Cerca nel blog

mercoledì 23 dicembre 2009

Ricostruzione della dinamica degli incidenti stradali.

Un bel libro professionale, quello che ho avuto la fortuna di poter leggere.
Sicuramente, dalla lettura di questo testo scientifico - perché di questo si tratta - c'è ancora da domandarsi se per la polizia locale possa avere un senso ricostruire la dinamica degli incidenti stradali, passando per i c.d. rilievi tecnici (fotografici, planimetrici, ecc.), all'accertamento tecnico, propriamente detto.
Ce lo domandiamo, intanto, perché altra cosa è rilevare le tracce del sinistro, altra ancora è ricostruire e quindi accertare gli elementi essenziali del sinistro, ricostruendone addirittura le cause. Intorno a tutto ciò si potrebbe ovviamente aprire un dibattito, giacché quei rilievi conducono, necessariamente ed inevitabilmente, ad una modificazione delle stato delle cose e dei luoghi che, nel momento in cui determina anche la stessa elaborazione dei dati acquisiti ma non più acquisibili, potrebbe dar luogo ad un accertamento tecnico irripetibile.
Oltre la questione tutta giuridica, resta comunque la questione squisitamente pratica che sottende la necessità di acquisire, comunque, quelle conoscenze fondamentali necessarie alla ricostruzione di un sinistro stradale.
Infatti, è del tutto evidente che la polizia giudiziaria può - anzi, deve (artt. 55,348 e 354 c.p.p.) - rilevare lo stato delle cose e dei luoghi soggetti a modificazione, sì da "cristallizzare" tale stato in un verbale che costituisce documento del dibattimento. Ebbene, tali rilievi non possono essere catalogati nel genere dei meri atti ma semmai, debbono essere finalizzati al raggiungimento di un obiettivo che, nel processo penale è, evidentemente, la prova.
Orbene, rilevare la posizione di un veicolo, piuttosto che del corpo umano o di qualsivoglia altra traccia, mediante rilievo fotografico, non si esaurisce, evidentemente, nell'azione del fotografare ma, sicuramente, nell'esercizio della fotografia giudiziale ovvero quella pratica di rilievo tecnico che permette di rappresentare sul piano bidimensionale, una realtà tridimensionale, quanto più fedele possibile al momento in cui l'oggetto stesso è stato rilevato. Non ha quindi senso effettuare un elevatissimo numero di rilievi, con conseguente spesa per l'amministrazione della Giustizia, quanto ridurre al minimo tali rilievi, sino a costituire un fascicolo fotografico essenziale.
Ciò che vale per il rilievo fotografico, a rigore di principio, vale, evidentemente, per ogni altro tipo di rilievo tecnico.
Non da meno, comprendere come il consulente tecnico, piuttosto che il perito, giunga alle sue determinazioni, non serve tanto a sostituirsi a tali soggetti quanto, piuttosto, a fornire a questi ultimi gli elementi (anche stavolta) essenziali per determinare le responsabilità nella causazione del sinistro.
Da qui l'interessante e nutrito sommario di questo elegante volume, rilegato e composto da ben 337 pagine, fornito di un utilissimo indice dei concetti.
