Cerca nel blog

sabato 26 settembre 2009

Credere in chi...

Quando ero un ragazzo, o si credeva (intendo, nel cattocristianesimo) o si frequentava il partito (magari quello comunista, in contrapposizione al clericalismo ma perché no, la democrazia cristiana, confondendo con ciò, il sacro e il profano).
Non era semplice credere o far finta di farlo nella Chiesa cattolica, giacché era necessario conformarsi alle sue leggi divine; non da meno, non era facile uscire fuori dalle maglie del partito, dagli schemi rigidi della "classe operaia" così carica di slogan: risultando entrambe le fedi asfittiche per chi avesse inteso proporre il proprio credo, il proprio modo di pensare e d'agire.
Ebbene, qualcuno si è accorto che tutto ciò era condizionante, eccessivamente condizionante e tutto sommato si poteva fare a meno di credere nei "grandi blocchi".
Così, con le grosse pietre del muro di Berlino, sono cadute pure le pietre dell'etica religiosa o del partito, sì che ciascuno a raccolto pezzi di scaglie di quella storia, per provare a ricostruire muri un po' più piccoli ma... murati a secco: ma i muri a secco li potevano realizzare soltanto i "grandi vecchi" e non certo chi si improvvisava muratore.
Miriade di sigle politiche e sindacali, costituivano il nuovo che avanza e con esse, miriade di leader, che non ritenevano più necessario riferirsi ad un'idea di base, ma semmai alla propria idea, talmente valida, da imporla alla oligarchia di "benpensanti" di fine secolo. Così è avvenuto anche per le religioni, relativamente alle quali che senso poteva avere essere sacerdoti, vescovi, cardinali o papi, quando ciascuno poteva rifarsi alla legge dello spirito e accattivare a sé le pecorelle smarrite di ogni epoca?
Ebbene, sentire oggi, nel 2009, ancora parlare di scientology come una setta che si insinua in certi contesti culturali, mi fa pensare...
Penso all'uomo vissuto millenni prima di Cristo che per tradizione orale, prima e quindi scritta, ha tracciato la storia di una religione che ha oltrepassato il tempo, sino ai giorni nostri, con dilemmi di quel tempo, ancora oggi presenti nella realtà del nostro tempo.
L'uomo è essenzialmente solo ed alla ricerca di un suo benessere interiore.
Un illuminismo moderno, forse, ci ha portato a credere - e tuttora avviene - nella utilità della tecnologia, dimenticando la realtà del creato e di un creatore che non sta nascosto, ma permea il tempo con la sua presenza. Le nuove religioni, meno bigotte e più credibili di un cattolicesimo troppo ortodosso, ma poco coerente, richiamano l'interesse dell'omo tecnologicus, così disposto a ritornare alle vecchie pratiche di quando io ero bambino ed entrando in Chiesa si aveva davvero l'impressione di essere in un luogo sacro e non in una prevendita di santini, immaginette ecc. per il paradiso.
Il paradiso può attendere, il titolo di un vecchio film.
Ma qui sulla terra, il paradiso, forse, potrebbe arrivare, se anziché costruire giornalmente agnelli d'oro da pregare, si avesse la forza ed il coraggio di ascoltare la voce della coscienza, senza credere troppo che quella verità è la verità infallibile, se non una verità rivedibile.
Forse sarebbe il caso di spengere le televisioni e di dire ai maghi di turno di andare a lavorare ed accendere la speranza che fa fatica a governare il mondo e la voglia di futuro.
Forse ci sarebbe da tornare a credere il Dio, o nel partito, sì, ma in buona fede!

Nessun commento:

Posta un commento