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lunedì 24 maggio 2010

Come e perché penso che Paragone "dipinga" Santoro

Mentre non ero qui, ho seguito "L'ultima parola", il programma di Paragone in onda su Rai 2 dove è stato denigrato, spudoratamente, il Giornalista Michele Santoro, fornendo, tra l'altro, notizie false e tendenziose sulla trasmissione "Anno Zero" che, a detta di Paragone, avrebbe sparato a zero sulla Chiesa. Beh, questione di punti di vista ma - lo dico da cattolico - se c'è stata una trasmissione che ha scoperchiato il vaso di Pandora del malaffare di un certo modo di fare "ecclesia", in quella stessa trasmissione c'è chi ha rappresentato benissimo la Chiesa (come il giornalista Sorgi) in maniera degnissima, evidenziando che come esistono loschi individui che indegnamente indossano abiti talari, molti altri, in umiltà e silenzio, diventano un punto di riferimento per molti derelitti della società civile. E quando parlo di malaffare, non mi riferisco certo ai preti pedofili giacché ritengo che, essenzialmente, quelli siano solo persone pedofile e quindi, profondamente deviate e bisognose di cure. Il problema vero è l'omertà, il silenzio, la falsa rappresentazione di una realtà che deve essere denunciata, anziché nascosta, per il timore di perder la faccia: vale per la Chiesa-Stato, ma vale per molte altri centri di potere.
Questo è il vero male e Santoro, a modo suo, rappresenta esso stesso la denuncia sociale.
Per questo Santoro è un giornalista scomodo: anzi, è il Giornalista scomodo.
Ma il massimo del livello di spregiudicatezza credo sia stato raggiunto da Paragone nel momento stesso in cui ha sfruttato riprese di Anno Zero su operai in cassa integrazione, per scaricare su Santoro e l'offerta pubblica che la Rai gli ha fatto, una sorta di colpa morale di quanto accade; gli sono stati fatti i conti in tasca per denunciare quello che sarebbe possibile fare con i soldi che la Rai offre a Santoro.
Credo che il giornalismo abbia raggiunto, con certi personaggi, livelli davvero bassi.
A parte il fatto che il Giornalista Michele Santoro - che non sempre mi piace, ma ritengo necessario, come contribuente Rai e come cittadino - viene pagato dalla Rai in modo trasparente e quindi, senza alcuna manfrina, non vedo perché ci sia da scandalizzarsi per una cifra grazie alla quale potrebbero essere risolti i problemi di tanta gente. Beh, sarebbe come dire che un quadro d'autore non si dovrebbe pagare quello che si paga perché è un affronto alla povera gente.
C'è, insomma, nella teoria di Paragone e della "Madame Curie" della politica - così come Bea ha apostrafato la Santanché - una sorta di mercificazione della persona, per cui ogni uomo ha un prezzo: tipico di chi confonde il soggetto con l'oggetto; di chi mantiene in sé il concetto di Stato-potere, sebbene inserito in un contesto di Stato-persona. Così il vile denaro è solo un mezzo di scambio, quasi che il giornalista Santoro sia stato acquistato, così come il Paragone di turno si fa acquistare da chi rappresenta lo Stato-potere... in fondo non c'è colpa in chi giudica col proprio metro l'azione altrui.
Ma per quanto mi riguarda, anche il vile denaro può acquisire una sua dignità, se mi si passa il termine.
Insomma, anche il denaro può essere utilizzato quale metro di misura di un valore e non anche una mercificazione.
Così, non avviene forse che a fronte del danno ingiusto subito da una persona, il giudice stabilisca un valore risarcitorio? Dunque, la somma di denaro rappresenta il valore della persona, così come oggi, quanto è offerto a Santoro - e non estorto - rappresenta il suo valore di persona e non (solo) il suo valore commerciale... ma chissà se nel panorama di chi è ossessionato dall'idea che uno straniero possa passare il Piave del 2010, c'è posto per il valore della persona; come può accettare un simile concetto, chi è tutto dedicato ad esaltare la propria identità ad unico modello valoriale? come può, chi riconosce nell'economia un fine e non un mezzo, concepire l'idea che possa esistere una crescita culturale ben più importante di una crescita economica, per un Paese?
Ma se, volendo seguire la logica mercenaria di Paragone & Co., dovessi pensare a quello che sarebbe possibile fare con i soldi offerti a Santoro per l'umanità, beh, anche in quel caso direi che quei soldi sono stati spesi bene così come oggi sono stati spesi.
Perché a fronte di un certo numero di persone che potrebbero veder migliorata la propria condizione economica, che ne resterebbe della generale condizione culturale del Paese.
Perché se c'è stato un giornalista che contro tutto e contro tutti ha denunciato quanto di più sporco ed abietto è presente nelle logiche trasversali di potere, questo è proprio Michele Santoro. E finiamola di pensare a quello che oggi è Michele Santoro... c'è una storia di persona che lo riguarda!
Michele Santoro ha giocato sulla sua testa di giornalista la propria dignità, il proprio futuro, la propria possibilità di essere emarginato, come è stato emarginato; questo a fronte di una massa di pseudo-intellettuali iscritti all'Ordine di quei giornalisti che dinanzi alla fuoriuscita di scena della Busi, niente fanno per farla reintegrare nell'organico di Rai 1: anzi, una rompiballe in meno: solo la Dandini, ne sta parlando e sarà un caso?
Allora, per me Michele Santoro è quel giornalista che mi ha offerto la possibilità di conoscere dei contenuti che un certo stile omertoso e mafioso tentava e tenta di nascondere; è quel giornalista che non considera i cittadini, gli utenti della Rai, una massa di idioti, incapaci di ragionare, ma che offre loro delle conclusioni - talvolta faziose, talvolta forzose - che possono scegliere di condividere o di contestare, ma, così facendo, conquistare il valore alto di un popolo e cioè, il giudizio critico collettivo.
Questo è quello che una certo potere pubblico teme: il giudizio critico della gente.
La capacità della massa di farsi delle proprie idee, delle proprie opinioni, su ciò che è male e ciò che è bene; su ciò che vale la pena di affrontare e ciò che vale la pena di tralasciare. La capacità del popolo di stabilire un modello culturale, senza che sia il potere ad imporlo con alchimie mediatiche studiate al tavolino.
Insomma, nel bene e nel male, il Giornalista Michele Santoro è parte integrante della cultura nazionale; una sorta di bene culturale che può essere bel valorizzato con una somma di denaro, così come lo si fa con un quadro d'autore, senza troppo scandalo per la sopita coscienza.
Paragone, per quanto mi riguarda, resta un termine di paragone: tra chi fa giornalismo e chi vende giornalismo.

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