Sì, perché alla fin fine è di concetti che si parla.
Di quei concetti più ampi e generali che riguardano l'indagine infortunistica, ma anche di quei concetti più elementari e di dettaglio che interessano, sicuramente, fin dal primo momento, l'organo rilevatore: le caratteristiche e la interpretazione delle tracce al suolo, i rilievi fotografici e planimetrici, nonché l'individuazione del presunto punto d'urto, quale luogo geometrico di incontro delle forze vettoriali che determinano poi lo spostamento delle cose ed il conseguente raggiungimento della condizione di quiete: momento fondamentale per il successivo accertamento.
Evidentemente, la localizzazione dei corpi, avviene secondo quelle regole elementari che si presumono bagaglio professionale minimale di chi svolge servizi di polizia stradale e che, molto spesso, più che il frutto di uno studio - come nel caso di specie - sono il risultato di un esercizio pratico. Tali,talvolta, da costituire quella "regola ambientale" che il Magistrato Santoloci definisce la regola assurda del "così fan tutti". Quindi, a queste regole confermate dall'esperienza, si aggiungono quelle regole suffragate dalla tecnica e quindi valorizzate da un possibile quid professionale quale quello costituito dal c.d. rilievo fotogrammetrico.
Rispetto ad un'analisi grossolana che riguarda i corpi in movimento, un'analisi più particolare può spingersi sino all'osservazione o, per meglio dire, all'ispezione del veicolo e delle sue dotazioni, sì da ottenere ulteriori indizi che secondo la logica della gravità, precisione e concordanza con tutti gli altri presenti in atti, possono costituire ottimo elemento per individuare la prova.
A tali analisi, osservazioni, ispezioni e se vogliamo, anche congetture - tutte da verificare - si debbono aggiungere quelle ulteriori considerazioni sulle deformazioni dei corpi, sui coefficienti d'attrito e quindi sullo studio delle azioni frenanti e le velocità di crociera, sull'analisi del comportamento umano.
A tutto ciò, si aggiungano esempi di studio concreto, grazie ai quali, quelli più interessati - ma oserei dire tutti coloro i quali hanno interesse a conoscere l'utilità vera del loro servizio di polizia stradale - possono verificare "sul campo" le sopraggiunte conoscenze tecniche.
Lo ripetiamo, sicuramente non per sostituirsi a chi fa già bene il suo mestiere ma, semmai, offrendogli tutto ciò di cui ha davvero bisogno, farglielo fare ancora meglio.
Una notazione per finire: perché certi concetti ed un testo come questo non dovrebbe essere utilizzato da quegli studenti, che oltre che imparare delle nozioni - talvolta barbose - di matematica e fisica, potrebbero essere stimolati a farlo, comprendendone tutta l'utilità pratica? Potrebbe essere un'idea da lanciare - se già non l'ha fatto - al bravo docente ed autore di questo volume ovvero il Prof. Virginio Rivano.
(Editore: Firenze University Press, 2009 - http://www.fupress.com/index.asp)

