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mercoledì 14 dicembre 2011

Quel che resta del giorno...

Lo scorso 3 dicembre, Salvatore Borsellino, fratello del Magistrato, Paolo, è venuto a Forte dei Marmi e ci ha parlato della speranza.
Non quella che conosciamo noi, non quel desiderio recondito di raggiungere un obiettivo, desiderandolo a tal punto da essere certi di poterlo raggiungere...prima o poi...
Ci ha parlato della speranza del...poi.
Ci ha parlato di un modello di speranza che passa, necessariamente, per la solidarietà umana, giacché è l'idea che presto o tardi la giustizia trionferà e non necessariamente, quel giorno noi ci saremo: ma quel giorno avverrà questo fatto straordinario e bello!
La solidarietà umana è l'unico modo per consentire che la mia speranza non si esaurisca con la mia breve vita, ma trapassi il tempo, grazie alla freschezza delle giovani generazioni. Grazie all'impegno e all'energia di chi è giovane, la speranza viene traghettata nel percorso dell'esistenza, come l'arca di una nuova alleanza tra più generazioni, affinché certi fatti non accadano più e quindi tutto venga reso giusto.
Ieri sera, i familiari delle vittime della strage di Viareggio, tramite una mamma che ha perso sua figlia, mentre giocava a carte, nel fior fiore della sua esistenza, ha raccontato il suo dolore.
Non l'ha fatto piangendosi addosso, non ha mostrato il suo ruolo di vittima, ma la sua voglia di riscattare il sacrificio di sua figlia, che non deve restare inutile, ma deve servire affinché certi episodi non accadano più.
Queste persone, mi hanno raccontato la bellezza della dignità umana e di quanto questa dignità non abbia un prezzo o di quanto questa dignità è così bella che nessun quadro naturale può esprimerla al meglio del suo splendore.
La dignità umana, è fatta di una luce che passa per occhi piegati dal peso del dolore; si compone di smorfie del viso che, come un salice piangente, ti fanno capire che ancora soffia il vento; si muove e si piega come un giunco, senza spezzarsi alle logiche della corruzione morale che come un fiume tenta di travolgere ogni forma di vita; diffonde, nell'aria che ti circonda, l'acre profumo del limone, che disinfetta l'anima.
Eppoi...eppoi ti accorgi che questa umanità così alta e bella, si riduce a mediocrità bestiale, quando altre persone, non ancora soddisfatte di lauti guadagni fatti di consensi subdoli e di favori, svendono la propria dignità, umana e professionale, alla corruzione ed all'associazione per delinquere.
Ti rendi conto che sono quelle stesse persone che hai visto far battute ai convegni o accapigliarsi nelle teatrali contrapposizioni dialettiche di stampo professionale o, addirittura, ergersi a paladini della giustizia...
La giustizia.
Ti accorgi che i volti che hai incontrato appartengono alla persona ed al personaggio e che la dignità appartiene e può appartenere soltanto alla storia della persona...il personaggio, è soltanto in cerca d'autore.
Ti accorgi quanto era già brutto e quanto, a maggior ragione, è brutto, deforme, annichilito sulla propria miseria, il personaggio e quanto, per lui cambia la sua storia, così che dalle stalle, lo sbattono alla stalla.
Ti accorgi che lui è solo uno dei personaggi in cerca d'autore, perché questa categoria è la categoria più infima che non può vivere di vita propria, ma come un parassita necessita di trovare alimento in chi lo sostiene e lo esalta. Con personaggio, con i personaggi, non c'è speranza, ma solo miseria.
Ed allora?
Beh, allora penso di essere fortunato, per il mio "piccolo" dolore che mi aiuta a capire che sono vivo; per il mio "piccolo" dolore che è niente, rispetto al dolore di altri; ma per il "piccolo" dolore che deve comunque aiutarmi a trovare speranza.
Non quella a breve termine, dei personaggi, ma quella che è capace di trapassare il tempo, in una gemito di solidarietà umana che coinvolge tante persone.

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