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martedì 29 maggio 2012

Nuovo incarico in ASAPS

Adesso è ufficiale, unitamente ai Colleghi Piacentino e Marchi, sono stato incaricato alle "Attività Polizia Locale e rapporti con gli Enti Locali" dell'Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale (ASAPS).
L'Associazione, nata per rappresentare le istanze della specialità Polizia Stradale della Polizia di Stato, si avvale oggi, delle collaborazioni - sebbene esterne - e delle professionalità degli appartenenti alle Forze di Polizia e della Polizia Locale. Oggi, rappresenta un vero e proprio "termometro" della sicurezza stradale in senso ampio e si fa promotrice di iniziative singolari ed importanti, quale la raccolta firme (giunta a buon fine) per la legge sull'omicidio stradale e, più recentemente, sulla campagna di sensibilizzazione al riutilizzo dei seggiolini di sicurezza per i bambini, al fine di consentire, anche alle famiglie in difficoltà economica, di accedere ad un così importante presidio per la sicurezza stradale, in generale e, dei bambini, in particolare.
L'Associazione, risentendo degli effetti della crisi finanziaria, nonché di un subdolo attacco da parte di quei soggetti che hanno tutto l'interesse a contrastare una certa informazione critica (in questo Paese accade anche questo ed è per questo, probabilmente, che certi spot sulla sicurezza stradale che all'estero vengono divulgati tramite la televisione di Stato, in Italia non si vedono, ma ASAPS li promuove tramite il sito; mentre ISTAT segnala come incidente mortale soltanto quello in cui la vittima muore entro trenta giorni dall'evento infortunistico, ASAPS monitorizza con i propri osservatori simili fenomeniche più consone alla realtà, così come tante altre situazioni - i c.d. osservatori - che si verificano, ma delle quali nessuno parla), ha subito una flessione delle iscrizioni e quindi, del sostegno economico, per lo più garantito proprio dai soci appartenenti alle forze di polizia e alla polizia locale.
Per questo ASAPS si apre, decisamente, non solo a tutte le forze di polizia e di polizia locale, ma anche a quei cittadini che ritenendo che la sicurezza stradale sia un tema da non sottovalutare, valorizzando i relativi presidi della sicurezza - come i servizi di polizia stradale (da giugno, probabilmente, saranno chiusi vari distaccamenti della specialità Polizia Stradale della Polizia di Stato) - possono associarsi, tramite referente locale (se presente sul proprio territorio) o tramite sito http://www.asaps.it/93-Iscrizioni/286-Iscrizione_o_Rinnovo
 
 
Entro il 2013, poi, verrà data vita alla "Fondazione ASAPS", al fine di divulgare in modo ancora più professionale il tema della sicurezza stradale, ottenendo così un più significativo consenso tra la gente.
Io, per mio conto, resterò sicuramente disponibile alle eventuali osservazioni e suggerimenti dei rappresentanti degli EE.LL., dei Cittadini e dei Colleghi, facendomi carico di rappresentare all'Associazione quelle criticità che sono da considerare tali o che sono, comunque, percepite come tali.
Ringrazio l'Associazione per la fiducia e chi mi ha ospitato su questa pagina e tramite questa pagina, potrà esprimere le proprie osservazioni in materia.

http://www.asaps.it/37160-L%E2%80%99ASAPS_si_rinnova_a_Forl%C3%AC:_al_via_la_Fondazione_per_la_Sicurezza_Stradale_e_la_Sicurezza_UrbanaGiordano_Biserni_confermato_presidente,_al_suo_sesto_mandato.html

lunedì 28 maggio 2012

LE FRODI ASSICURATIVE

di: Raffaele Chianca e Gianluca Fazzolari
casa editrice: Sicurezza & Ambiente
anno / edizione: 2012/I
parti principali: LE NORME - LA COPERTURA ASSICURATIVA INTERNAZIONALE - IL CONTROLLO DOCUMENTALE - LE FRODI - ORGANI DI VIGILANZA E BANCHE DATI - PRONTUARIO CON MASSIMARIO
pagine: 228

