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giovedì 29 settembre 2011

Il nostro ecosistema socio-politico...

...questa mattina, al mio risveglio, ho ripensato al periodo in cui svolgevo controlli di polizia ambientale e ad una delle mie prime scoperte che poi, ho voluto approfondire: sulla vita del fiume.
Forte dei Marmi non ha industrie, non ha significativi fattori inquinanti (almeno palesi) e talvolta il nostro unico fossato (il Fiumetto) di attraversamento, presentava un aspetto estetico per niente gradevole: acqua torbita e, talvolta, maleodorante, con delle strane chiazze oleiformi in superficie.
Così, grazie ad i tecnici ARPA e a letture specifiche sull'argomento, imparai che la qualità dell'acqua di un corso d'acqua non è legata al suo aspetto estetico ed anzi, talvolta, un acqua troppo limpida è un'acqua dove non c'è vita, perché le forme di vita, inevitabilmente, producono scorie, ma quelle stesse scorie garantiscono la vita.
Così, non è strano che un fiume sorgivo sia limpidissimo, giacché in quel preciso istante l'acqua - uno degli elementi fondamentali della vita biologica terrestre - inizia il suo ciclo. Peraltro ed inevitabilmente e meravgigliosamente "sorella acqua" inizia a scorrere portando con se la sua storia e quindi, portando in se quei microorganismi che consentono all'ecosistema acquatico di trasformarsi, sino a popolarsi di macroorganismi. Non a caso, in questo lungo percorso dall'alpe alla foce (ed in Versilia basta alzar lo sguardo per ammirare questo cammino), il fiume ha bisogno del suo riposo, dei suoi gomiti e dei suoi ristagni, senza i quali la fugacità della corsa al mare, travolgerebbe la pazienza della vita.
Così, da questa riflessione banale, sono arrivato a pensare che deve pur esserci un ecosistema socio-politico la cui acqua sorgiva è stata la nostra Costituzione.
Dalla Costituzione ad oggi sono accadute molte cose e forse, le stesse cose che sono accadute prima, non sono comunque gravi come le attuali.
Perché se in quel mondo antico dei nostri padri, nonni e bisnonni, ci sono state le monarchie e quindi, le dittature, questo non ha riguardato soltanto l'Italia e la Germania, ma anche altre porzioni di questo mondo e ad un nazifascismo devastante ed in espansione, corrispondeva comunque, un comunismo in annichilimento, che nella sua intimità sociale, aveva comunque prodotto morte e terrore.
Direi che quell'epoca è stata un'epoca buia e buia per tutti, ma dove la libertà di pensiero e di espressione, corrispondeva, talvolta, con la libertà di accettar di morire, in nome di quelle scelte di dignità umana.
Oggi, si può parlare liberamente, associarsi, ecc.
Eppure, c'è la consapevolezza che esiste in carica un governo non accettato dal popolo, ma che resta afferrato ad uno scranno tremante ma saldo al potere costituito e non eletto.
E quel ch'è più grave è che a questo punto siamo arrivati non perché un uomo ha avuto i superpoteri di superman, ma perché il popolo è rimasto indifferente.
Ecco perché l'idea del fiume e di quell'ecosistema che non c'è.
Un fiume che corre verso il mare, sempre più forte, con l'unica idea di giungere al mare.
Ma un fiume dove ogni forma di vita ha perso il suo ruolo di incontro, di confronto e di scontro.
Dunque,credo che oggi non c'è un problema del governo, ma un problema dei governati e di coloro che comunque hanno fatto sponda al governo, rinunciando alla loro funzione di opposizione allo scorrere delle acqua, trasformandosi, da gomiti necessari, ad alvei troppo diritti per svolgere la nobile funzione di creare momenti di stagnazione dell'ecosistema.
Oggi non c'è più un ecosistema vero.
E forse, l'unico modo di conmsentire al fiume Italia di vivere - anziché sopravvivere - è unirsi in un ecosistema dove non ci sono "altri" che costruiscono, ma tutti, secondo le proprie capacità di ecosistema socio-politico.

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