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martedì 10 aprile 2012

Un pericoloso anarchico...

Sono cresciuto in un'epoca in cui, solo parlare di anarchia, faceva di te un individuo di cui diffidare: un potenziale "bombarolo", insomma. Mio padre non era un anarchico ma, quando mi parlava di anarchia e degli anarchici, lo faceva con un profondo rispetto, descrivendomeli come quegli idealisti secondo i quali la loro libertà finiva, laddove iniziava quella degli altri ed io mi domandavo, perché fossero così "pericolosi".
Ero ragazzino e sentivo parlare di Sacco e Vanzetti, giudicati non perché anarchici ma, in quanto ritenuti anarchici, pericolosi e degni di essere condannati a morte. Anche allora mi domandavo perché fossero così "pericolosi".
Pericolosi, forse, non tanto perché contrari allo Stato, ma liberi da ogni forma di Stato e di "crazia", compresa quella del "demos": dunque, senza crazia, senza potere, nessun esercizio di potere e quindi, nessun detentore di potere.
Dunque, mi viene da pensare che il vero pericolo che può portare in se l'anarchia (che per me resta un'utopia e la più bella utopia, tra gli impossibili modi di concepire il mondo) è che per un anarchico non c'è un potente, un governante, quale che sia la sua bandiera, la sua ideologia, il suo raccogliere le masse, come i polli nel pollaio.
Per un anarchico, non potrebbe mai accadere che un popolo venga tassato per portare buona parte di quelle tasse al governante, perché non può aver senso, per un anarchico, che un uomo libero, debbe avere un altro uomo che possa guidarlo verso un percorso che non è neppure il suo, quanto, piuttosto, quello di una massa di individui che formano un popolo e, guarda caso, seguono le indicazioni del governante di turno.
L'anarchia è pericolosa, non in se, ma perché capace di esprimere un'idea di libertà che fa venir meno tutta la necessità dei partiti e della relativa partitocrazia, che nioente a che ha vedere con gli interessi della comunità che dovrebbero rappresentare.
Un bambino è profondamente anarchico, eppure la sua libertà lo rende capoace di vivere, convivere e sopravvivere, senza bisogno di regole prefissate. Un vecchio, perde l'esigenza di sentirsi legato a delle regole, perché la saggezza degli anni, gli dimostra che spesso, queste stesse regole, sono scritte per altro, rispetto a quello che sembrano dover tutelare.
Certo, l'anarchia è un'utopia ed io non sono un anarchico: non perché non lo sono intimamente, ma perché non lo posso, essere socialmente parlando.
E' impensabile che un popolo, stanziato su di un territorio, non si doti di regole e di un governante: tanto più grande è quel popolo, tanto più necessario è il governo delle leggi.
Ma l'anarchia, in quanto utopia e quindi idea irraggiungibile ma perseguibile, aiuta a pensare che l'uomo è destinato non tanto ad essere governato, quanto, piuttosto, ad essere reso libero e ad essere libero.
Dunque, questa non è la nostra dimensione ideale, ma solo un'opportunità ch ci offre la storia, per diventare uomini liberi.
E fintanto che ci sarà un governante, noi non saremo mai liberi, ma tenderemo alla libertà.
L'anarchia, aiuta a farci riflettere non tanto sull'idea di sovvertire il regime - ogni regime (ch'è poi quello che fa paura al governante, ad ogni governante) - quanto, piuttosto, della non necessità del regime e quindi, della futilità del governante che va cacciato, una volta che non fa il suo dovere; che va cacciato quando da troppi anni sta al governo; che va cacciato secondo una logica di ricambio generazionale che consenta al potere di non essere stantio.
L'anarchia, probabilmente, ci induce a ritenere che quanto più ricambio di potere è possibile, tanto più è facile rendere vivace il sistema di governo, senza la necessità che il governante di appiccichi allo scranno, come i8l vecchio Re al trono.
Per questo l'anarchia è pericolosa e chi prova a parlare di anarchia è visto di traverso, soprattutto da coloro i quali amano così tanto il potere: per fare i santi in paradiso o avere santi in paradiso.
Per questo, quanti più anni albergano all'interno della mia casa, tanto di più mi sento così anarchico, da sopportare sempre di meno coloro ai quali piace il potere fine a se stesso, anziché considerare il potere una funzione, per migliorare la condizione del bene pubblico.
Probabilmente, se in questo Paese ci fosse un po' più di utopia anarchica ed un po' meno di partitocrazia concreta, ci sarebbe molta più solidarietà ed i cittadini non si riunirebbero in "pollai mediatici" quali quelli della odierna Lega, dove ladroni patentati da più di vent'anni al governo, si permettono ancora di insultare il resto d'Italia, del mio Paese e della mia Gente, all'epiteto: Roma Ladrona.
Costoro, potrebbero soltanto vergognarsi e temere, non le leggi dello Stato - che non possono colpire, esemplarmente, chi solo le immagina e che così facendo morirebbero in se stesse - ma le leggi del Popolo che, anziché guidato dal bisogno di avere un capo in cui immedesimarsi, sarebbe un popolo incazzato, proprio a causa di quel "capo" che lo ha ridotto in miseria e continua a trattarlo come popolo idiota.
Sono le leggi dello Stato, invece, ad aver temuto persone come Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti e molti altri che, come loro, hanno rispettato la funzione pubblica, senza mai cadere nella tentazione di lasciarsi corrompere dal potere che può essere soltanto privato.

"Non dimenticarti giammai, Dante, ogni qualvolta nella vita sarai felice, di non essere egoista: dividi sempre le tue gioie con quelli più infelici, più poveri e più deboli di te e non essere mai sordo verso coloro che domandano soccorso. Aiuta i perseguitati e le vittime perché essi saranno i tuoi migliori amici, essi sono i compagni che lottano e cadono, come tuo padre e Bartolomeo lottarono e oggi cadono per aver reclamati felicità e libertà per tutte le povere cenciose folle del lavoro.

Dante mio, essi potranno ben crocifiggere i nostri corpi come già fanno da sette anni: ma essi non potranno mai distruggere le nostre Idee che rimarranno ancora più belle per le future generazioni a venire.
"

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