Presentazione dell’opera

Fatta la legge... Beh, noi, italiani, brava gente, si chiuderebbe subito con un famosissimo detto: "trovato l'inganno!". Proprio così: parliam d'inganno! di inganno si parla! In fondo, in fondo, quest'inganno non è poi così grave ed anzi, proprio grazie a quest'inganno, una volta tanto, è l'impresa assicuratrice che paga! E' chiaro che questa è soltanto un'idea malsana, giacché quante più perdite subisce l'impresa, tanto più altro diverrà il c.d. "premio", che ne costituirà il ristoro: insomma, chi ci rimetterà davvero sarà, come sempre, l'assicurato. Come già detto, sono davvero tante le occasioni per frodare le assicurazioni, tanto che se ne può scrivere un libro come questo. Un libro nel quale non si parla soltanto della frode assicurativa, propriamente detta (falsi sinistri stradali e furti), ma di tutto ciò che attiene al corretto controllo documentale, finalizzato a prevenire il c.d. "falso documentale" ovvero la contraffazione o l'alterazione della documentazione assicurativa. Dunque, un manuale del falso documentale, mediante il quale, il Maestro Raffaele Chianca ed il suo inseparabile adepto, Gianluca Fazzolari, divulgano il loro sapere giuridico-scientifico, sì da consentire ai c.d. "addetti ai lavori" di evitare che simili fenomeniche fraudolente continuino ad accadere. In tal senso, gli Autori richiamano alla memoria del lettore le leggi che sono state "positate" e quelle che sono "poste" (nonché quelle che saranno, forse, le nuove leggi) a tutela dell'impresa di assicurazione e della fede pubblica, ivi comprese, quelle che attengono alla posizione degli "stranieri" assicurati, sul territorio dello Stato; propongono le metodiche necessarie per approcciarsi ad un buon controllo su strada, almeno di primo livello, illustrando le tecniche di stampa e le misure di sicurezza utilizzate in campo documentale-assicurativo; illustrano il variegato mondo delle "frodi assicurative"; offrono informazioni utili per accedere agli organi di vigilanza e relative banche dati e, infine, chiudono il tutto con un pratico prontuario operativo e la più attuale ed utile raccolta di massime in materia. Insomma, come sempre, si potrebbero dire tante cose, anche su questo ennesimo manuale operativo, ma si direbbe sempre poco: l'unica cosa, quindi, è di avvalersene!

lunedì 21 maggio 2012

Quante verità dietro un delitto? perché?

Nelle tecniche di polizia e di indagine, si ritiene la riservatezza, elemento fondamentale al raggiungimento dell'obiettivo principale: l'individuazione del colpevole. Oggi, ho seguito l'evoluzione delle notizie giornalistiche sui fatti di Brindisi, tramite Rainews.it e sono rimasto sconcertato. Si profila un conflitto di competenza, l'idea che un Magistrato possa smentire l'operato del proprio collega ed anzi, sostenere che la divulgazione del filmato sull'individuo sospettato (si parlerebbe già di chi è e speriamo che la folla non se lo mangi!) possa inquinare le indagini: così avrei risposto anch'io ad un pubblico concorso. Si leggono le autorevoli (?) affermazioni della criminologa portata agli onori della cronoca e contestualmente trasportata, come spirito onnipresente ed onniscente, all'interno dei plastici di Bruno Vespa: il Lombroso, forse, guardandola solo di sbiego, se ne sarebbe fatta una sua personalissima opinione. Insomma, ho come l'impressione che qui non si stia cercando la verità (e mi domando, perché), ma ciascuno affermi la propria verità (e mi domando, perché) e probabilmente, fra qualche giorno ci sarà una delle tante verità (e mi domando, perché).

