometa, lo rende invisibile, nella sua inutile opulenta, fatta di niente. La bellezza del nostro Natale è un infante, povero, tra poveri, che in questa povertà svelata, è capace di manifestare al mondo intero e a quei Re Magi che da ogni dove gli portano il benvenuto, il messaggio più vero e importante per ogni persona: l'Amore.
Questo auguro a tutte le persone che ho avuto la fortuna di conoscere, perché l'Amore è sicuramente un sentimento che Babbo Natale, per quanto grande possa essere la sua slitta, non può far costruire dai folletti, ne può acquistare presso i grandi magazzini.
L'Amore è già in ognuno di noi: si tratta solo di accendere la nostra piccola, insignificante, candela...e se questo avvenisse davvero, in un attimo, il nostro pianeta, senza che vi sia nessuno che lo sfrutti oltre ogni sua risorsa reale, oltre misura, sarebbe la Stella Cometa dell'Universo, sì che altre creature che lo abitano ne resterebbero stupefatte e desiderose di conoscerci.
Buon Natale.

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