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sabato 12 dicembre 2009

Buon Natale e Felice Anno Nuovo...

...nel privato della mia stanza, ma nella disponibilità di chi vuole ricevere questi miei auguri, tutti personali.
Quest'anno ho avuto una lezione di vita. Una forte "musata", come si dice dalle nostre parti. Di quelle che ti fanno male, che continuano a farti male ma, man mano che passa il dolore, ti fortificano e fanno dare alla vita una dimensione diversa e più distaccata.
Ho imparato a credere nel valore dell'amicizia, credendo che in ragione dell'amicizia si potessero superare le barriere della convenienza. Ma non è così...almeno non lo è in generale.
Ho imparato a conoscere che talvolta, la nostra libertà intellettuale, il nostro essere noi stessi, può infastidire l'altro e se questi non è un amico, allora quella libertà deve venire meno, se si vuole dimostrare di essere amici.
Ma il mio modello di amicizia non va dimostrato.
Così ho imparato il dolore del sentirti tradito, deriso, offeso...
Ho subito un insulto che mi ha fatto sorridere, se non consolidare un giudizio pregresso verso chi mi ha insultato, ma ciò che più mi ha fatto male è comprendere che quell'insulto non solo è stato diretto alla mia persona, ma tutto ciò è stato fatto, con la condivisione ed il silenzio di chi sentivo amico e che si è fatto vivo per chiedermi ancora una volta, di rinunciare alla mia libertà intellettuale, rimuovendo dalla "storia" virtuale uno scritto che offendeva l'onore ed il prestigio...bleu! onore e prestigio.
Beh, allora ti accordi che non è come pensi e che le barriere della convenienza sono barriere che solo gli amici veri riescono a superare o, per meglio dire, a tralasciare.
Che cosa succede quando tutto ciò accade?
Come per un lutto il film della tua storia scorre veloce e rivedi e risenti i commenti di chi ti aveva messo in avviso, di chi ti aveva già annunciato il tuo futuro, adesso presente; dal film della tua storia arrivi a comprendere quanto sei stato soltanto uno strumento e, guardandoti attorno ti accordi quanti altri strumenti, adesso, ti sostituiscono, mentre la corsa al potere viene vinta...
Ripenso al sangue dei vinti: un bel film, davvero un bel film.
Ma soprattutto penso al mio presente fatto di poco ed anzi di niente.
Penso che in tanti anni di servizio ho fatto il mio percorso cercando di non pestare i piedi a nessuno, di fare il mio dovere, di onorare il mio stipendio, di rispettare le mie tappe, di farmi da parte...in fondo, di essere un italiano piccolo, piccolo.
Ma in fondo, una punta d'orgoglio mi prende e, ora che si avvicina Natale, mi sento un uomo, profondamente uomo: con i suo difetti, ma uomo.
Penso di aver letto una lettera a Babbo Natale tutta speciale, dove non c'è la consumistica esigenza di ottenere delle cose, se non l'umile constatazione di osservare una persona che dichiara di non avere grandi cose, ma di avere il necessario per vivere; dove c'è una richiesta forte di adottare un bambino a distanza, quasi a ritenere che nella semplicità di una famiglia che arriva a fine mese senza grandi pretese, c'è sicuramente lo spazio per aiutare qualcuno che vive di quello che noi buttiamo come cibo, vestiti, cose...
C'è la consapevolezza che ci sono persone prese dal loro bisogno di emergere, di essere tra i primi, di essere ovunque, anche a costo di bruciare un'amicizia: mi domando che cosa resta di tutte queste cose, di tutto questo tempo impegnato per elucubrare cone in un grande Risiko della vita, il modo di arrivare primi.
Beh, io penso a questo Natale, ad un grotta e ad una magiatoia dove trionfa la vita.
La vita fatta di cose semplici.
Del calore vivo di un bue ed un asinello, del calore dell'amore di un babbo ed una mamma: di quel niente che è così tanto e che non ha prezzo per essere acquistato.
Beh, io questo Natale non ho niente da chiedere e non ho auguri da offrire, se non dire grazie a Dio. A quel Dio che sento presente e che la mia tradizione individua nel Padre Celeste, ma che è Padre di tutti.
Grazie a Dio, per avermi lasciato piccolo tra i piccoli, perché i grandi, alla fin fine, mi turbano e mi deludono con tutta la loro sapienza.
Forse troppa, talmente tanta da non permettere di vedere al di là del loro naso, in quanto non c'è più tempo per guardare avanti, se non oltre.
E, nel mio cuore, sicuramente ringrazio chi mi ha fatto soffrire, perché soffrendo ho imparato e sto imparando molte più cose adesso che non quelle che ho imparato in lunghi momenti di serenità e goliardia.

1 commento:

  1. concordo con quanto da te descritto, spesso i valori uomani vengono dimenticati per lasciare posto all'arrivismo, all'essere per cosi dire prima donna, sentirsi immensi ma poi essere soli, perchè in fin dei conti se ci pensi bene mio buon amico, la loro ingordigia e il loro essere grandi in fin dei conti isola, e piano piano, l'ammirazione di chi era vicino che ascoltava, e trepidava alla loro sapienza, si allontana inorridito dalla loro incapacita di dare espressione ad un sentimento qualsiasi quale anche la più semplice amicizia, una parola che rappresenta molto per le persone cosidette piccole, ma che al contrario dei grandi non saranno mai soli, perchè ci sarà sempre qualcuno pronto a dare una mano di aiuto che sollieverà il nostro dolore, che ci darà la propria spalla e che sopratutto ascolterà senza mai chiedere nulla.
    tanti AUGURI di vero cuore di un sereno e BUON NATALE, ti voglio bene

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