domenica 20 maggio 2012

La follia e la strage

Si dice che per comprendere il fatto criminale, è importante partire dal movente. Che cosa può accadere in un uomo "maturo", per decidere di sterminare una scolaresca? L'ipotesi più banale, è quella della follia. Si uccide, perché viene meno quell'istinto di conservazione che ti porta a desiderare e a fare figli, garantendo la prosecuzione della specie. Quell'istinto che ti spinge a proteggere anche i figli di altri, i figli sconosciuti ma, in fondo, coloro i quali ti consentono di vivere oltre il tuo tempo. Certo, per stabilire se l'attentatore era un folle, è necessario conoscerlo... ma può bastare? Qualcosa si è rotto nell'equilibrio di quella mente e perché si è rotto? Dunque, dinanzi all'iniziativa di un folle, c'è sempre da chiedersi il perché di quella follia: altrimenti non se ne esce e resterà il sospetto che ancora, fatti così gravi possono ripetersi (negli Stati Uniti non è così infrequente, tanto che ci si domanda se questi non siano fenomeni sociali). Oppure c'è qualcosa di organizzato ed allora ci si deve chiedere, perché si organizza una strage. Si organizza una strage per incutere terrore o, semplicemente, per dare un avvertimento che ci potrebbe essere una strage più grave. Pochi minuti più tardi e si poteva indagare su un delitto di strage, anziché di tentata strage o di tentato omicidio plurimo... causalità. Le regole mafiose - quelle dei c.d. uomini d'onore - salvavano le donne, i bambini e i vecchi. Ma è passato remoto. Le mafie hanno i suoi linguaggi e le stragi di mafia, non hanno risparmiato donne, vecchi e bambini, se non nell'immaginario collettivo; il consenso non si ottiene soltanto ad essere forti con i forti e deboli con i deboli, ma anche esercitando il potere: soprattutto la, dove il potere è una fascinazione ed affascina. Ma questo tipo di stragismo, effettivamente, non riguarda solo la mafia ma la collusione mafia-Stato, perché questo equilibrio di potere consente allo Stato e all'anti-Stato di restare sopra le teste dei cittadini o degli affiliati. Quando il potere politico vacilla e vacilla, in quanto capace di far vacillare il potere mafioso (con l'azione o l'inazione), la mafia rischia di perdere il consenso sul territorio. Non perché si ammazza di più o di meno, ma perché la mafia non è più capace di esercitare l'anti-Stato garantendo posti di lavoro, alloggi, esercizi arbitari... Anche la disoccupazione mafiosa crea perdita di consenso. Non so quale sarà il movente più attendibile. Per il momento ci sono delle riflessioni da fare e forse, domani, ci saranno dei fatti da confrontare con i nostri sospetti. L'esercizio di una follia della mente o di una congiura intimidatoria, hanno comunque, un comune denominatore: qualcosa non ha funzionato e non ha funzionato lo Stato e cioè in quella comunità di persone stanziata su di un territorio, governato dalle medesime leggi, che tutti sono tenuti a rispettare e far rispettare.

sabato 19 maggio 2012

Dall'Agenda rossa di Paolo Borsellino

Questo è il motivo della nascita delle grandi orghanizzazioni criminali che conosciamo come Camorra e Mafia. Perché? Perché ci sono i bisogni che il cittadino chiede, quelli economici, quelli sociali, i bisogni di sicurezza, che il cittadino chiede gli siano assicurati dallo Stato in tutte le sue articolazioni regionali, comunali e provinciali; quando il cittadino non si identifica più nello Stato, quando non ha più fiducia in quest'ultimo, cerca di trovare dei surrogati. L'errore è pensare che la mafia abbia colmato il mancato sviluppo economico di queste parti disagiate del paese, quindi sbagliamo se crediamo di risolvere il problema inviando più risorse economiche in quelle zone. Lo Stato ha sì il dovere di sostenere le zone con ampie sacche di disoccupazione, di emarginazione e di miseria, ma se non capterà la fiducia dei cittadini sull'imparziale ed equa distribuzione delle risorse dallo Stato centrale, la prima cosa che si pensa è che queste verranno spartite dalla mafia. Se queste sono le ragioni di fondo della nascita e dello sviluppo della mafia, non illudiamoci che le azioni giudiziarie da sole, possano fare piazza pulita dell'intero fenomeno. Potremo prendere questo o quel capo-mafia, potremo accertarne la colpevolezza, ma se non andremo a fondo nel problema, alla radice, la mafia si ripresenterà sempre più forte di prima: abbiamo tutti assistito al grande clamore intorno al maxiprocesso di Palermo, ma finito quello, eravamo punto e a capo. Paolo Borsellino

