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lunedì 28 settembre 2009

Da Socrate...

"LA PENA CHE I BUONI DEVONO SCONTARE PER L'INDIFFERENZA ALLA COSA PUBBLICA E' QUELLA DI ESSERE GOVERNATI DA UOMINI MALVAGI"

Non è poco.
Quando penso a Socrate, al suo tempo, così lontano e diverso dal nostro.
Quando penso a noi, al nostro tempo, così lontano e diverso dal suo.
Eppure, certe similitudini restano nella storia, come se la stessa storia fosse attraversata da un invisibile, ma devastante buco nero.
Non è raro - soprattutto tra i giovani (frutto del nostro essere fin troppo vecchi) - sentire la gente sfiduciata nel governo della cosa pubblica e così lontana da chi governa la cosa pubblica.
Una sorta di damigelle sociali che hanno il vestito troppo lindo, per potersi confondere con chi è pronto non solo a sporcarsi con il letame che inevitabilmente si trova lungo la strada della vita, ma perfino disposto a rotolarvisi dentro, sino a ricavare dai rifiuti, un valore economico di cui nutrirsi, produrre altri rifiuti che allontanano oltremodo le damigelle sociali, senza che si rendano conto che ormai il lo stato semisolido del liquame gli ha già raggiunto i piedi, ci stanno galleggiando, ma non c'è coraggio abbastanza arduo da abbassare lo sguardo per vedere quanta sporcizia le insozza... molto più semplice guardarsi allo specchio che si chiama TV e dal quale i nostri narcisistici bisogni aggradano lo spirito.
Siamo talmente abituati a osservare ladrare nelle pubbliche amministrazioni o, piuttosto, a credere che questo avvenga con sistematicità, che persino un nostro Ministro ha preso a suo baluardo la guerra ai fannulloni (di fatto fallimentare, ma allo specchio della nostra immagine, nessuno lo racconta), senza un reale distinguo tra persone che si danno da fare e persone che fanno fare agli altri; senza fare riflettere dell'importanza lata della Pubblica Amministrazione, come ammortizzatore sociale.
Siamo talmente abituati ad essere illusi che i problemi del nostro Paese si risolvono con gli editti, che ci hanno fatto credere che con punizioni esemplari si sarebbe sconfitta la clandestinità migratoria (anch'essa fallimentare e destinata ad essere rivisitata dal Giudice Costituzionale, finché non si toglierà anche questo Giudice, dalle garanzie di libertà della Repubblica) e che lo straniero è anche l'estraneo, quindi il male; ma ben poco si dice di quante tasse sono oggi pagate dagli stranieri regolari, che permettono alle casse sociali di pagare i pensionati.
Siamo talmente abituati a vedere escort (sicuramente un nome più cortese di parlare del mestiere più vecchio del mondo) che frequentano i salotti bene della politica, a sentire parlare di cocaina che si libera nel cielo della politica, a valutare la tangente una sorta di tassazione ad personam del politico di turno, che la generalizzazione è ben scontata e quindi, tutta la politica e quindi i politici sono dei corrotti.
Ebbene, io credo che il colpo di Stato sia davvero in atto e non ha da venire - come ha vaneggiato senza troppo scandalo dei cittadini, un nostro illustre Ministro - e non riguarda soltanto l'aggressione interna ai poteri storici dello Stato (legislativo: che ruolo ha oggi il Parlamento, quando tutto è già deciso sul tavolo piramidale del Consiglio dei Ministri? - esecutivo: che funzione hanno i Ministri, quando appare del tutto evidente, ormai da tempo, che le lobbies economiche sponsorizzano gli uni piuttosto che gli altri? - giudiziario: con il grave attacco alla Magistratura e la faraginosità delle Leggi, quale possibilità hanno i giudici di stemperare i conflitti?), ma la sua credibilità.
Quindi, se Socrate fosse qui, oggi, probabilmente, affermerebbe quanto affermò secoli e secoli or sono.
Oggi è più semplice dire che ogni popolo ha il governo che merita.
Ma forse i "buoni", o quelli che si sentono tali, dovrebbero iniziare a provare che non è la politica che è malata e sporca, ma alcuni uomini che gravitano al suo interno; forse le damigelle civili dovrebbero accettare di sporcarsi il vestitino, peraltro ormai già macchiato dal basso, prima di ostinarsi a sperare affermando "l'ondina no" quando ormai il letame è al collo; forse siamo ancora in tempo per formarci una nostra coscienza critica, con fatica ed impegno, senza accettare di buon grado che altri ci confezionino anche quella, così come talune tragedie del nostro tempo, dove ci sono morti, feriti e devastazioni e noi, come rimbambiti ci piazziamo sul divano delle nostre "case sicure" ad osservare la scena di questo mondo.

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