lunedì 14 dicembre 2009

Quando le parole diventano...statuette del Duomo

In una serata tra le tante, mi chiamano perché in TV rendono noto dell'aggressione al Premier. Mi affaccio e dalla "scatola delle meraviglie" osservo la scena di un settantenne colpito al volto, insanguinato e dallo sguardo intimorito. Mi spiace di quello che osservo, perché il sangue, il volto sfigurato e trasfigurato mi fanno pensare all'ingiustizia della violenza. Poi passano alcuni minuti e la sequenza successiva mostra l'uomo ferito che si alza sul predellino dell'auto, a mo' di dittatore che porta sicurezza al bagno di folla, con lo sguardo fisso, che poi ricade accasciato in auto. Di lì a poco, alcuni rappresentanti del centro-destra, negando l'evidenza, dichiarano che nei giorni precedenti non è successo niente, che sono costantemente aggrediti dalla sinistra (come ve ne fosse davvero una all'opposizione) e quindi si devono difendere. Penso che pochi giorni prima il "settantenne" parlava di Presidenti della Repubblica comunisti e tra questi, un ex DC clericale dello spessore di Oscar Luigi Scalfaro ed un socialista Presidente della Banca d'Italia come Carlo Azelio Ciampi; non da meno, di Magistrati - ancora comunisti - che lo vogliono ingabbiare. Ripenso alle parole del Ministro dell'Interno che individua in facebook la possibile fonte del "male oscuro" e della necessità di fargli chiudere i battenti e chissà come mai, mi vengono in mente i nazisti che razziavano le case ed incendiavano i libri, in quanto fonti della conoscenza e del confronto culturale-dialettico: per dirla tutta, non solo i nazisti, ma ogni regime estremo che si dimostri tale. Sempre il Ministro dell'Interno che segnalava che in fondo non era successo niente e che il servizio di scorta aveva funzionato; ma mentre lo ascoltavo pensavo al Presidente Kossiga (lo chiamavano così, negli anni di piombo) che da Ministro degli Interni si era dimesso dopo il rapimento Moro, perché lo Stato non era stato capace di proteggere l'Onorevole Moro. Beh, in fondo, il nostro Presidente del Consiglio l'avrebbero potuto anche far fuori sul posto se invece di un pazzo (qualcuno diffonde l'idea che magari è un pazzo introdotto dalla c.d. ragion di Stato: ma sicuramente, sono comunisti anche quelli...sembra che l'Italia sia piena di comunisti) avessero trovato un professionista, neppure troppo bravo (in fondo, prima di lanciare la statuetta il braccio ha brandeggiato per un po', almeno tutto il tempo necessario per prendere una buona mira). Ma quelli erano altri tempi: prima Repubblica, gente meno seria (oddio, tutto sommato ho qualche dubbio).
Io non ho goduto di questo fatto, perché a me non piace il sangue, ma piacciono le idee e forse perché uno come Ghandi non ha rimosso il regime con il sangue, ma con le idee.
Beh, una statuetta, in fondo, ti colpisce e ti toglie qualche dente, ti fa sporcare la camicia, ti dà dolore ma poi, magari diventi anche un gladiatore, per il bagno di folla dal quale era pur prevedibile che uno scellerato incazzato o impazzito provasse ad ottenere un momento di gloria.
Per altro verso, quando senti certe parole che inneggiano all'aggressore e che esaltano la violenza contro l'oppressore (dipende dai punti di vista, ovviamente), beh, penso che anche queste sono come statuette, ma fanno ben più male, perché raggiungono la coscienza dei singoli, la incitano, la modificano, la incattiviscono e quel sentimento come un tarlo, consuma la società nella quale si diffondono.
Orbene, io credo che il problema non è davvero facebook e neppure quei fanatici - sorta di blachblook del G8 di Genova - che inneggiano all'antiberlusconismo, ma anche al berlusconismo, quanto piuttosto all'assenza della politica.
La politica, come metodo di mediazione, come sistema di rappresentanza popolare, secondo gruppi ideologici che si ispirano ad un concetto di società, venendo quindi rappresentati dagli eletti, particolarmente dotati di qualità dialettico-culturali (non necessariamente di titolo di studio).
No. Oggi sono riusciti ad offrirci una scelta sulla persona: o sei con Berlusconi (il santo, l'unto del signore, già oggi martire)o contro Berlusconi (il male, il nemico, per alcuni l'attore) e quindi, o tu conformi a lui o lo combatti.
Perché? Beh, perché penso che manca ogni riferimento ai partiti, ai movimenti, sia da parte di chi governa, sia da parte di chi sta all'opposizione.
Siamo giunti al paradosso che il Governo mantiene la propria credibilità sul berlusconismo e quindi sullo spot "i comunisti mangiano i bambini" che ancora oggi fa discutere, sebbene non ci siano più ne comunisti ne una parvenza di sinistra che si esprime; e l'ex PCI, poi PDS, infine PD, quindi svincolato da qualsiasi appartenenza al comunismo (già svilcolato con Berlinguer, ma mantenuto vivo ad arte nell'immaginario collettivo) o idelogia o movimento, che mostra sempre di più la più tipica forma di ectoplasma della politica.
Io credo che le parole, da una parte, come dall'altra, possono far davvero tanto male al Paese; molto di più che la statuetta del Duomo e che quindi, la politica dovrebbe avere la capacità di riprendere un dialogo corretto anziché preoccuparsi di eliminare l'unica forma di informazione libera oggi presente in Italia, non condizionata da Editori appartenenti alle varie cordate.
Credo che chiudere facebook, sempre fosse possibile, sarebbe l'errore più grave che potrebbe fare il Governo.
La mediazione delle parole e la pacatezza dell'ascolto, probabilmente porterebbe più vantaggio, non tanto a Berlusconi o chi dopo di lui governerà (meglio? peggio?...chi perde la via vecchia per la nuova...), quanto al Paese che ne ha davvero bisogno.

sabato 12 dicembre 2009

Buon Natale e Felice Anno Nuovo...