Ennesima strage in un paese poco normale

Siamo cittadini di un Paese che si ricorda che dobbiamo stare uniti solo quando si muore... questo il contenuto di uno striscione esposto sul luogo della strage. Strage di delinquenza comune? Strage di mafia? Strage di mafia e di servizi deviati? Domande ricorrenti nella memoria collettiva; nella memoria di chi ha vissuto i c.d. "anni di piombo"; di chi si è già fatto un'idea sul rapimento di Aldo Moro; di chi un'altra idea se l'è fatta sul tentato omicidio del Papa; di chi ha subito, violentemente, l'uccisione collusa di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Eppoi, che dire, dello stragismo senza stragisti? Piazza Fontana, Bologna, Italicus, DC9... Nell'Italia dei misteri un ennesimo mistero si profila verso l'orizzonte e la solita retorica del "gliela faremo pagare" si espande nell'etere e chissà, se mai raggiungerà, davvero, un giorno, non solo gli esecutori di questi vili attentati ma, soprattutto, i mandanti. Certo, è presto per giudicare chi è stato e perché è stato fatto: c'è l'Autorità Giudiziaria che vi provvederà... si spera. Ma come cittadino, mi resta difficile comprendere come può accadere che in un paese normale - chiunque abbia attentato alla vita di nostri giovani figli, di nostri ragazzi che andavano a studiare, a mettere basi culturali sul loro futuro - qualcuno possa deporre a pochi metri da una scuola tre bombole di gas e farle esplodere a pochi minuti dall'inizio delle lezioni. Mi domando come è possibile che nessuno abbia visto o che nessuno abbia controllato, prima ancora che domandarmi chi è stato e chi ha architettato il tutto. Domande che fanno male alla mia coscienza di cittadino, perché si profilano immagini più inquietanti, quali l'omertoso senzo della non appartenenza; il sentirsi disgregato dalla propria comunità; il sentirsi "non parte" dello Stato... Nel 1981, entrai in Polizia di Stato ed il nostro istruttore di tecniche di polizia esordì, affermando, che "grazie" al terrorismo le forze di polizia avevano fatto il salto di qualità e si profilava l'idea di una polizia più professionale. Ho come l'impressione che qualcosa non funziona più come dovrebbe, nel campo preventivo, nel controllo del territorio, frutto dell'abitudine a quella che sembra la nornalità, sino a sottovalutare la presenza di loschi figuri che girano con bombole di gas predisponendo un attentato all'interno di un abitato. Ho come l'impressione che l'omertà ed il silenzio e quindi, la paura, si stia impossessando delle nostre coscienze di cittadini, degradandoci ad individui, consci soltanto della necessità di campare sino alla conclusione del giorno, senza impicciarsi troppo degli affari altrui: cioè dei nostri. In questo momento, dopo questa triste giornata che rievoca brutti ricordi, la mia coscienza si interroga soltanto su questo.

