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sabato 19 maggio 2012

Ennesima strage in un paese poco normale

Siamo cittadini di un Paese che si ricorda che dobbiamo stare uniti solo quando si muore... questo il contenuto di uno striscione esposto sul luogo della strage. Strage di delinquenza comune? Strage di mafia? Strage di mafia e di servizi deviati? Domande ricorrenti nella memoria collettiva; nella memoria di chi ha vissuto i c.d. "anni di piombo"; di chi si è già fatto un'idea sul rapimento di Aldo Moro; di chi un'altra idea se l'è fatta sul tentato omicidio del Papa; di chi ha subito, violentemente, l'uccisione collusa di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Eppoi, che dire, dello stragismo senza stragisti? Piazza Fontana, Bologna, Italicus, DC9... Nell'Italia dei misteri un ennesimo mistero si profila verso l'orizzonte e la solita retorica del "gliela faremo pagare" si espande nell'etere e chissà, se mai raggiungerà, davvero, un giorno, non solo gli esecutori di questi vili attentati ma, soprattutto, i mandanti. Certo, è presto per giudicare chi è stato e perché è stato fatto: c'è l'Autorità Giudiziaria che vi provvederà... si spera. Ma come cittadino, mi resta difficile comprendere come può accadere che in un paese normale - chiunque abbia attentato alla vita di nostri giovani figli, di nostri ragazzi che andavano a studiare, a mettere basi culturali sul loro futuro - qualcuno possa deporre a pochi metri da una scuola tre bombole di gas e farle esplodere a pochi minuti dall'inizio delle lezioni. Mi domando come è possibile che nessuno abbia visto o che nessuno abbia controllato, prima ancora che domandarmi chi è stato e chi ha architettato il tutto. Domande che fanno male alla mia coscienza di cittadino, perché si profilano immagini più inquietanti, quali l'omertoso senzo della non appartenenza; il sentirsi disgregato dalla propria comunità; il sentirsi "non parte" dello Stato... Nel 1981, entrai in Polizia di Stato ed il nostro istruttore di tecniche di polizia esordì, affermando, che "grazie" al terrorismo le forze di polizia avevano fatto il salto di qualità e si profilava l'idea di una polizia più professionale. Ho come l'impressione che qualcosa non funziona più come dovrebbe, nel campo preventivo, nel controllo del territorio, frutto dell'abitudine a quella che sembra la nornalità, sino a sottovalutare la presenza di loschi figuri che girano con bombole di gas predisponendo un attentato all'interno di un abitato. Ho come l'impressione che l'omertà ed il silenzio e quindi, la paura, si stia impossessando delle nostre coscienze di cittadini, degradandoci ad individui, consci soltanto della necessità di campare sino alla conclusione del giorno, senza impicciarsi troppo degli affari altrui: cioè dei nostri. In questo momento, dopo questa triste giornata che rievoca brutti ricordi, la mia coscienza si interroga soltanto su questo.

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