...nel privato della mia stanza, ma nella disponibilità di chi vuole ricevere questi miei auguri, tutti personali.
Quest'anno ho avuto una lezione di vita. Una forte "musata", come si dice dalle nostre parti. Di quelle che ti fanno male, che continuano a farti male ma, man mano che passa il dolore, ti fortificano e fanno dare alla vita una dimensione diversa e più distaccata.
Ho imparato a credere nel valore dell'amicizia, credendo che in ragione dell'amicizia si potessero superare le barriere della convenienza. Ma non è così...almeno non lo è in generale.
Ho imparato a conoscere che talvolta, la nostra libertà intellettuale, il nostro essere noi stessi, può infastidire l'altro e se questi non è un amico, allora quella libertà deve venire meno, se si vuole dimostrare di essere amici.
Ma il mio modello di amicizia non va dimostrato.
Così ho imparato il dolore del sentirti tradito, deriso, offeso...
Ho subito un insulto che mi ha fatto sorridere, se non consolidare un giudizio pregresso verso chi mi ha insultato, ma ciò che più mi ha fatto male è comprendere che quell'insulto non solo è stato diretto alla mia persona, ma tutto ciò è stato fatto, con la condivisione ed il silenzio di chi sentivo amico e che si è fatto vivo per chiedermi ancora una volta, di rinunciare alla mia libertà intellettuale, rimuovendo dalla "storia" virtuale uno scritto che offendeva l'onore ed il prestigio...bleu! onore e prestigio.
Beh, allora ti accordi che non è come pensi e che le barriere della convenienza sono barriere che solo gli amici veri riescono a superare o, per meglio dire, a tralasciare.
Che cosa succede quando tutto ciò accade?
Come per un lutto il film della tua storia scorre veloce e rivedi e risenti i commenti di chi ti aveva messo in avviso, di chi ti aveva già annunciato il tuo futuro, adesso presente; dal film della tua storia arrivi a comprendere quanto sei stato soltanto uno strumento e, guardandoti attorno ti accordi quanti altri strumenti, adesso, ti sostituiscono, mentre la corsa al potere viene vinta...
Ripenso al sangue dei vinti: un bel film, davvero un bel film.
Ma soprattutto penso al mio presente fatto di poco ed anzi di niente.
Penso che in tanti anni di servizio ho fatto il mio percorso cercando di non pestare i piedi a nessuno, di fare il mio dovere, di onorare il mio stipendio, di rispettare le mie tappe, di farmi da parte...in fondo, di essere un italiano piccolo, piccolo.
Ma in fondo, una punta d'orgoglio mi prende e, ora che si avvicina Natale, mi sento un uomo, profondamente uomo: con i suo difetti, ma uomo.
Penso di aver letto una lettera a Babbo Natale tutta speciale, dove non c'è la consumistica esigenza di ottenere delle cose, se non l'umile constatazione di osservare una persona che dichiara di non avere grandi cose, ma di avere il necessario per vivere; dove c'è una richiesta forte di adottare un bambino a distanza, quasi a ritenere che nella semplicità di una famiglia che arriva a fine mese senza grandi pretese, c'è sicuramente lo spazio per aiutare qualcuno che vive di quello che noi buttiamo come cibo, vestiti, cose...
C'è la consapevolezza che ci sono persone prese dal loro bisogno di emergere, di essere tra i primi, di essere ovunque, anche a costo di bruciare un'amicizia: mi domando che cosa resta di tutte queste cose, di tutto questo tempo impegnato per elucubrare cone in un grande Risiko della vita, il modo di arrivare primi.
Beh, io penso a questo Natale, ad un grotta e ad una magiatoia dove trionfa la vita.
La vita fatta di cose semplici.
Del calore vivo di un bue ed un asinello, del calore dell'amore di un babbo ed una mamma: di quel niente che è così tanto e che non ha prezzo per essere acquistato.
Beh, io questo Natale non ho niente da chiedere e non ho auguri da offrire, se non dire grazie a Dio. A quel Dio che sento presente e che la mia tradizione individua nel Padre Celeste, ma che è Padre di tutti.
Grazie a Dio, per avermi lasciato piccolo tra i piccoli, perché i grandi, alla fin fine, mi turbano e mi deludono con tutta la loro sapienza.
Forse troppa, talmente tanta da non permettere di vedere al di là del loro naso, in quanto non c'è più tempo per guardare avanti, se non oltre.
E, nel mio cuore, sicuramente ringrazio chi mi ha fatto soffrire, perché soffrendo ho imparato e sto imparando molte più cose adesso che non quelle che ho imparato in lunghi momenti di serenità e goliardia.