martedì 15 maggio 2012

Veicoli immatricolati all'estero e circolanti in Italia

Dal sito www.soprov.it AGENZIA DELLE DOGANE Prot. 56256 /RU Roma, 07 maggio 2012 COMUNICAZIONE UTILIZZO DI AUTOVEICOLI IMMATRICOLATI IN SVIZZERA DA PARTE DI SOGGETTI RESIDENTI IN ITALIA Recenti articoli pubblicati da organi di stampa locali in materia di utilizzo nella UE di autoveicoli immatricolati in Svizzera da parte di soggetti residenti in Italia, rendono necessario un intervento volto a fornire chiarezza sull’argomento, al fine di consentire agli interessati il rispetto della norma. Al riguardo si evidenzia che il regime di ammissione temporanea dei mezzi di trasporto è disciplinato dagli artt. 137 e ss. del Regolamento (CEE) del 12 ottobre 1992 n. 2913 del Consiglio che istituisce un codice doganale comunitario e dagli articoli 558/561 del Regolamento (CEE) n. 2454/93 (come modificato dal Regolamento CE n. 993/01), che prevedono, in via generale, l´esonero totale dai dazi all’importazione per un mezzo di trasporto che sia immatricolato fuori del territorio doganale della Comunità a nome di una persona stabilita fuori dello stesso territorio e da essa guidato. Gli articoli 559, 560 e 561 del Regolamento (CEE) 2454/93 citato disciplinano, invece, i casi in cui le persone fisiche stabilite nel territorio doganale dell’UE possono beneficiare dell’esonero totale dai dazi all’importazione nel caso di utilizzo di autoveicoli immatricolati in paesi terzi. Pertanto, ai sensi di tale normativa, è consentito il passaggio ai valichi di persone con residenza nella UE alla guida di autovetture immatricolate in paesi terzi (es. Svizzera), in esonero totale dal pagamento dei dazi all’importazione (e di conseguenza dell’IVA, ai sensi dell’art. 67 del D.P.R. 26 ottobre 1972 n. 633), nei seguenti casi: 1. Uso a titolo occasionale e di emergenza Tale fattispecie consente l’utilizzo dell’autoveicolo immatricolato all’estero da parte dei soggetti residenti nell’UE per un periodo massimo di cinque giorni; non comporta alcuna contestazione a carico dei medesimi, purché sussistano e siano debitamente giustificate e comprovate le motivazioni dell’utilizzo dell’autoveicolo. 2. Mezzo di trasporto in locazione Il relativo contratto deve essere stato stipulato con azienda estera avente per oggetto sociale la locazione di autoveicoli per uso privato ed esibito all’autorità doganale all’atto dell’ingresso nella UE. L’utilizzo di detto mezzo è consentito per un termine massimo di otto giorni dalla data di stipulazione del contratto stesso. 3. Utilizzo sistematico per motivi di lavoro di autoveicoli e altri mezzi di trasporto immatricolati all’estero L’esonero è concesso per un biennio su formale istanza da presentare preventivamente, anche con e-mail, a cura dell’interessato (lavoratore di nazionalità italiana alla guida di automobili di proprietà di impresa svizzera), all’autorità doganale competente (Uffici delle dogane di frontiera: Como, Varese e Tirano), al fine dell’ottenimento di apposita autorizzazione alla guida del mezzo. Pertanto, l’utilizzo senza l’autorizzazione doganale, da parte di un residente in Italia di un auto immatricolata in paesi terzi, comporta la denuncia per contrabbando sin dall’atto di ingresso nel territorio UE, ai sensi dell’art. 216 del T.U.L.D. (D.P.R. 23 gennaio 1973, n. 43), l’applicazione di una sanzione da due a dieci volte i diritti doganali gravanti sul valore del mezzo di trasporto (dazio e IVA) e la confisca del mezzo stesso. Per memoria, si riportano di seguito i riferimenti degli uffici delle dogane interessati, peraltro tutti indicati anche sul sito www.agenziadogane.gov.it, cui rivolgersi per ogni informazione al riguardo: Ufficio delle Dogane di Como, Via Regina Teodolinda, 2 22100 Como Tel. 0039 031/264291 E-mail: dogane.como@agenziadogane.it Ufficio delle Dogane di Tirano, Piazza delle Stazioni, 22 23037 Tirano (So) Tel. 0039 0342/701198 E-mail: dogane.tirano@agenziadogane.it Ufficio delle Dogane di Varese, Via Dalmazia, 56 21100 Varese Tel. 0039 0332/331336 E-mail: dogane.varese@agenziadogane.it UFFICIO DEL DIRETTORE UFFICIO DI SEGRETERIA - COMUNICAZIONE E RELAZIONI ESTERNE 00143 Roma, Via Mario Carucci, 71 – Telefono +39065024.6060 – Fax +390650242224 – e-mail:dogane.comunicazione@agenziadogane.it

domenica 13 maggio 2012

I diversi...

Sono disgustato... Disgustato per alcuni passaggi, letti su uno dei tanti post, dove il mito del macho, si impone sulla "diversità" (che è un modo diverso di amare), sino a disprezzare la persona, definendola "frocio". Immediatamente, ho pensato al periodo dell'olocausto dove gli omosessuali, al pari degli ebrei, dei testimoni di Geova ed altri "diversi", figli di un dio minore, non protetti, venivano sterminati. Peraltro, in quello stesso periodo, la storia racconta di "case di prostituzione omosessuale" cui accedevano i fascisti, che nascosti da solide mura, consumavano la persona, prima di sterminarla. Gli anni passano, ma simili persone - palestrate di muscoli o di parole - le ritrovi, di notte, tremanti, a mostrarti i documenti in situazioni imbarazzanti e ti chiedono aiuto: "...non lo dica a mia moglie, sa, ho un figlio e capirà bene..." certo, si deve capire bene: in fondo il macho paga e quindi il viados è solo merce e l'indomani, un frocio. Disgustato, di fronte all'idea che possa arrecar più scandalo una bandiera, che non una immagine violenta o parole pesanti. Penso che sarebbe bello vivere in un mondo dove non esistono categorie di individui, ma solo persone. Rispettabili, in quanto tali. http://www.youtube.com/watch?v=AIFZhtfXe_4

I grillini criticano i rimborsi elettorali ma poi...

L'ennesima verità giornalistica che contribuisce a portare, soltanto, sbigottimento tra i cittadini. Non so se i grillini rubano di più o di meno delle formiche; o se le cicale cantano, mentre le api producono miele... è una vertità che, quanto più è svelata (sempre sottoforma di clamore), tanto più conferma un sistema Paese che non funziona più, dove l'attuale classe politica non è più credibile e le uniche cose serie che secondo me dovrebbero essere fatte sono queste: - lasciare lavorare il governo (perché è l'ultima cosa che ci resta da fare), senza se e senza ma, sino al termine del suo mandato naturale, in quanto, nessuno di questi politicanti - alla Ponzio Pilato - hanno lasciato che il Paese fosse crocefisso; - accettare tutti, nesuno escluso, l'evidente sconfitta e decidere di andare TUTTI A CASA e ripartire da zero, prevedendo per ogni circoscrizione le primarie per eleggere i candidati da presentare per il Parlamento; - fare una legge elettorale simile a quella per l'elezione del Sindaco, privilegiando le candidature locali su quelle degli sconosciuti, prevedendo, ad esempio, che ogni circoscrizione produca propri deputati di zona (ad esempio, due per ogni circoscrizione) ed ogni Regione elegga i propri senatori, nel numero di due per ogni circoscrizione regionale: fatti due conti, ci sarebbero meno onorevoli da mantenere ma, probabilmente, più onorevoli di quelli attuali.

sabato 12 maggio 2012

Dall'Agenda rossa di Paolo Borsellino

Quando un'azione è soltanto giudiziaria e repressiva, ma non incide sulle cause del fenomeno è chiaro che non è efficace. Paolo Borsellino.