domenica 6 dicembre 2009

Berlusconi e la mafia...

Mi spiace doverlo ammettere, ma come cittadino sono indignato.
Come persona e per come è raccontato, il Sig. Silvio Berlusconi, è sicuramente una persona che secondo la mia educazione, non è degna della mia stima.
Ma questi, che mi piaccia o no è anche il Presidente del Consiglio del mio Paese e non solo è stato eletto dal popolo sovrano, secondo elezioni democratiche, ma è tuttora sostenuto dalla maggioranza di questo popolo.
Dunque, quando si attacca il Presidente del Consiglio italiano, si attacca l'Italia e si attaccano gli italiani agli occhi del mondo.
In un Paese normale, un cittadino qualsiasi non potrebbe essere messo sulla graticola dal più squallido mafioso, che ha commesso inequivocabilmente crimini tra i più efferati: figuriamoci il Presidente del Consiglio dei Ministri.
Questo non significa che il Sig. Silvio Berlusconi resti indenne dal giudicato penale.
Ma credo che in un Paese normale, al termine del processo e qualora il Sig. Silvio Berlusconi sia giudicato colpevole con sentenza passata in giudicato, un attimo dopo la polizia lo prende e lo sbatte in galera. Ma prima di quel momento, in un Paese normale non si sbatte in prima pagina il Presidente del Consiglio, qualificandolo mafioso, sulla base di alcune dichiarazioni di un altro mafioso che ha tutto l'interesse a dire ciò che dice.
Qui ci rimette l'Italia e gli italiani, la nostra immagine di Paese civile ed affidabile.
E mi domando ancora: se questo accade nei confronti del Presidente del Consiglio, che garanzie posso avere io, cittadino sconosciuto?

www.semaforoverde.it ed EGAF: accordo interessante.

Per chi non ha ancora conosciuto il sito www.semaforoverde.it invito quanti interessati a conoscerlo. Ci sono dei bravi Colleghi, che senza alcuna pretesa economica, condividono il loro sapere e veicolano il loro sapere in tema di circolazione stradale a quanti sono interessati.
Un motivo in più? Quelli che si iscriveranno al sito, avranno il diritto di acquistare i prodotti di EGAF con un interessante sconto: un motivo in più per visitarlo.

martedì 1 dicembre 2009

Novità per la P.M.?

Rispetto ad un precedente post, molto critico, nei confronti del Governo ho avuto modo di segnalare l'ennesima apparente presa di posizione a vantaggio della P.M.
Da Lucca e da Bergamo, si racconta di un netto cambio di prospettiva nel senso segnato da Saia: in sostanza, si dice che grazie proprio al Ministro Maroni, ci sono notevoli speranze che il disegno di legge vada in porto.
Forze col 2010 ci sono buone probabilità che alla P.M. sia finalmente riconosciuta una professionalità parificabile a quella delle altre forze di polizia.
Credo che a nessuno interessi sostituire o entrare in competizione con le forze di polizia, ma vedere riconosciuta la nostra professionalità, credo che interessi a tutti, nessuno escluso: neppure ad i più ostici a fare il salto di qualità formale.
Beh, sento odore di elezioni amministrative e promesse elettorali: forse anche per la P.M.?
Magari, una volta tanto si potrebbe valutare credibile tutto ciò che accade prima delle elezioni e non solo dopo.
Stiamo accorti!