giovedì 10 maggio 2012

Dall'Agenda rossa di Paolo Borsellino

Questo così è ciò che accaduto storicamente nel Meidione d'Italia, dove il cittadino si è sentito estraneo allo Stato; non ha sentito l'impulso istintivo a rispettare le leggi. Ciò è accaduto principalmente nelle tre grandi regioni del sud: Campania, Calabria e Sicilia, dove si è venuta a creare una vera e propria disaffezione verso lo Stato e le sue leggi. Tanto più il cittadino si sente parte integrante dello Stato, con tutte le sue ramificazioni di Regione, Comune e Provincia, tanto più sente il dovere di rispettare le leggi. Paolo Borsellino

mercoledì 9 maggio 2012

Dall'Agenda rossa di Paolo Borsellino

La maggior parte della gente rispetta le leggi dello Stato non perché le tema, non perché tema la sanzione penale o civile che sia, lo fa perché ritiene che sia giusto non uccidere o non sorpassare in curva. E se così non fosse, cioè se la gente rispettasse le leggi solo perché le teme, non basterebbero tanti carabinieri per il numero di persone che ci sono nel nostro Paese; la maggior parte di noi rispetta le leggi perché SENTE il dovere di osservarle. Paolo Borsellino

lunedì 7 maggio 2012

Dall'Agenda rossa di Paolo Borsellino

Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest'uomo non è stato condannato quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto! Paolo Borsellino

domenica 6 maggio 2012

Dall'Agenda rossa di Paolo Borsellino

Sono ottimista perché vedo che verso di essa (la mafia, ndr) i giovani, i siciliani e no, hanno oggi un'attenzione ben diversa da quella colpevole indifferenza che io mantenni sino ai quarant'anni. Quando questi giovani saranno adulti avranno più forza di reagire di quanto io e la mia generazione abbiamo avuto. Paolo Borsellino

sabato 5 maggio 2012

Dall'Agenda rossa di Paolo Borsellino

Purtroppo i giudici possono agire solo in parte nella lotta alla mafia. Se la mafia è un'istituzione antistato che attira consensi perché ritenuta più efficace dello Stato, è compito della scuola rovesciare questo processo perverso formando giovani alla cultura dello Stato e delle Istituzioni. Paolo Borsellino

venerdì 4 maggio 2012

L'Agenda rossa di Paolo Borsellino

Devo fare in fretta perché adesso tocca a me. Paolo Borsellino Lapidaria e coraggiosa conclusione: per taluno, folle. Secondo me, dettata dal coraggio della ragione. Il Magistrato Paolo Borsellino era consapevole del fatto che scoperchiando il vaso di Pandora, uno scorpione avvelenato l'avrebbe attinto; scoperchiato il vaso, era consapevole del fatto che restando nella sua prossimità, sicuramente quello scorpione l'avrebbe ucciso. Ma con quella consapevolezza, l'uomo Paolo Borsellino sapeva che la sua via di fuga dalla morte, avrebbe determinato la morte della sua nobile anima e quel movimento di pensiero che ne è scaturito, si sarebbe annichilito e la paura avrebbe aggredito le civiche coscienze. Tutto questo non è accaduto, perché ha trionfato il coraggio della ragione e la follia della logica terroristica ha fallito, come deve fallire: sempre. Dobbiamo fare sempre in fretta, perché può toccare anche a noi.

giovedì 3 maggio 2012

L'agenda rossa di Paolo Borsellino

Ti dico solo che loro possono uccidere il mio corpo fisico e di questo sono ben cosciente. Ma sono ancora più cosciente che non potranno uccidere le mie idee e tutto ciò in cui credo! Si erano illusi che uccidendo il mio amico Giovanni, avrebbero anche ucciso le sue idee e quel gran patrimonio di valori che stava dietro a lui. Ma si sono sbagliati, perché il mio amico Giovanni, tutto ciò che amava e onorava, lo amava così profondamente da legarselo nel suo animo, rendendolo dunque immortale. Paolo Borsellino

mercoledì 2 maggio 2012

Paolo Borsellino e l'Agenda Rossa

Questa frase interrompe il cammino ludico di chi passeggia lungo il marciapiedi di ponente della nostra via Spinetti e, inevitabilmente, richiama l'attenzione del passante sul numero dei morti e sul numero del coraggio di questi morti: "E' bello morire per ciò in cui si crede. Chi ha paura muore ogni giorno, chi ha coraggio muore una volta sola". Paolo Borsellino